Dio scampi L'Aquila dalla C.H.I.E.S.A. di Eusebi!

Dopo il sisma le archistar...

27 Aprile 2010   13:02  

Fa discutere, ma neanche troppo, a L'Aquila,  il progetto della Chiesa della Resurrezione che l'architetto Sergio Eusebi vorrebbe realizzare a L'Aquila in membrana tralucente fiberglass (?) e a forma di tenda (!).

Gli autori del progetto, si spiega nel sito www.archiportale.com  , hanno pure ''verificato alcune condizioni della mappatura celeste sul territorio aquilano, adattandola all'angolo dell'azimut rispetto alla linea d'orizzonte, del giorno di Pasqua  o di Resurrezione''.

Non è spiegato però dove esattamante sia locato questo terreno che risponde a tali caratteristiche celesti ed azimutali,  nè quanti soldi pubblici e arrivati dalle donazioni costerà il nuovo costrutto provvisorio destinato a diventare permanente.

Di chiese, belle e antiche, si potrebbe poi far sommessamente osservare, ce ne sarebbero da ristrutturare a bizzeffe, distrutte o danneggiate dal sisma, e allora sarebbe più saggio usare i pochi soldi disponibili per far risorgere l'esistente, che è già un patrimonio artistico dell'umanità, invece di costruire in campagna nuove chiese della resurrezione.

Oppure, la buttiamo lì, prima si potrebbe fare qualcosina per dare un tetto dignitoso ai terremotati in autonoma sitemazione o con casa B, che per varie ragioni non possono andare in alberghi lontani ( persate a chi fa l'allevatore, o l'agricoltore, o ha un negozio) e che vivono in garage, in camper e nelle tende della Protezione civile montate in giardino. Tende vere, non metaforicamente reinterpretate. Celestino V, che pure ha fatto costruire la basilica di Collemaggio, non un Mep qualsiasi (Modulo ecclesiastico provvisorio), non avrebbe avuto dubbi sull'ordine delle priorità.

Il signor Stefano Chiappalone, che è co-promotore di un accorato Appello al Papa in nome di chiese più belle, semplici, e che piacciano davvero ai fedeli, nonchè  contro la polluzione di quelli che lui ritiene autentici teo-mostri, esprime forti perpelessità anche sulla chiesa di  Eusebi.

 

Appello per un'arte sacra autenticamente cattolica

'' Nel 1997 l'Umbria fu colpita da un terribile terremoto. La ricostruzione è stata simbolicamente coronata da una chiesa consacrata l'anno scorso. Non una chiesa qualunque, bensì la chiesa di San Massimiliano Fuksas, patrono degli architetti: un cubo sordo e grigio in cui difficilmente si riuscirebbe a pregare...

Adesso anche L'Aquila subisce lo stesso destino, non solo per il sisma del 6 aprile 2009 ma anche per una nuova minaccia architettonica: la chiesa della Risurrezione progettata dall'architetto Enzo Eusebi.

Nel complesso il progetto è volutamente concepito a forma di tenda (che è un po' come cercare di guarire continuando a guardare il cerotto o le stampelle) in cui è inscritta una vaga croce. Visto di profilo, a molti ricorda una conchiglia.

Perfettamente in linea con tante altre chiese "moderne", la cui modernità consiste nel sembrare tutto tranne una chiesa...

Se si trattasse soltanto di un nuovo stile, non ci sarebbe alcun problema: dall'arte paleocristiana, a quella romanica, gotica, barocca, abbiamo avuto stili diversissimi. Eppure tutti questi stili parlavano di Dio e gli edifici di culto si distinguevano, non tanto per la stravaganza, quanto per la bellezza e la capacità di glorificare Dio ed edificare i fedeli.

Purtroppo negli ultimi tempi le cose sono andate diversamente e "l'architettura moderna è capace di innalzare capannoni industriali, ma non riesce a costruire né un palazzo né un tempio", diceva lo scrittore colombiano Nicolás Gómez Dávila.

Dunque se vuole entrare nel santuario, e quindi evangelizzare, quest'arte dovrebbe prima essere evangelizzata. Invece in tante nuove chiese si verifica la subordinazione della liturgia ad un'arte che ignora la fede, forse perché in fondo non le interessa: si preferisce costruire l'edificio sacro come un museo d'arte contemporanea in cui si svolgono anche funzioni religiose.

Non interessa Dio e non interessa neanche il prossimo: la recente edilizia di culto parla un linguaggio incomprensibile ai più, incapace di esprimere la verità, la bellezza, e la sacralità che invece si riscontrano istintivamente nell'umile chiesetta di un qualsiasi centro storico abruzzese. Sembra che lo scopo (anche per i committenti ecclesiastici) sia sperimentare qualsiasi forma, pur di apparire "all'avanguardia" e rompere con la bellezza tramandata dal passato...

Insomma, per far risorgere L'Aquila e ricordare le vittime del terremoto, non sarebbe meglio (e persino meno costoso) costruire una chiesa "a forma di chiesa"? Un edificio sicuramente più semplice, bello, edificante (anche per i non credenti) in quanto immediatamente riconoscibile come luogo del culto cattolico? In cui si rispecchi davvero la fede, la sofferenza e la speranza di un popolo e non il genio eccentrico di un architetto?

Stefano Chiappalone
co-promotore dell'Appello
per un'arte sacra autenticamente cattolica:
http://appelloalpapa.blogspot.com

FT


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