Daniele Silvestri: "Nessuno dimentichi il 6 aprile ora"

Intervista al cantautore romano

14 Maggio 2009   19:01  

La mia catena è come un filo del telefono.
La mia condanna è che se mi fermo mi uccidono.
La mia fortuna è che sto camminando in circolo.


Kunta Kinte, Daniele Silvestri


Pochi ma buoni, anzi buonissimi. Così si potrebbe riassumere la presenza di pubblico presente martedì sera per il concerto di beneficenza a favore delle vittime del sisma, che il 6 aprile scorso ha colpito l'Aquila e dintorni. Evento poco pubblicizzato per colpa di Alemanno, ironizza molto sul serio Andrea Rivera, che ha presentato la serata con brio e comicità acida, tipiche del suo stile.
Sul palco si sono alternati artisti affermati (Silvestri, Gazzè, Britti, Cammariere, Santamaria e Barbarossa) insieme a personaggi underground della scena romana (Momo, Riccardio Sinigallia, Filippo Gatti, Marco Condi, Filippo Graziani e molti altri). Ognuno di loro è riuscito ad entusiasmare il pubblico a suo modo, chi puntando sull'energia della musica, chi sull'emozione data dai testi. Ma la sensazione era che tutto questo martedì sera non avesse importanza. Coloro che sono saliti sul palco, hanno messo un po’ da parte il proprio ego per mettere in primo piano l'aspetto sociale della serata.
"E' bello che questa gente sia venuta a vedermi", mi confida Daniele Silvestri "ma questo concerto serve soprattutto a dire che nessuno dimenticherà l'Abruzzo, specialmente ora che le telecamere si sono spente." E' vero, è questa l'atmosfera che si respira. Non c'è il pubblico delle grandi occasioni ma, almeno stavolta, non sembra essere un difetto. Tutto è così intimo, verrebbe da dire quasi familiare, che non c'è differenza tra chi canta e chi ascolta. Quelli sul palco sono tutt'altro che divi spacciati per artisti. Sono, anzi, parte del pubblico, dialogano con esso e lo invitano a lasciare le poltrone ed avvicinarsi al parterre, per essere un  gruppo unico, che con la forza della musica, vola col cuore e col pensiero nelle tendopoli, accanto a chi ha tutt’ altro che dimenticato l'immane tragedia che l'ha colpito.
"E' praticamente impossibile rimanere distaccati rispetto ad una catastrofe che ha toccato un popolo così vocino a noi romani. Organizzare un evento di beneficenza per loro è stato logico e naturale dal mio punto di vista", ha proseguito Daniele Silvestri. In effetti, nonostante la poca presenza, tutti sono stati molto partecipi a questa lunga serata di musica e parole. "Ora, però, è arrivato il momento di andare sul luogo, per essere vicino ai terremotati fisicamente. Io sono già stato in una tendopoli a suonare, con alcuni miei amici musicisti. Ci sono andato quasi di nascosto, senza dire nulla a nessuno. Non voglio pubblicità e presto ci tornerò”, ha proseguito l'artista prima di salire sul palco.
Quanto sia necessaria tutta questa vicinanza, ce lo testimonia la vita di tutti i giorni in quei luoghi. Molte case sono agibili, ma la gente non vuole rientrare nelle proprie abitazioni ed ha paura di restare ancora molto a lungo nelle tende. "Sono tutte paure giustificabili ed è per questo che non possiamo permetterci di dimenticarli, né ora né mai", ha concluso il cantautore romano.
Dal Gran Teatro arriva un grande messaggio di speranza e solidarietà, e siamo sicuri che quelle di martedì sera non erano solo canzonette.

 


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