Federalismo, i contenuti del ddl e le ripercussioni sulle regioni

04 Ottobre 2008   17:06  

Il disegno di legge sul federalismo reca una delega per dare attuazione all'articolo 119 della Costituzione, con cui e' stata in particolare stabilita l'autonomia di entrata e di spesa di Comuni, Province, Citta' metropolitane e Regioni, con l'attribuzione a tali enti di tributi propri e di compartecipazioni al gettito di tributi erariali riferibili al loro territorio, oltre ad un fondo perequativo statale, senza vincoli di destinazione, per i territori con minore capacita' fiscale per abitante. Con l'attuazione dell'articolo 119 sara' superato il sistema di finanza regionale e locale ancora improntato a meccanismi di trasferimento, in cui le risorse finanziarie di Regioni ed enti locali non sono stabilite e raccolte dagli enti che erogano i servizi ma derivano loro, in misura significativa, dallo Stato.

In questo modo tuttavia il sistema di finanza derivata non favorisce la responsabilizzazione degli amministratori, ne' il controllo dei cittadini. Inoltre, i trasferimenti si sono spesso realizzati sulla base della spesa storica; e' quindi mancato qualsiasi meccanismo premiante o qualsiasi incentivo all'efficienza. Di conseguenza - si legge nel comunicato del Consiglio dei Ministri - sono venuti a mancare alcuni elementi essenziali per un armonico funzionamento del sistema secondo l'articolo 119: ==> la responsabilizzazione dei centri di spesa; ==> la trasparenza dei meccanismi finanziari; ==> il controllo democratico dei cittadini nei confronti degli eletti e dei propri amministratori pubblici. I punti principali del disegno di legge sul federalismo fiscale sono i seguenti. Nessun aggravio per i cittadini. Il passaggio al nuovo sistema non puo' produrre aggravi del carico fiscale nei confronti dei cittadini; alla maggiore autonomia impositiva di Regioni ed enti locali corrispondera' una riduzione dell'imposizione statale. La pressione fiscale complessiva dovra' anzi ridursi e ad ogni trasferimento di funzioni dallo Stato alle autonomie dovranno corrispondere trasferimenti di personale, in modo da evitare duplicazioni di funzioni o costi aggiuntivi.

Autonomia impositiva. Finisce il sistema di finanza derivata, sulla base della spesa storica, e si passera' gradualmente all'autonomia impositiva ed al criterio dei costi standard: in luogo del finanziamento della spesa storica, che puo' consentire anche sprechi o inefficienze, si fara' riferimento ai costi corrispondenti ad una media buona amministrazione (costi standard). Viene prevista un'effettiva autonomia di entrata e di spesa di Regioni ed enti locali. Ci saranno quindi tributi di cui le amministrazioni regionali e locali potranno determinare autonomamente i contenuti, nella cornice e nei limiti fissati dalle leggi. I tributi dovranno garantire flessibilita', manovrabilita' e territorialita'; le amministrazioni piu' efficienti, che sanno contenere i costi a parita' di servizi, potranno cosi' ridurre i propri tributi. o Le Regioni disporranno, per il finanziamento delle spese connesse ai livelli essenziali delle prestazioni (in specie: sanita', istruzione, assistenza e, in modo analogo, trasporto pubblico locale), di tributi regionali da individuare in base al principio di correlazione tra il tipo di tributo ed il servizio erogato; di una aliquota o addizionale IRPEF; della compartecipazione regionale all'IVA; di quote specifiche del fondo perequativo. In via transitoria, le spese saranno finanziate anche con il gettito dell'IRAP fino alla data della sua sostituzione con altri tributi. Per le altre spese le Regioni disporranno di tributi propri.

I Comuni disporranno di tributi propri derivanti da tributi gia' erariali. In particolare, per le funzioni fondamentali usufruiranno della compartecipazione e dell'addizionale all'IRPEF. Disporranno anche di tributi di scopo legati ad esempio ai flussi turistici o alla mobilita' urbana.

Le Province disporranno di tributi propri e di tributi di scopo; in particolare, le funzioni fondamentali saranno finanziate da una compartecipazione all'IRPEF.

Perequazione. Nel quadro del superamento del criterio della spesa storica, si fara' riferimento ai costi standard; sara' assicurata l'integrale perequazione per gli enti con minore capacita' fiscale per abitante, per le spese riconducibili ai livelli essenziali, per le Regioni, ed alle funzioni fondamentali, per gli enti locali. Il fondo perequativo per i livelli essenziali delle prestazioni sara' alimentato, per le Regioni, dalla compartecipazione all'IVA; per le altre spese dall'addizionale regionale all'IRPEF. La perequazione ridurra' le differenze delle capacita' fiscali senza alterarne l'ordine e senza impedirne la modifica nel tempo secondo l'evoluzione del quadro economico.

Le Regioni potranno ridefinire la perequazione degli enti locali fissata dallo Stato, d'intesa con gli stessi enti.

Garanzie per gli enti locali. I tributi degli enti locali saranno stabiliti dallo Stato o dalla Regione, in quanto titolari del potere legislativo, con garanzia di un significativo margine di flessibilita' e nel rispetto dell'autonomia propria dell'ente locale, il quale disporra' di compartecipazioni al gettito di tributi erariali e regionali, a garanzia della sua stabilita'.

Citta' metropolitane e Roma capitale. Sono previste specifiche disposizioni per le aree metropolitane, la cui autonomia di entrata e di spesa dovra' essere commisurata alla complessita' delle piu' ampie funzioni. Con specifico decreto legislativo sara' disciplinata l'attribuzione delle risorse alla citta' di Roma, conseguenti al ruolo di Capitale della Repubblica e sara' inoltre disciplinata l'attribuzione a Roma di un proprio patrimonio. Il Consiglio dei Ministri ha gia' autorizzato la presentazione dei un'apposito emendamento su tale problematica. Coordinamento dei diversi livelli di governo. Dovra' essere garantita la trasparenza delle diverse capacita' fiscali per abitante prima e dopo la perequazione, in modo da rendere evidente i diversi flussi finanziari tra gli enti; e' stabilito il concorso all'osservanza del patto di stabilita' per ciascuna Regione e ciascun ente locale nonche' l'introduzione a favore degli enti piu' virtuosi e meno virtuosi di un sistema rispettivamente premiante e sanzionatorio.  Attuazione dell'articolo 119, quinto e sesto comma, della Costituzione. E' prevista una specifica disciplina per l'attribuzione di risorse aggiuntive ed interventi speciali in favore di determinati enti locali e Regioni; gli interventi sono finanziati con contributi speciali dal bilancio dello Stato, con i finanziamenti dell'Unione europea e con i cofinanziamenti nazionali. E' prevista anche la possibilita' di forme di fiscalita' di sviluppo. Viene data inoltre attuazione al sesto comma dell'articolo 119 sul trasferimento di beni dallo Stato al patrimonio di Regioni ed enti locali.

Sedi di coordinamento. Si prevede per la prima fase attuativa l'istituzione di una Commissione paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale, della quale faranno parte i rappresentanti dei diversi livelli istituzionali. La Commissione dovra' raccogliere ed elaborare i dati in vista della predisposizione dei decreti legislativi da parte del Governo, in un quadro di complessiva collaborazione e condivisione tra Stato, Regioni ed enti locali. Sull'esempio di importanti Paesi europei di ispirazione federale (Spagna, Germania), si prevede poi l'istituzione di una cabina di regia (denominata "Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica"), quale sede condivisa tra tutti gli attori istituzionali coinvolti, con funzioni di verifica del funzionamento del nuovo sistema a regime e del corretto utilizzo del fondo perequativo.

Regioni speciali. I decreti di attuazione dei rispettivi Statuti dovranno assicurare il concorso delle Regioni speciali al conseguimento degli obiettivi di perequazione e di solidarieta' ed all'esercizio dei diritti e doveri da essi derivanti. Specifiche modalita' saranno individuate per le Regioni a statuto speciale i cui livelli di reddito pro-capite siano inferiori alla media nazionale.

Fase transitoria. Saranno garantite: - la gradualita' del passaggio, in modo non traumatico, dal vecchio sistema basato sulla spesa storica al nuovo sistema fondato sul criterio dei costi standard; - la sostenibilita' del passaggio da parte di tutti i soggetti istituzionali; - la congruita' delle risorse a disposizione di ogni livello di governo. Salvaguardia. L'attuazione della legge deve essere compatibile con gli impegni finanziari assunti con il patto europeo di stabilita' e crescita. Le maggiori risorse finanziarie rese disponibili a seguito della riduzione delle spese determineranno una riduzione della pressione fiscale dei diversi livelli di Governo.


DOMENICI: UN IMPORTANTE PASSO IN AVANTI. PROSEGUIRE LA CONCERTAZIONE

"L'accordo siglato ieri alla Presidenza del Consiglio ha consentito l'approvazione del decreto che interviene sulle questioni irrisolte che gravavano sui bilanci comunali". E' quanto afferma Leonardo Domenici, Presidente Anci sul federalismo fiscale invitando a proseguire la concertazione. "Si tratta - ha aggiunto - di un importante passo in avanti perche' grazie ad esso saranno garantiti 585 milioni per l'integrazione Ici rurale 2007 e circa 700 milioni per l'Ici rurale 2008, nonche' 260 milioni di integrazione per l'Ici prima casa: a questo punto ci aspettiamo che tutti gli impegni assunti ieri dal Presidente del Consiglio siano rispettati anche attraverso interventi in Finanziaria o in altri provvedimenti e che, in particolare, i 260 milioni di euro per l'Ici sulla prima casa siano erogati con la tranche di dicembre prossimo". "Per quanto riguarda poi la approvazione del disegno di legge sul Federalismo fiscale - ha commentato Domenici - essa rappresenta l'esito di un primo e fattivo confronto svoltosi in queste settimane con i Ministri Calderoli e Fitto, improntato alla ricerca di un futuro assetto finanziario equilibrato e sostenibile. Abbiamo lavorato per risolvere alcuni dei nodi principali, sino alla Conferenza Unificata di ieri sera dove sono stati accolti alcuni importanti emendamenti riguardanti i rapporti finanziari Stato-Comuni". "Ora inizia il confronto in Parlamento, una fase complessa durante la quale bisognera' entrare nel merito delle questioni che il Federalismo fiscale pone sul tappeto, avendo nel contempo le necessarie assicurazioni per una attuazione condivisa dei decreti delegati e prevedendo un 'incardinamento' parlamentare che contempli il costante coinvolgimento delle Autonomie. Crediamo - ha concluso Domenici - che il federalismo fiscale sia il motore del Federalismo istituzionale, a cui e' urgente porre mano, per evitare che diventi un onore per alcuni ed un onere per altri e soprattutto per evitare che non impoverisca i cittadini in termini di soddisfacimento dei diritti e di qualita' dei servizi".

ERRANI: LE REGIONI VOGLIONO IL FEDERALISMO FISCALE

Il varo del disegno di legge delega sul federalismo fiscale da parte del Consiglio dei Ministri di oggi "e' solo il primo passo di un cammino lungo e impegnativo e i toni da propaganda allontanano dalla meta". Lo ha affermato il presidente della conferenza delle Regioni, Vasco Errani. "Le regioni vogliono il federalismo fiscale ma non vogliono 'bufale'. Abbiamo per primi proposto un documento unitario sul federalismo fiscale i cui contenuti, nel corso del confronto istituzionale, sono stati recepiti dal Governo, e questo e' positivo. Ora - ha aggiunto Errani - e' il momento di mettersi al lavoro e sarebbe bene programmare questo lavoro che deve concludersi in un arco di tempo limitato, sono sufficienti 12 mesi come hanno chiesto le Regioni, anche per evitare che il riassetto delle istituzioni diventi il terreno ideale per la propaganda". Quanto alla condivisione dei principi "e' una condizione importante, ma non sufficiente e non rappresenta - come ha scritto la Conferenza delle Regioni nel documento fornito ieri al Governo - una "delega in bianco'. I toni enfatici o retorici - ha concluso Vasco Errani - non servono a fare chiarezza, quella chiarezza che le regioni chiedono a partire dai numeri, dalle risorse in campo e dalle garanzie necessarie per assicurare diritti fondamentali, in campi come la sanita' e l'assistenza sociale, in ogni zona del Paese".

FITTO: ABBIAMO UTILIZZATO IL METODO DEL CONFRONTO

"Partiamo con un testo condiviso e da principi condivisi e questo e' un fatto storico. Sara' una grande riforma per tutto il paese e anche per la qualificazione della spesa. Auspico che il consenso avuto con tutte le autonomie locali possa proseguire anche in Parlamento". Lo ha detto il ministro per i Rapporti con le Regioni, Raffaele Fitto, nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri. Secondo il titolare del dicastero di via della Stamperia "abbiamo utilizzato il metodo del confronto e credo che ora si potra' continuare a lavorare su un percorso condiviso". Il provvedimento che ha ottenuto oggi il via libera dall'Esecutivo "allontanera' anche il rischio di differenziazione" per le diverse aree del paese.


Oroscopo del Giorno powered by oroscopoore