Una lapide di marmo con l'immagine di Gianfranco Funari nelle vesti di Superman per ricordare un ''immortale supereroe italiano, simbolo di ciò che l'Italia dovrebbe essere''.
È il tributo che Pep Marchegiani, artista abruzzese tra i maggiori rappresentanti della pop art internazionale, ha realizzato in onore del conduttore televisivo mentre non si placano le polemiche sullo stato di abbandono della sua tomba. Marchegiani vuole donare l'opera: ''la bruttura che c'è ora deve essere sostituita''.
Gianfranco Funari, la sua tomba abbandonata a 5 anni dalla morte
Gianfranco Funari è morto il 12 luglio del 2008. A oltre cinque anni di distanza, la sua tomba al Cimitero monumentale di Milano versa in condizioni di abbandono. Se non fosse per quelle due foto attaccate con lo scotch e un santino lasciato, probabilmente, da un suo amico, il loculo sarebbe irriconoscibile. E qualcuno ha lasciato anche un messaggio per la moglie del celebre conduttore
La tomba di Gianfranco Funari, morto nel 2008 e sepolto nel Cimitero Monumentale di Milano, appare trascurata (GUARDA). Si vedono tre fotografie malamente incollate alla lapide di marmo del colombaio, fiori finti e due rose appassite in un vaso tenuto attaccato al marmo con lo scotch. Non c’è epigrafe e le date di nascita e di morte sono scritte a mano. Come l’epitaffio voluto dal conduttore: “Ho smesso di fumare”.
Per questo, qualche visitatore ha lasciato un messaggio di accusa per la sua vedova, Morena Zapparoli: «Moglie vergognati». Lo ha scoperto il settimanale Oggi che ha pubblica le immagini riprese tra sabato 9 e domenica 10 novembre e un’intervista proprio a Morena Zapparoli Funari.
Che si difende così: «Non è stato ancora raggiunto un accordo sull’eredità e sulla divisione delle spese con Carlotta, la figlia di Gianfranco… Ci sono spese da affrontare e io non mi vergogno a dire che la mia situazione economica non è florida. Non c’è nessuna ricca eredità da spartire, come qualcuno magari pensa. Ci sono solo la casa di Boissano, in Liguria, la sua vecchia Jaguar, qualche mobile, qualche quadro».