Django Unchained: un film imperdibile

Recensione film

31 Gennaio 2013   17:31  

Genere: Azione, Western

Regia: Quentin Tarantino 

Cast: Jamie Foxx, Leonardo Di Caprio, Christoph Waltz, Samuel L. Jackson, Kurt Russell, Jonah Hill, Kerry Washington, Tom Savini, Gerald McRaney, Tom Wopat, James Russo, James Remar, Todd Allen, Don Johnson

Durata: 165 Min

Voto: 0000 ½

Stati Uniti del Sud, due anni prima della guerra di secessione, lo schiavo Django incontra il cacciatore di taglie tedesco, Dott. King Schultz (Christoph Waltz). Quest’ultimo è alla ricerca di alcuni banditi e ha bisogno dell’aiuto dello schiavo per riconoscerli. In seguito ad alterne vicende, sarà però il dottore a diventare l’aiutante dell’ormai uomo libero Django alla ricerca di sua moglie Broomhilda (Kerry Washington), venduta al possidente terriero Calvin Candle (Leonardo Di Caprio) come schiava.

 

 

Tarantino torna al cinema dopo quattro anni da “Bastardi senza gloria” con un film di genere, un western: sfida del tutto nuova per lui. Il regista non ha mai fatto mistero di quali siano stati i maestri che hanno influito sulla formazione: tra questi l’immancabile Sergio Leone. Per Django Unchained però Tarantino si è ispirato a un altro Sergio, famoso per questo genere di film, ossia Corbucci, che ha diretto nel 1966 un omonimo film di cui era protagonista un giovane Franco Nero (presente in un piccolo cameo anche in Django Unchained).

 

Se mai avessi fatto un film di genere, questo avrebbe dovuto essere condito con la salsa degli spaghetti” questa la risposta di Tarantino a chi gli ha domandato come mai avesse atteso tanto per girare un film come questo. A bene vedere, però, Django non può essere definito un vero e proprio western, ma più propriamente un southern, per ambientazione e tematiche. D'altronde la commistione di generi è un marchio di fabbrica per il regista italoamericano, che anche questa volta non tradisce le aspettative degli spettatori. Nonostante la narrazione piuttosto lineare, i colpi di scena non mancano: anche se permane una dimensione estetica edulcorata rispetto al genere di riferimento, in Django non mancano sparatorie e spargimenti di sangue in puro stile "Tarantiniano". Proprio perchè così fortemente autoriale, il film non poteva che presentarsi come un'orgia di citazioni che, questa volta più che mai, trovano forse la loro massima espressione nella colonna sonora: si passa da Luis Bacalov e Rocky Roberts al grande Ennio Morricone, fino al Soul Gospel di Anthony Hamilton, per non parlare di altri pezzi tratti da colonne sonore di film quali Città violenta, Lo chiamavano Trinità e I lupi attaccano in branco.

 

Il film, della durata non indifferente di 165 minuti, scorre piacevolmente senza mai annoiare e mantenendo lo spettatore vigile per tutto il tempo: merito anche del cast accuratamente scelto, che brilla di luce propria. Primo tra tutti il grandissimo Christoph Waltz (Premio Oscar come migliore attore non protagonista per “Bastardi senza gloria”), che nella parte del cacciatore di taglie e dentista Dott. King Schultz, supera se stesso. D'altronde lo stesso personaggio è stato scritto da Tarantino su misura per lui, con dei dialoghi avvincenti che danno assuefazione.

 

L'uscita di scena di questo personaggio, a circa tre quarti del film, segna una parabola discendente nella narrazione che finisce con il parodiare il genere western stesso: nella scena finale Django ricorda molto Will Smith in Wild Wild West. Proprio Smith, ha dichiarato lo stesso Tarantino, sarebbe stato perfetto nel ruolo del protagonista. A seguito di alterne vicende, invece, il ruolo è spettato a Jamie Foxx, che dà una buona prova di recitazione, ma è decisamente molto meno brillante dei suoi colleghi: oltre al già citato Waltz, nel cast compaiono un ottimo Leonardo Di Caprio, nel ruolo del latifondista Calvin Candle, e uno strepitoso Samuel L. Jackson (alla quarta collaborazione con Tarantino) che interpreta il fidato schiavo del proprietario terriero.

 

     

Il risultato è un film imperdibile per gli appassionati del genere e non: chapeau per Tarantino.

 di Maria Rita Graziani

 


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