En attendant... Franca, la zona franca

10 Agosto 2011   17:01  

La Zona Franca, una chimera post-sismica che aspettiamo da troppo tempo, perchè? Non è dato saperlo, ma forse è anche un po' colpa nostra.

Analizziamo il problema, l'economia nel cratere è alla paralisi, i quasi due anni di stop delle tasse ci hanno fatto sottovalutare la crisi economica e finaziaria che adesso bussa alla nostra porta.

L'Aquila è una città dalla doppia anima economica, da un lato i lavoratori statali e para statali che formano l'humus commerciale, dall'altra il commercio e pochissima industria. Per decenni questo equilibrio, e l'università, hanno retto le economie cittadine facendo crescere e prosperare un po' tutti e creando una sorta di paradiso a settentrione del Sud Italia.

Il terremoto prima e la crisi poi, hanno rimescolato tutte le carte in tavola.

Oggi abbiamo la consapevolezza che la forbice tra i dipendenti pubblici e i commercianti e artigiani, è sempre più grande, per non parlare dei dipendenti del privato.

Oggi, i direttori delle nostre banche vedono i conti corrente di dipendenti pubblici sempre più rimpinguati e quelli degli altri sempre più erosi.

Questo perchè?

Perchè il dipendente pubblico ha si perso tutto come gli altri, ma ha tenuto il lavoro e gli sgravi, il dipendente privato spesso non ha neanche più il lavoro e quasi sempre ha subito la cassa integrazione, mentre artigiani e commercianti hanno dovuto reinvestire e indebitarsi ancora di più.

Ma tutto questo che centra con la zona franca?

E' bene che tutti sappiano che i nostri delegati alle trattative col Ministero delle Finanze e cioè Gianni Chiodi, o chi per lui, si scontrano quasi sempre con un muro, quello dell'inettitudine di chi gestisce e governa senza tener conto del contesto, ma guardando solo a sterili dati statistici.

Cosa dicono le statistiche? Come più volte ha detto il Commissario Chiodi, dicono che noi abbiamo già avuto tanto e più degli altri terremotati (i più fortunati tra gli sfigati) e che la nostra economia cittadina va più che bene, che le attività hanno riaperto e che i depositi bancari sono di molto aumentati (si parla di qualcosa come 800 milioni di euro in più).

Ecco come pesa adesso il nostro equilibri economico, i cittadini che spendevano, i dipendenti pubblici, non lo fanno più nell'incertezza del domani e se lo fanno comprano solo cose utili e indispensabili, gli altri quelli che lavorano in proprio non guadagnano (anche se generalizzare non è mai corretto visto che, in città, pochi che "hanno fatto 13" ci sono) e che, per riaprire, hanno comunque reinvestito parecchio.

Ecco qual'è il problema ed ecco perchè la forbice tra chi sta bene e chi si avvicina pericolosamente alla povertà, si sta allargando sempre di più.

Ma tutto questo nelle statistiche non c'è, come non c'è la zona franca che potrebbe attrarre nuovi investimenti, creare nuovi posti di lavoro e con quelli far girare un minimo di economia.

Nelle statistiche non ci sono neanche gli investimenti ingenti dei commercianti e degli artigiani che hanno riattivato la loro attività chiedendo prestiti, spendendo i risparmi e che dopo la delocalizzazione dovranno chiudere di nuovo per ricollocarsi negli spazi consentiti dopo la "deregulation" post terremoto.

Infine, nelle statistiche dei burocrati ministeriali non c'è neanche tutta la demagogia politica dei nostri politici a tutti i livelli ed in tutti gli schieramenti che hanno già iniziato una campagna elettorale per conquistare quei 32 scrani e quello più prestigioso, del Sindaco della città che, da sola, rischia di far muovere l'intero PIL italiano.

e la zona franca? Molti dicono sarà "concessione" elettorale, altri dicono tempi tecnici, ma tanto chi ne parla ha lo stipendio da politico, l'unico in grado di farti vivere come se la crisi non esistesse!

Luca Di Giacomantonio


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