Diffamazione, per Siddi, ritorsione politica contro giornalisti

03 Dicembre 2012   12:52  

 "Sulla vicenda Sallusti, il Parlamento non ha offerto una bella prova. Il sindacato, da almeno venti anni, sta sollecitando un cambiamento della legge sulla diffamazione a mezzo stampa e nella maggioranza del Senato, anziche' procedere con saggezza e serieta', e' prevalsa la volonta' ritorsiva verso tutti i giornalisti, cioe' da 'no carcere' si e' passati al carcere per tutti, togliendolo, al limite, solo per i direttori. Un modo illogico e irrazionale di procedere in un clima in cui la politica sceglie prima la propaganda e poi i fatti".

Franco Siddi, segretario della Federazione nazionale della stampa, ospite de "La telefonata di Belpietro", commenta cosi' il caso Sallusti e la situazione di stallo della legge sulla diffamazione."Nessuno ovviamente - prosegue Siddi - puo' pretendere la liberta' di diffamare, quella di informare si' anche se errori per colpa possono capitare a tutti i giornalisti. Ma dare forza all'istituto della rettifica che deve essere documentata potrebbe essere una prima forma di riparazione a un errore di stampa.
Se, invece, un giornalista vuole diffamare a prescindere, dovra' pagare anche delle sanzioni pecuniare proporzionate al fatto. E un giuri' potrebbe garantire l'esecuzione di questo procedimento di tutela per i diffamati ma anche di promozione della responsabilita' etica del giornalista. Ma questo non e' entrato nella propaganda e non si e' fatto, anche se il ministro della Giustizia aveva detto che questa poteva essere la linea giusta. Poi, pero', e' prevalsa la voglia di regolare dei conti con dei giornalisti che forse avevano scoperchiato pentole che non andavano scoperchiate".
Replicando a Rutelli che aveva parlato di casi di giornalisti all'estero finiti in carcere, Siddi parla "di episodi molto rari, in cui il carcere e' stato applicato per casi estremi, quando si ravvisa una violazione di diritti umani o un'induzione a realizzare degli assassinii".
Nella vicenda Sallusti, "noto che e' possibile un intervento del Capo dello Stato, e che al momento la procura di Milano ha cercato di rendere esecutiva una sentenza nella maniera piu' umana possibile. La legge sulla diffamazione va ripresa, il Parlamento ha ancora tempo per farlo, ma il quadro politico e' talmente devastato che - conclude Siddi - penso che non si andra' oltre la propaganda".


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