Forum di Salute mentale, intervista a Gino Falcone

22 Maggio 2007   14:46  

A conclusione dell´importante Forum di Salute Mentale svoltosi a L´Aquila il 20 maggio pubblichiamo le importanti dichiarazioni di Gino Falcone esponente del Forum. La Asl dell’Aquila sta realizzando politiche locali di salute mentale efficaci, ovvero sistemi di servizi coerenti e coesi che rispondono alle esigenze della popolazione, si stanno portando avanti moltissime esperienze che evidenziano le “buone pratiche” spesso con grande difficoltà ma con successo, anche attraverso programmi di reinsirimento lavorativo, in collaborazione con la ccoperazione sociale, il Centro Diurno Psichiatrico, la Asl tutta. una rete di dervizi che mette al centro la persona e i suoi bisogni, quelli reali, la casa, il lavoro, le relazioni. Oggi non è più vero che nella nostra città i servizi di salute mentale non ci sono o non hanno risorse, il problema qui a l’aquila è quello della qualità dei servizi, del tipo di risorse e dell’uso che di tali risorse si fa. Si avverte sia tra la popolazione sia tra gli operatori della salute mentale la necessità di una svolta culturale e politica; è necessario rilanciare i servizi di salute mentale, contrastando il binomio ambulatorio e posto letto in favore di un sistema articolato di presidi che devono esistere sul territorio, come il sistema microaree la cui sperimentazione finanziata dall’Assessore Betty Mura della Regione Abruzzo partirà a breve. Un sistema di servizi che non interrompano i rapporti sociali della gente. Occorre includere la salute mentale tra i livelli essenziali di assistenza e garantire parametri qualitativi definiti. È urgente, continua Gino Falcone ricomporre sanitario e sociale, l’integrazione tra questi aspetti nasce dalla capacità degli operatori della salute mentale di L’Aquila, dalle esigenze espresse anche al forum dalle persone, dalle risorse della comunità, costruendo insieme percorsi di uscita dalla sofferenza e dal disagio. L’aquila lo sta facendo, dimostrando come il sociale con la sua irruzione nel sanitario dia risultati sostenibili conseguendo consensi. Al forum di sabato è intervenuto anche il Prof. Massimo Casacchia illustre docente universitario e direttore dell’ S.P.D.C. di L’Aquila, che afferma che è possibile a L’Aquila aprire le porte del reparto: come miglioramento continuo di qualità dei servizi offerti dal reparto, il prof. Casacchia propone una sperimentazione della durata di sei mesi convinto che a L’Aquila ciò sia possibile anche grazie a un sistema integrato che collabori con il reparto per far sì che ciò avvenga. Raccolgo positivamente le affermazioni del Prof. Casacchia e affermo che parlare di salute mentale acquista un senso perché la rete ospedaliera sul piano tecnico gestionale lascia intravedere elementi che possono contribuire alla costituzione di un modello originale sul territorio aquilano. Altro tema del forum è stato la contenzione fisica e farmacologia. Pur riconoscendo che a L’Aquila tali sistemi non sono praticati, la contenzione del paziente psichiatrico, checché se ne dica, è un atto antiterapeutico. Si tratta di una violenza privata ad una persona che ha bisogno di aiuto, comprensione, eventualmente anche di una "holding", ma mai di essere legato al letto con cinghie o altro che spostino la relazione terapeutica all´infuori di ogni relazione. Il paziente non abbisogna di uno strumento che sposti il controllo dalla relazione ad una cinghia. La contenzione è semplicemente una tortura. Negli USA sono stati condannati i militari che avevano torturato dei prigionieri. Anch´essi avevano invocato un supposto "stato di necessità". Il Tribunale Militare ha risposto che nessuno stato di necessità poteva legittimare una tortura. La contenzione è un maltrattamento. Dicono che la Corte di Cassazione avrebbe, sia pure indirettamente, legittimato la contenzione fisica. Per chi non ci crede, la contenzione si può superare con l´impegno forte. Questa è la nostra risposta alla Corte di Cassazione. Certo che non legare è difficile. Ma non impossibile. Anzi, è possibile. È possibilissimo. In diversi SPDC d´Italia non si lega e si gestiscono con la porta aperta. In molti altri la porta rimane ancora chiusa ma almeno non si lega. Certo che contenere semplifica molte cose sul lavoro in SPDC. Permette anche di ridurre più facilmente il personale. Il letto di contenzione diventa come il letto di Procuste. Tutti i pazienti devono diventare eguali. Il letto di contenzione consente di trattare in SPDC tutti allo stesso modo. Uguaglianza preformata. Il superamento della contenzione è una di quelle misure che si comprende quando la si attua. Il personale che ci prova non vuole più tornare indietro. Legare i pazienti è umiliante e pericoloso. Aumenta il livello della tensione in reparto e aumenta il rischio di colluttazioni. I pazienti si difendono. Non amano essere legati, e si capisce. La 626, la legge sulla sicurezza sul lavoro, dovrebbe prescrivere a tutti gli SPDC di abolire la contenzione, in quanto rappresenta una "falsa" sicurezza sul lavoro. Solo abbandonando la contenzione si potrà dire di superare la parte ancora più manicomiale del circuito dei Servizi di Salute Mentale. E se in un circuito nel suo complesso permane ancora un ambito dove si isola, si rinchiude, si lega, questo getta discredito su tutto il resto del circuito. Provare per credere. Gino Falcone


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