"Ecco le colpe di Chiodi e Fontana sui ritardi della ricostruzione"

L'intervento

24 Luglio 2012   10:56  

Sull'eterno dibattito sull'utilità o meno dei piani di ricostruzione, sulla querelle indennizzo-contributo per la riparazione delle abitazioni e sui lacci e lacciuoli che hanno scandito modi e tempi - lunghi, purtroppo - della ricostruzione, Abruzzo24ore.tv pubblica l'intervento di Pietro Di Stefano, assessore comunale alla ricostruzione.

LE COLPE DI CHIODI E DI FONTANA
di Pietro Di Stefano 

Il primo problema che venne frapposto dalla struttura commissariale alla ricostruzione , riguardò l'affidamento dei lavori da parte dei privati sugli immobili di loro proprietà. Sosteneva la struttura tecnina di missione (Stm) (o meglio il suo coordinatore) che essendo previsto nella legge 77/09 (del giugno precedente l'avvento del Commissario) che lo Stato avrebbe elargito un "contributo" (stessa definizione nel terremoto Umbria/Marche) questo comportava l'automatica applicazione dell'art. 32 lett. d ed e) del Dlgs 163/2006 dove per contributi pubblici superiori al 50% dell'opera, i privati sono tenuti all'applicazione delle misure pubblicistiche per la scelta del progettista e dell'impresa esecutrice.

Sarebbe bastato andare alla fonte, alla direttiva comunitaria che il “163” recepisce per capire che i disastri naturali erano fuori da questa definizione che invero si applica ad attività d'impresa dove lo Stato interviene in maniera cospicua. C’è voluto invece il pronunciamento del parlamento per porre fine alla querelle e chiarire che anche nel terremoto dell'Aquila lo Stato interveniva con un indennizzo per i danni subiti dal sisma.

Archiviata questa fase, che a caduta avrebbe comportato l'esproprio dei privati e il varo di una centrale di committenza, Stm e commissario sono tornati all'attacco con la natura dei piani di ricostruzione che compaiono all'art. 14 (comma 5 bis) della legge di conversione. Sulla definizione di questo strumento, urbanistico o meno, intendo oggi spendere poche parole consigliando la lettura della relazione urbanistica a firma di Oliva, Campos Venuti e Gasbarrini fatta direttamente al ministro Barca e consultabile sul suo sito istituzionale.

Leggendola si capiranno le forzature e le manchevolezze che hanno caratterizzato questi anni, chi poteva e doveva legiferare e non lo ha fatto e oggi le azioni di conoscenza e informazione pubblica rendono chiari a tutti i contorni di un sistema che ci circondava.

Il Piano di ricostruzione, stando alla legge 77, si riferisce ai soli centri storici, parti di territorio che in genere gli strumenti urbanistici vigenti (Prg) tendono a conservare per impedirne lo stravolgimento. Il terremoto ci consegna un’ulteriore complessità, ovvero che l'attuazione degli interventi è direttamente condizionata dalle risorse disponibili per i privati a fronte dell'esame dei progetti. Questi concetti erano ben chiari in Umbria dove il terremoto colpì un ingente patrimonio culturale e bastava rifarsi alla loro legge numero 61/98 (appena un anno dopo il terremoto del settembre 1997) per risolvere gran parte dei nostri problemi.

Invece ci hanno rifilato il Commissario, la struttura di missione e un coordinatore che pretendeva, con arzigogoli di parole e documenti, di far reggere una sua personale filosofia che ha complicato e paralizzato la nostra ricostruzione. Soffriamo anni persi corredati da notizie tanto clamorose quanto dolorose che ultimamente la stampa riporta ogni giorno; ognuno, leggendole, avrà le idee più chiare anche in merito alle divisioni.

Oggi è necessario che il Governo si impegni a recuperare il tempo perduto senza aggiungere confusione alla confusione come si nota in qualche passaggio del decreto che pone fine alla gestione commissariale. Le norme che appesantiscono i processi vanno rimosse e soprattutto, in attesa di poter disporre del personale per l'esame dei progetti nei centri storici, che non si fermi la loro valutazione come invece le convenzioni stipulate dal Commissario oggi vietano.

L’ottima intesa tra Comune, Direzione Regionale Bap e Soprintendenza ha permesso l’apertura dei cantieri nel centro storico a testimonianza che lo Stato se vuole sa essere presente.


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