Dopo trentadueanni, stop al commissariamento per il terremoto dell'Irpinia

05 Agosto 2012   19:11  

Addio commissario per il terremoto dell'Irpinia. A 32 anni dal sisma la legge per lo sviluppo appena approvata ha cancellato con la spugna un pezzo di storia d'Italia, uno dei momenti più drammatici della Repubblica, sia per il conto delle vite umane perse, sia per l'impatto avuto sui conti pubblici del Paese.

Con una piccola norma nell'articolo 49 é stato stabilito che "cessa" definitivamente l'attività del commissario ad acta, l'ultimo dei quali nominato nel febbraio del 2003. Rimarrà ancora in funzione fino al 31 dicembre 2013, ma solo per liquidare le ultime pendenze, consegnare "tutti" i beni, chiudere i rapporti con le diverse amministrazioni.

La terra in Irpinia tremò la notte del 23 novembre. E poi anche il giorno successivo. Rimasero sotto le macerie, senza più vita, in 2.914. I feriti furono 8.880. Nei 200 comuni danneggiati, alcuni rasi al suolo, si contarono anche 280.000 senzatetto e 150.000 edifici da ricostruire. Il dramma, però, si intreccia con un'Italia uscita dal boom economico, dove la gestione dei conti pubblici è certo meno vincolata di oggi.

Così alla fine sono 687 i comuni, suddivisi in tre classificazioni di danni, che saranno interessati all'opera di ricostruzione. L'elenco degli interventi è impressionante. Dalle prime misure di emergenza (decreto 776 del 1980) è un crescendo di risorse che trovano la base nella legge 219 del 1981 con la quale si stanziano 8.000 miliardi per la ricostruzione.

Alla fine tra leggi, mini-norme, rifinanziamenti, proroghe saranno ben 33 gli interventi normativi previsti. Difficile infatti trovare una 'vecchia' Legge Finanziaria senza un relativo capitolo introdotto con un emendamento o espressamente dedicato fin dall'inizio per finanziare la ricostruzione post-sisma.

A fare il "conto" complessivo dell'intervento è stato l'Ufficio Studi della Camera dei Deputati con un specifico dossier dedicato ai "Principali eventi sismici dal 1968 in poi" realizzato nel 2009.

I tecnici di Montecitorio ricostruiscono legge per legge e quantificano in 47,5 miliardi, a valori attualizzati al 2008, il flusso di risorse che lo Stato ha fatto confluire per la ricostruzione delle zone terremotate dell'Irpinia e della Basilicata. Ma si tratta di un conto prudenziale. Non vengono considerate le agevolazioni di tipo fiscale e contributivo previste per le popolazioni. Non si contano nemmeno i mutui stipulati con la Cassa Depositi Prestiti e con la Bei.

A ben vedere, il conto potrebbe poi lievitare di ulteriori 17,8 miliardi (sempre in valori attualizzati al 2008) stanziati per la ricostruzione edilizia a Napoli di 20.000 alloggi, un'operazione collegata al terremoto dell'Irpinia anche senza un espresso riferimento alla legge 219 del 1981. Ora di fatto si chiude la porta su una gestione post-terremoto fin troppo dilatata nel tempo, che ha attraversato, non senza polemiche, una trentina di anni di storia patria. E, per la prima volta, nella relazione tecnica c'é scritto espressamente: "la disposizione non comporta oneri aggiuntivi per il bilancio dello Stato e la finanza pubblica". ( fonte Ansa) 


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