Elezioni del 28 e 29 marzo: ultima chiamata per Chieti

Di Andrea Polidoro

11 Febbraio 2010   13:13  

Ultima chiamata per Chieti

Le elezioni del 28 e 29 marzo sono particolarmente importanti per la città di Chieti. Per tanti motivi. Alcuni di tipo congiunturale: pensiamo alla crisi economica che ha messo in seria difficoltà molte aziende. Il ricorso alla cassa integrazione ha un termine e quando scadrà chi ne ha usufruito si ritroverà con molta probabilità disoccupato. Altri motivi più legati al territorio, primo fra tutti la drammatica situazione occupazionale conseguente alla situazione della clinica Villa Pini. Chieti sconta anche un problema di spopolamento e poi un centro storico in forte sofferenza commerciale.
La città metropolitana, piaccia o non piaccia, è una realtà che si sta affermando nel territorio ancor prima che nelle istituzioni. La realizzazione delle infrastrutture viarie e la vicinanza delle aree industriali hanno certamente innescato questo processo di aggregazione. Ora la domanda che ci si deve porre è: quale sarà il peso politico della rappresentanza di Chieti nei tavoli di confronto e decisione relativamente al conglomerato metropolitano? Il sindaco di Chieti avrà la stessa voce del sindaco di Pescara o sarà relegato ad un ruolo meramente consultivo?
Io credo che i prossimi cinque anni ce lo diranno. Lasciamo perdere quello che è stato fatto negli ultimi 10 anni. Chi ha amministrato la città di Chieti non è stato con le mani in mano. Qualcosa è stato fatto. Ma ora Chieti ha bisogno di una sterzata importante, altrimenti perderà nei fatti il suo ruolo di capoluogo di provincia e si avvierà ad un declassamento seppur lento, ma inevitabile.
Perciò io credo che in queste elezioni amministrative i chietini debbano pretendere di più da chi si candida ad amministrare la città. Non accontentarsi dell'ordinario e di programmi copertina. Rigettare vuoti e insignificanti proclami del tipo "sostegno alle famiglie", "valorizzazione del centro storico", "salvaguardia ambientale", "lotta alla micro criminalità", "sostegno al terziario", ecc.. Queste sono direttive adeguate a chi si candida al ruolo di presidente del consiglio, viceversa chi si candida a fare il sindaco di una città deve essere più preciso, dettagliato, entrare nel merito di quello che ha intenzione di fare. Cosa vuole fare, come e in quali tempi. Pertanto, facciamo sentire il fiato sul collo ai candidati, rispediamo al mittente i programmi vaghi e non diamo il nostro voto se essi non sono sufficientemente operativi. Anche perchè se non ci dicono quello che vogliono fare, i casi sono due: o non lo sanno.. ed è grave; o ce lo vogliono nascondere.. ed è ancora più grave.
E poi, dopo le elezioni, prendiamo la sana abitudine di svolgere quel ruolo di controllo continuo e incalzante nei confronti dell'operato del sindaco, preparandoci a far sentire la nostra voce nella piazza qualora il neo sindaco dimentichi di realizzare nei tempi giusti il programma con il quale si è presentato ai cittadini. Pretendere pretendere pretendere.


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