Elisabetta Gregoraci è Mata Hari nella Sua Prima Cinematografica che Conta

19 Dicembre 2015   05:00  

«Ho deciso di interpretare il personaggio di Mata Hari perchè sono rimasta affascinata dalla sua intelligenza e dalla sua forza». Cosi Elisabetta Gregoraci racconta il suo debutto cinematografico da protagonista nel film 'Processo a Mata Hari', nato dalla sceneggiatura di Gianna Volpi, diretto da Rossana Patrizia Siclari e prodotto dalla Steno Production.

Proprio in questi giorni, infatti, la showgirl calabrese è impegnata sul set del film, nella splendida cornice del Castello di Montenero Sabino in provincia di Rieti. «Mata Hari è un personaggio meraviglioso: è stata una donna molto forte che ha camminato a testa alta fino alla sua morte senza far trasparire paura o fragilità. Ho dovuto studiare moltissimo per prepararmi» - spiega Elisabetta Gregoraci.

«Il film è ambientato nel 1917 e ha dei dialoghi difficilissimi. Prima di cominciare a girare ero preoccupatissima, ho accettato il ruolo perchè forse sono un pò pazza ma ora, invece, sono felice. In questi 15 giorni sul set ho riscoperto un'Elisabetta molto sicura e determinata.» rivela. «Devo molto a Rossana (Siclari) che mi ha fortemente voluta per questo ruolo. Mi ha incoraggiata e aiutata, nel senso che abbiamo studiato insieme per preparare al meglio il personaggio».

Per quanto riguarda i suoi progetti futuri Elisabetta Gregoraci ha le idee molto chiare: «Da fine febbraio tornero in tv con Made in Sud. Questa esperienza è stata straordinaria, non escludo di tornare a lavorare per il cinema» conclude la showgirl. «L'impegno di Elisabetta sul set ha ripagato la mia intuizione di sceglierla per il ruolo da protagonista: le sue caratteristiche fisiche erano sorprendentemente adatte per questo ruolo. I capelli scuri, l'altezza, il fascino, la forza, il coraggio e il potere seduttivo di Elisabetta mi hanno convinta che era perfetta», rivela la regista.

«In questo film raccontiamo il processo ma anche il lato umano di Mata Hari, il suo dolore e la sua forza. Abbiamo cercato di fare luce sul travaglio interiore di questa donna che ha sopportato la morte di un figlio, il distacco dalla secondogenita, la prigionia e infine il processo. Il potere seduttivo di una donna che dall'Olanda arriva a Parigi con pochi soldi e inventa l'esotismo è stata un'arma a doppio taglio per lei: da un lato le ha permesso di intessere rapporti profondi con uomini potenti dell'epoca, dall'altro non le ha mai concesso di essere sufficientemente corrisposta nei suoi amori. Il film inoltre lascia aperto il dubbio sulla veridicità storica del suo ruolo: era veramente una spia dell'epoca o è stato solo un capro espiatorio? Credo comunque - conclude Siclari- che la sua personalità dal punto di vista femminile riesca muovere nel pubblico dei sentimenti molto profondi e attuali».


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