Dopo un anno in container, e non perché lo preferisce

MAP vuoti, sfollati in Comune

22 Aprile 2010   14:50  

Il signor Enrico Cocciolone, muratore, ha perso la casa nel centro storico di Monticchio. Vive da mesi in container, perché non aveva alternative, e non perché lo preferiva, come potrebbe malevolmente arguire e sospettare il giornalista Bruno Vespa.
Come altre sessanta famiglie del distretto di Bagno, duramente colpito dal sisma, Enrico e la moglie infatti, nel famoso censimento estivo, aveva fatto richiesta dell'assegno di autonoma sistemazione, perché sulla costa non potevano andare, spiegano per non perdere il lavoro, o per godere di una pur piccola entrata economica, 200-300 euro al mese, per poter andare avanti.
Poi a Monticchio a febbraio la Protezione civile ha ultimato il villaggio di case di legno, molte più del fabbisogno calcolato in estate, Di 64 alloggi a marzo ne sono stati consegnati 40.
Il Comune dell'Aquila ha deciso dunque di assegnare gli appartamenti rimasti vuoti, a chi aveva fatto richiesta, invano, del Progetto C.A.S.E., che come noto è bastato solo una parte di terremotati, e poi anche per chi aveva fatto richiesta di autonoma sistemazione, ma cominciando dalle famiglie numerose. Il signor Enrico resterà dunque escluso, come altre decine di nuclei familiari di Monticchio da uno e da due, che ad un anno dal terremoto vivono in garage, in altri container, da parenti, o addirittura in tende montate in giardino, o a loro rischio e pericolo nelle case inagibili.
Il signor Enrico oggi insieme ad altri terremotati esclusi dall'assegnazione dei Map ha dunque occupato con altri la sala della giunta del Comune dell'Aquila, in attesa di una risposta.
Per le case quelle vere, c'è molto da spettare del resto, anche a Monticchio, si parla di anni. E una parte significativa di chi è in autonoma sistemazione, quasi 30mila in tutto il cratere, di fatto hanno bisogno di un tetto vero. Con Enrico visitiamo il centro storico di Monticchio, un gioiellino medievale, tutto inagibile e puntellato. Non è morto nessuno la notte del 6 aprile, ma i danni sono enormi. Enrico ci mostra una casa classificata B di un suo amico, che vive ora in un albergo. Spiega che per ripararla ci vogliono solo 20mila euro per le impalcature, poi mettici i progetti, i materiali tra cui le costose reti di carbonio, il rifacimento di tutti i pavimenti, la rimozione delle macerie, e alla fine il costo dell'intervento sarà di circa 150mila euro, mentre il Decreto Abruzzo per una seconda casa stanzia al massimo 80mila euro. Il suo amico questi soldi da aggiungere non ce li ha, e dunque casa sua rimarrà un monumento diruto a futura memoria del terremoto.
Poco lontano, sempre a Monticchio, nei pressi delle case popolari inagibili è nato un piccolo accampamento di roulotte tende e baracche di legno. Le abitazioni sono in buona parte classificate B, ma i lavori ancora non cominciano. Molti inquilini sono in albergo, molti sulla costa, altri preferiscono attendere davanti la porta di casa, per evitare le continue scorribande dei ladri, che hanno già svuotato nel cratere molti appartamenti inagibili e incustoditi.


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