Dossier Fiumi 2013: in Abruzzo sempre peggio!

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21 Giugno 2013   16:04  

'I fiumi abruzzesi fanno un ulteriore passo verso il disastro allontanandosi dagli obiettivi di qualita' fissati dalla commissione europea''. A lanciare l'allarme e' il Wwf Abruzzo, con il ''dossier fiumi 2013: in Abruzzo sempre peggio'', che evidenzia come il 68% delle stazioni di campionamento rientri nelle classi pessimo, scadente o sufficiente. Luciano Di Tizio e Augusto De Sanctis criticano fortemente ''l'operato delle autorita' finora preposte'' e auspicano un rinnovamento.

 

In Abruzzo i seguenti 9 corsi d'acqua detengono il triste primato di essere classificati nel 2011 nello stato di qualità ecologico “PESSIMO”.

Questo l'elenco:

PROVINCIA DI TERAMO
-Calvano
-Cerrano
-Piomba
-Vibrata (medio e basso corso)

PROVINCIA DI CHIETI

-Feltrino (due stazioni)
-Arielli

PROVINCIA DI L'AQUILA

-Turano (due stazioni)
-Imele
-Fosso La Raffia

Grandi fiumi a rischio

Tra il 2009 e il 2011 i due principali fiumi abruzzesi, il Sangro e l'Aterno-Pescara, hanno visto peggiorare la loro qualità, il primo da “buono” a “sufficiente” e “scadente”(significativamente il tratto che scorre nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise!) e il secondo da “sufficiente” a
“scadente” (tranne una sola stazione nella classe “sufficiente”).

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Le concusioni del dossier

''La situazione dei fiumi abruzzesi è ormai un'emergenza che si fonda sui problemi connessi alla mancata depurazione degli scarichi e sull'eccessiva captazione delle acqua per scopi irrigui, idroelettrici e industriali.

Evidenzia il fallimento di un'intera classe dirigente, sia a livello delle strutture regionali sia per quanto riguarda le aziende chiamate a gestire il Servizio Idrico Integrato, che comprende la depurazione.

Queste ultime, nonostante non abbiano investito quasi nulla rispetto alle previsioni dei relativi Piani d'Ambito, hanno accumulato debiti per centinaia di milioni di euro.

L'Ing. Pierluigi Caputi, che già aveva da moltissimi anni una posizione di grande responsabilità all'interno della struttura regionale per quanto riguarda la gestione delle acque (sia per il suo ruolo nel Comitato VIA regionale, sia come Direttore della Direzione Urbanistica, beni ambientali e parchi sia come Direttore della Direzione lavori Pubblici e Ciclo Idrico da cui dipende il Piano di Tutela delle Acque e il coordinamento di tutte le azioni relative al comparto idrico), nominato nel 2008 anche Commissario dell'ATO per il Servizio Idrico Integrato, ad oggi non pare poter vantare risultati gestionali positivi.

Anche il Commissario Delegato nominato fin dal 2006 (ben 7 anni fa!) per la gestione dell'emergenza del Fiume Aterno-Pescara, Adriano Goio, non sembra aver ottenuto risultati.

Lo stato pietoso di molti fiumi nelle aree a maggior valore turistico della Regione (Parco d'Abruzzo, costa teramana e chietina) è potenzialmente foriero di un gravissimo impatto sull'economia regionale.

È quindi sorprendente che in tale contesto, la Giunta Regionale nel 2010 abbia varato, tra le fortissime contestazioni dei soli ambientalisti e di pochi comuni (Fossacesia e Farindola) e sostanzialmente senza un dibattito nella società abruzzese e nel Consiglio regionale, un Piano di Tutela delle Acque dai contenuti del tutto inaccettabili sia per le norme palesemente dilatorie per il raggiungimento della stato di qualità “buono” (per molti fiumi rimandate al 2027!), sia per quelle vantaggiose per i grandi concessionari dell'idroelettrico a scapito degli interessi dell'ambiente e del comparto turistico.

Tale Piano ha visto incredibilmente il passaggio favorevole per la Valutazione di Incidenza Ambientale in Comitato CCR-V.I.A. nonostante la chiara insufficienza (e, per taluni aspetti relativi al Deflusso Minimo Vitale e il cosiddetto hydropeaking, anche una evidente pericolosità) delle norme ivi previste per la tutela dei corsi d'acqua a maggiore importanza naturalistica della Regione.

Clamoroso è il comportamento degli uffici del Genio Civile e dell'Autorità di Bacino che continuano ad istruire, anche con pareri positivi, procedure amministrative per la concessione di nuove derivazioni e captazioni, anche su fiumi ormai ridotti praticamente al collasso. Infine, appare desolante il comportamento di molti comuni preposti alla pianificazione urbanistica che continuano ad ignorare l'effetto dirompente del cosiddetto sprawl urbaniso (la diffusione capillare di insediamenti abitati e aree artigianali/industriali) sull'effettiva capacità di erogare i servizi di base come la depurazione.

Per tali ragioni il WWF ha deciso di chiedere un intervento alla Commissione Europea affinché persegua l'Italia per la situazione dei fiumi abruzzesi e la mancanza di un'adeguata gestione della depurazione nonché di una corretta gestione delle procedure connesse al rilascio delle concessioni di derivazione delle acque.

Inoltre, dopo aver inviato già un esposto sulla situazione economica-finanziaria delle aziende di gestione delle acque a tutte le procure, verrà inviato alla Magistratura un esposto specifico allegando il presente dossier affinché si valutino le eventuali responsabilità delle diverse situazioni specifiche.''

 

 

 


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