Ddl intercettazioni: torna l'ombra del bavaglio a tutto il web

26 Settembre 2011   12:46  

Rettificare o pagare salato. 

E' la nuova vita che si prospetta per qualsiasi contenuto che appare on-line che sia di testata giornalisti-ca o di blog poco importa, ciò che importa è che non c'è nessun a possibilità di replica a chi chiede di rettificare una notizia apparsa sul web.

Tutto questo diventerebbe realtà se passasse, così come è stato scritto, il ddl intercettazioni, fortemente voluto dal presidente del Consigilio Silvio Belrusconi.

Oggi Berlusconi è tornato a parlare di urgenza per la legge sulle intercettazioni ma secondo quanto riportato dal quotidiano Repubblica.it  il ddl rispunta al governo  e l'esecutivo sarebbe orientato a porre la fiducia, bloccando la via a ogni eventuale emendamento.

Nel disegno di legge resta presente la norma 1 ribattezzata "ammazza blog": "Per i siti informatici, ivi compresi i giornali quotidiani e periodici diffusi per via telematica, le dichiarazioni o le rettifiche sono pubblicate, entro quarantotto ore dalla richiesta, con le stesse caratteristiche grafiche, la stessa metodologia di accesso al sito e la stessa visibilità della notizia cui si riferiscono".

C'è da specificare che nel ddl le norme andrebbero a modificare la legge n. 47/1948, ovvero la legge sulla stampa. Quindi non c'è da chiarire chi verrà colpito davvero dalla norma.

Quindi ogni gestore di "sito informatico" ha l'obbligo di rettificare ogni contenuto pubblicato sulla base di una semplice richiesta di soggetti che si ritengano lesi dal contenuto in questione. Non c'è possibilità di replica, chi non rettifica paga fino a 12mila euro di multa.

Non c'è differenziazioni tra contenuti giornalistici, notizie, opinioni e chiunque sarebbe autorizzato a chiedere la rettifica di qualsiasi contenuto e non rileva se il ricorso sia fondato: è sufficiente la richiesta perché il blog, sito, giornale online o quale che sia il soggetto "pubblicante" sia obbligato a rettificare.

Qualsiasi contenuto web diventerebbe così censurabile. Un caso unico in Europa  sta già allarmando il popolo del web e mobilitando i cittadini in favore della difesa della libertà di informazione.



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