Festa e riti del Majo domenica 1° maggio a Torrevecchia Teatina

28 Aprile 2016   11:34  

Il Majo è la festa della Natura che rinasce in armonia con l’uomo. E’ una tradizione popolare che sarà riproposta domenica primo maggio a Torrevecchia Teatina con tutti i riti ad essa collegati.

“La manifestazione inizierà alle 10 del mattino nel parco pubblico situato alle spalle del palazzo baronale – spiega il professor Francesco Stoppa, presidente della CTT che ripropone Il Majo - con gli antichi riti di propiziazione, balli, canti e proseguirà con la preparazione in pubblico delle lessagne: cibo magico e rituale che contiene tre volte sette legumi, verdure e paste (virtù teramane) oppure nove tipi di legumi e nove di verdure più altri nove poiché il nove, in Frentania, era il numero sacro per eccellenza e presenta un valore germinativo, di auspicio. Virtu , Lessàme, Granati o Li dsiffitelli sono varianti della stessa zuppa di legumi, verdure, pasta e carne.

Si prepara nel gran “callaro” in rame, all’aperto, e si serve insieme al vino e alla pizza di granturco, a dolcetti e altre cose tra cui i fichi carracini.

Il piatto va preparato fornendo coralmente gli ingredienti già cotti, ripassati e tenuti in caldo, aggiungendo brodo, viene servito da mezzogiorno fino alla sera”.

Alla preparazione del lessagne saranno chiamati a partecipare tutti i presenti proprio per trasmettere un’usanza che rischia di andare persa.

Una volta terminati le operazioni legate la cibo si consumerà il pranzo, sempre all’interno del parco tra balli e canti della tradizione popolare abruzzese e con la musica del maestro Adorino Graziani e dei suoi studenti di organetto.

Alle 15 si terrà la rappresentazione del San Giorgio che sconfigge il drago, alle 17, invece, sarà la volta del colorato, festoso e rumoroso corteo del Majo, dove le donne e gli uomini, con i colorati abiti abruzzesi, aggiungeranno dei lunghi e colorati nastri di raso ai propri cappelli e indosseranno ghirlande fatte di fiori ed erbe del periodo che simboleggiano il risveglio della natura, la fine della stagione fredda, il ritorno della luce del sole e la germinazione vegetale in un vero e proprio inno alla vita e alla natura.

La festa terminerà alle 18 con la bruciatura in piazza del fantoccio del Majo: anche in questo caso si tratta di un simbolo importante.

“La società agropastorale dava un duplice valore a queste feste: quello simbolico della rappresentazione della transizione primaverile e quello sociale dei principi tribali e del senso della loro fatica nei campi – dice il professor Francesco Stoppa che presiede la Ctt composta dalle associazioni Ramajetto, Fontevecchia e Teatro del Sangro -.

Maggio deriva da Maja, madre di Mercurio che simboleggia la Terra alla quale si rendevano sacrifici in questo mese.

Maio è anche la pianta dai grappoli fioriti gialla che si piantava nelle calende di maggio davanti alla porta della innamorata; anche il nome Majella deriva dal diminutivo Majo.

Questa festa si celebrava negli Abruzzi con una ritualità particolarmente suggestiva e carica di significati simbolici: uomini e donne si adornano con virgulti vegetali e fiori come i loro antenati romani.

Il canto pantomimico tradizionale associato al Majo è il Canto dei Mesi.

Dodici personaggi (mesciarule) rappresentano altrettanti mesi, compreso il Majo, intonano il canto con al centro una tredicesima figura che simboleggia l’anno.

I 12 mesi descrivono e vantano le proprie caratteristiche mentre l’anno li ammonisce sulla loro caducità ricordandogli che devono lasciar posto uno all’altro senza tregua.

Il ballo del Palo di Majo si esegue in cerchio, la figura geometrica più sacra per definire uno spazio in cui si compie l’azione magica dell’intreccio e dello streccio.

Il palo centrale rappresenta un fallo fiorito nonché elemento di congiunzione tra cielo e terra, attorno al quale pendono coppie nastri (laccë).

I nastri vengono impugnati dai maschi ed offerti alle femmine e le coppie passano alternativamente al di sotto e al di sopra dei laccë rappresentando il tumultuoso sbocciare e il rigoglio della vegetazione.

I ballerini operano una funzione magica uguale e contraria, il legare e lo slegare serve a predire l’andamento della stagione e del raccolto e, in parallelo, l’andamento della vita e della fecondità delle coppie)”.

 


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