Esce "Il Tsa. Tra storia e cronaca", di Antonio Di Muzio

29 Novembre 2014   16:22  

Verra' pubblicato prossimamente da Ricerche&Redazioni il libro del giornalita dell'Aquila Antonio Di Muzio che traccia la storia del Teatro Stabile d'Abruzzo (Tsa), massimo ente teatrale regionale, fiore all'occhiello della cultura in Abruzzo e in Italia. L'opera monumentale - oltre 600 pagine - introdotta dalla scrittrice Dacia Maraini, con la prefazione del professor Ferdinando Taviani, si avvale anche di contributi di illustri studiosi, storici, personaggi e protagonisti di questa grande storia. Quali sono le radici del Tsa? Chi furono i fondatori? Quanto e' stato determinante il ruolo della politica nella nascita del Tsa? I politici si sono serviti del teatro o gli uomini di teatro si sono serviti della politica? Perche' Antonio Calenda abbandono' lo Stabile aquilano? Quanto durarono gli anni d'oro e quanto costarono? Le altre istituzioni culturali hanno beneficiato del ruolo del Tsa? Quando e' iniziata la decadenza? E' possibile rialzarsi e risorgere oppure dopo 51 anni il Tsa si trova a un fatidico bivio? Tanti interrogativi che il libro cerca di risolvere, attingendo alle fonti storiche e scritte, partendo da Amiternum per fare la storia di un teatro e dei teatri del territorio. La storia puntuale della maggiore istituzione culturale d'Abruzzo, conosciuta in tutto il mondo grazie a produzioni, spettacoli e protagonisti che hanno lasciato un segno indelebile. Il libro e' il frutto di una ricerca durata 15 anni, che intreccia le storie del Tsa con il Tadua, l'Atam, l'Uovo e l'Accademia di Belle Arti, fino ai gruppi teatrali istituzionali e non istituzionali nati in modo spontaneo in Abruzzo. Dall'Introduzione di Dacia Maraini si legge, tra l'altro, che "...Antonio Di Muzio e' riuscito a raccontare con chiarezza e precisione le tante storie che girano intorno alla nascita del Tsa. Un'opera completa che racconta successi e flop, grandi personaggi e grandi produzioni. Una pubblicazione molto utile. Anzi, direi necessaria. Un lavoro doveroso, inedito, per un ente che e' stato fiore all'occhiello della cultura teatrale italiana e internazionale. Il nostro e' un paese dalla memoria corta. E invece la memoria e' la nostra coscienza storica, come dice Bergson". 


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