E´andato avanti l’alpino Giuseppe Carrozzi, reduce dalla campagna di

22 Febbraio 2008   17:44  
di Corradino Palmerini * -

L’alpino Giuseppe Carrozzi, classe 1915, non è morto, è solo andato avanti. Per tradizione alpina “andare avanti” significa raggiungere “il paradiso di Cantore”, quel generale genovese eroe delle Tofane, il padre degli alpini che, per il suo particolare modo di rapportarsi con loro, veniva da essi chiamato “papà Tone”.

Combattente sul fronte greco-albanese nel 1940-42, Giuseppe Carrozzi ha fatto la campagna di Russia nel 1942-43 nelle file del glorioso Battaglione L’Aquila, nono Reggimento Alpini, della leggendaria Divisione Julia.

Dopo la difesa del quadrivio di Selenj Yar, nella battaglia di Natale del 24 dicembre 1942, dove il Battaglione L’Aquila venne decimato, e la battaglia di Nicolajewka, dal 20 al 26 gennaio 1943, i superstiti del reparto abruzzese – un centinaio – al comando del tenente Giuseppe Prisco, si incolonnarono in quella lunga marcia così drammaticamente raccontata da Giulio Bedeschi in “Centomila gavette di ghiaccio”.

Fu in quel tremendo ritorno che Carrozzi, l’alpino del Gran Sasso temprato dalla vita grama e dagli stenti, diede aiuto e conforto al suo giovane superiore, quel “signor Tenente” come lo chiamerà fino all’ultimo, che gliene è stato per sempre riconoscente. All’adunata nazionale di Milano, nel 1992, l’avvocato Prisco lo mandò a prendere in albergo, presentandolo poi all’assise delle Sezioni alpine all’estero, ricordandone il passato comune nella campagna di Russia. Al mattino seguente Prisco venne di buon’ora all’ammassamento, dove tutti noi abruzzesi lo salutammo, e sfilò con noi assieme a Carrozzi fino all’altezza della tribuna d’onore, dove ci lasciò per prendervi posto.

Spesso si sono rincontrati, a Camarda dove Carrozzi è nato, oppure a Paganica presso la nostra sede, assieme all’attuale presidente nazionale dell’Associazione nazionale Alpini, Corrado Perona, o accompagnato dai precedenti presidenti, Beppe Perazzini e Leonardo Caprioli. L’ultimo incontro Carrozzi e Prisco (nella foto) l’ebbero nel settembre 2001 al Bosco delle Penne Mozze, a Cison di Valmarino (Treviso), dove il Gruppo Alpini Paganica, del quale Carrozzi fa parte, ogni anno si reca per quella toccante cerimonia e per rinnovare gli amichevoli rapporti di gemellaggio con il Gruppo di Tarzo.

A novembre di quello stesso anno un nostro telegramma per gli ottant’anni del “tenente Prisco” fu da lui ricordato sulla Rai nazionale con queste parole: “Gli auguri più belli? Quelli di Carrozzi e degli alpini di Paganica”. Purtroppo pochi giorni dopo dovemmo inviare il telegramma di condoglianze, con le lacrime di Carrozzi che dava l’addio al suo amico superiore Prisco.

Siamo ora noi, con il groppo alla gola, che ricordiamo questo nostro decano e il vuoto che ci lascia. Un tassello del nostro mosaico storico si stacca, uno degli ultimi testimoni della drammatica campagna di Russia. Una grande perdita per la nobile ed eroica tradizione alpina abruzzese. Nulla, però, toglierà dalla nostra memoria il ricordo della sua semplice e generosa figura di alpino, marito e padre, contadino e cittadino esemplare di virtù civiche, di dovere, di rispetto per il prossimo e di laboriosità serena e gioiosa.

* Capogruppo Alpini Paganica


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