Dalla Gazzetta del Sudafrica:

17 Settembre 2007   19:04  
Pubblichiamo un articolo uscito sul giornale italiano "Gazzetta del Sudafrica" (http://www.lagazzettadelsudafrica.net/Articoli/2007/Settembre/Art_160907_2.htm) Questa è una storia che, per rispettare la “privacy” dei protagonisti, dobbiamo raccontare senza nomi. E’ una di quelle storie che potrebbero diventare la trama di un romanzo o di un film e che sembrano incredibili fino a quando non si scopre che molte volte la vita di tutti i giorni riserva più sorprese di qualsiasi romanzo. E’ una storia che si svolge fra l’Abruzzo, Roma, Milano e il Sudafrica. Ce l’ha raccontata uno dei partecipanti alla riunione del direttivo degli abruzzesi nel mondo (nella foto, il tavolo di presidenza) che si è tenuta al Club Italiano di Johannesburg, il quale, che coincidenza!, è imparentato con la donna che, per la seconda volta nella sua vita, sembra scomparsa nel nulla. Il romanzo comincia verso la fine degli anni Trenta, quando un giovane ingegnere sposa la sua amata. Il 28 maggio del 1943, a Roma, nel bel mezzo della guerra, nasce una bambina. La vita di coppia scorre normale, almeno in apparenza, ma qualcosa non ha funzionato, visto che cinque anni dopo lui si allontana da casa con la bambina e fa scomparire ogni sua traccia, sicuramente, si dice, con la complicità di qualche “potente”. La madre, una gran signora, ci dicono, per bene, molto estroversa e sportiva, avvia frenetiche ricerche, coinvolge anche l’Interpol, ma riesce soltanto ad appurare che il marito con la figlia dovrebbe essere approdato in Sudafrica. Dopo di che nella storia si registra un vuoto di oltre mezzo secolo, nel corso del quale la figliola rubata, secondo informazioni ottenute in epoca più recente, si sposa e a sua volta diventa madre di due figlie. Non è dato sapere se fosse informata delle sue origini e se fosse consapevole di quella madre rimasta in Italia. Cosa le raccontò il padre per farle accettare l’assenza della mamma? Ci fu un’altra madre che lei credette essere la sua vera mamma? Perché non cercò mai di rintracciare la madre naturale? Tutte domande alle quali soltanto lei potrà rispondere, se e quando si riuscirà a rintracciarla. Il secondo capitolo si apre lּ novembre del 2004, quando la madre abbandonata muore a Milano all’età di 89 anni e lascia per testamento tutto quello che possiede, 140mila euro, alle Suore Missionarie della Carità. Nulla alla figlia perduta, la quale, tuttavia, per la legge italiana ha diritto alla “legittima”, vale a dire, essendo figlia unica, ai due terzi di quella somma, poco meno di un milione di rand. Il notaio avvia le ricerche e attraverso l’Ambasciata del Sudafrica a Roma riesce a collegare l’ereditiera a un indirizzo di Camps Bay. Le invia una raccomandata nella quale la informa del decesso della mamma naturale e di quell’eredità depositata in banca a Milano. Ma la lettera gli torna indietro con la scritta “destinatario sconosciuto”. La donna, che oggi dovrebbe avere 65 anni, è di nuovo scomparsa o non vuole farsi ritrovare. Questa storia è stata scritta nell’ipotesi che l’irreperibilità della donna non sia volontaria. Purtroppo l’ipotesi contraria, e cioè che la signora non voglia essere ritrovata, ci costringe a rispettarne l’anonimato. Se fra i nostri lettori ve ne fosse qualcuno in grado di identificare i protagonisti sudafricani di questa appassionante vicenda umana, la famiglia in Italia sarebbe ben lieta di essere informata e noi ci offriamo di fare da tramite. I romanzi normalmente a questo punto si concludono con un lieto fine. Finirà così anche questa storia?

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