Emendamento ricostruzione: ecco come ti ammazzo decine di borghi terremotati con un semplice comma

11 Luglio 2012   11:42  

Se dovesse passare così com'è il maxi-emendamento dei Tecnici sulla (presunta) ricostruzione cosa accadrà alle decine e decine piccoli comuni  e frazioni del cratere sismico aquilano? Qual'è ìl destino di borghi di fatto annoverabili come patrimoni dell'umanità, e come capolavori di land-art, molto più dei milionari sfoggi di narcisismo di archi-star metropolitane, che fameliche ed avide imperversano anche a L'Aquila?

Non accadrà nulla. E' questo il timore. Molti, troppi borghi moriranno, si spopoleranno definitivamente.

Nei millenni questi paesi turriti, arroccati, di pietra dura e tenace, sono sopravvissuti alle pestilenze, ai terremoti, alle invasioni barbariche, alle dittature, alle guerre. Moriranno, ironia della sorte, senza gloria e prosaicamente, a causa di un comma contenuto in maxi-emedamento: 

''In considerazione del particolare valore del centro storico del capoluogo del Comune di l’Aquila, alle unità immobiliari private diverse da quelle adibite ad abitazione principale colà ubicate, distrutte o danneggiate dal sisma del 6 aprile 2009, è riconosciuto un contributo per la riparazione e il miglioramento sismico, pari al costo comprensivo dell’IVA degli interventi sulle strutture e sugli elementi architettonici esterni, comprese le rifiniture esterne, e delle parti comuni dell'intero edificio, definite ai sensi dell’art. 1117 del codice civile, nonché per gli eventuali oneri per la progettazione e l’assistenza tecnica di professionisti abilitati. Tali benefici sono applicati anche agli edifici con unico proprietario.''

Conferma la seguente interpretazione l'ingegnere Francesco Laurini: in base a questo comma se sei un possidente dell'Aquila centro, proprietario di varie seconde case lo Stato, ovvero i contribuenti, ti ripagheranno la ricostruzione di fatto al 100% di tutte quante. E senza manco l'obbligo poi ad affittare queste case, una volta completati i lavori, a prezzi decenti o destinare una parte del patrimonio a finalità di pubblico interesse.

Se sei invece un abitante del contado, un cittadino di serie B insomma, che è residente e lavora fuori, e torna appena può nel suo paese natale, dove ha appunto la seconda casa, gli amici, gli affetti e addirittura un frutteto e un orto, beh, il Governo questa volta risponde: ''Non ci sono soldi, forse ci saranno un giorno e vedremo, ma ora le priorità sono altre''.

Così il ''contadino'', a differenza del ''cittadino'' di cui sopra, dovrà tirar fuori ''paccate'' di soldi, sempre che ci sia qualcosa nelle sue tasche.

Ipotesi peggiore se la seconda casa è isolata, non ha la fortuna di poggiare in aggregato su una prima casa inagibile. In questo caso a carico del proprietario resta tutto il costo dell'intervento. E parliamo di non meno di 1.200 euro a metro quadro, una cifra non da poco. Stesso destino a quanto pare anche per aggregati di seconde case

Se invece la seconda casa del paese ha la fortuna di essere in un aggregato dove c'è almeno una prima casa, allora sarà finanziato il rifacimento delle parti comuni, come il tetto, la parte muraria, che se lasciata diroccata renderebbe inagibile la casa adiacente. A carico del proprietario sarà però il rifacimento di tutti gli interni, ovvero pavimenti, impianto elettrico, impianto idraulico, impianto di riscaldamento, infissi a norma, intonaci, tinteggiature e così via.

La cosa può sembrare ragionevole, al di là della disparità di trattamento intollerabile con un proprietario di seconda casa del centro storico dell'Aquila.

Il problema, che riguarda il complesso della ricostruzione, è che una famiglia in questo periodo di crisi, non è affatto detto che abbia da spendere anche 300 euro al metro quadro.

E il sindaco di Ocre e quello di Tione degli Abruzzi, che abbiamo consultato, garantiscono infatti che buona parte delle seconde case resteranno vuote, perché i proprietari - in paese tutti sanno i fatti degli altri - non avranno i soldi per completare l'intervento per renderle agibili e abitate, in quanto Ocre e Tione infatti non sono la Costa Smeralda, meta del turismo dei milionari. 

E visto che in quasi tutti i centri storci dei paesi del cratere la buona parte delle abitazioni inagibili sono seconde case, in alcune frazioni anche il 100%,  i paesi sono di fatto condannati ad un declino irreversibile, demografico ed economico.

Perché è grazie a questa popolazione intermittente di non residenti, ma paesani a tutti gli effetti, che lavorano fuori e tornano appena possono in paese, che il bar, l'alimentari, la farmacia e i pochi servizi disponibili, riescono a tirare avanti.

E' grazie ai ''forestieri'' che si riescono ad organizzare eventi l'estate, a sviluppare un pò di turismo e di cultura, momenti preziosi di convivio, di qualità della vita; è grazie a loro, spesso giovani e dinamici, che i vicoli tornano vocianti, che si allenta il malinconico assedio della solitudine e dell'isolamento.  

C'è anche un altro problema: la ricostruzione nei piccoli centri sarà scaglionato, approvati i Piani, nei prossimi dodici anni. 

Riflettiamo: dodici anni.... un'eternità,  per paesi che già vivevano prima del sisma il problema dell'erosione demografica e della marginalizzazione economica.

Spiega ancora un sindaco: ''Nei nostri MAP i terremotati sono in buona parte anziani. Loro a casa con i tempi della ricostruzione prospettati dal governo difficilmente ci torneranno a vivere''.

E dall'altra parte anche i giovani è probabile che avranno poco interesse a rimanere a vivere in Moduli abitativi provvisori di cartongesso (costati quanto il rifacimento della vera casa inagibile), nella periferia di un paese che per anni sarà un cantiere o un mucchio di macerie, dove difficilmente si potrà pensare di aprire un'attività o immaginare razionalmente un futuro per sé e per i propri figli.

Al ministro Fabrizio Barca in occasione dell'assemblea cittadina di piazza duomo, era stato ben spiegato il problema complesso della ricostruzione dei borghi del cratere e del contado aquilano.

Gli era stato prospettato il rischio di una ''ricostruzione senza soggetto'', cioè quello di ricostruire paesi-presepe, come in Irpinia e Umbria, ma senza abitanti, in quanto non si stanno attivando concrete ed efficaci misure per tenere coeso e in vita un già fragilissimo tessuto sociale ed economico. Gl unici veri aiuti, quelli del de minimis, riguardano infatti solo il Comune dell'Aquila.

Ed era era stato anche proposto: finanziamo il rifacimento delle seconde case dei paesi, magari calibrando l'aiuto in base al reddito dei proprietari.

E per quelle seconde case che non vengono quasi mai utilizzate, obblighiamo il proprietario  ad affittare a prezzi politici, pena il mancato finanziamento o l'esproprio, a giovani che contribuiscano alla rivitalizzazione del paese, oppure obblighiamo o incentiviamo a mettere a disposizione questo patrimonio edilizio irrinunciabili per la ricettività turistica o per fini socialmente utili.

Ma forse se non ci vivi in questi paesi, se non ha i imparato ad amarli, se non lotti oramai da tre anni per ricostruirli, non basta essere un Tecnico pluri-laureato per capire ciò che è evidente e di buon senso. 

Filippo Tronca


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