Gaza: Battista il bombarolo e il dolore muto di Dacia Maraini

Fermate la strage degli innocenti

08 Gennaio 2009   15:42  

Pierluigi Battista, nell'ennesimo e virile editoriale sul Corriere della sera, torna sulla tragedia in atto a Gaza per mettere in guardia dalla "retorica della tregua" propria delle "anime belle". Sottolinea "la legittimità di una reazione da parte di Israele a un evidente torto di Hamas", che tra l'altro usa "le sue donne e dei suoi bambini come altrettanti scudi umani dietro cui mimetizzare bunker e depositi di armi".
Battista attacca anche l'Onu, per fortuna solo con le parole,  perché "dovrebbe indicare in cosa consista esattamente l’alternativa alla guerra e all’intervento militare."

Argomenta inoltre con disincantato, ma compiaciuto realismo, il nostro Battista: "Anche i civili massacrati nelle guerre di Baghdad e di Beirut, di Kabul e di Belgrado richiamavano l’urgenza di una tregua" . Concede Battista: "Per fortuna è passato il tempo in cui anche gli intellettuali più sensibili cantavano l’ebbrezza bellica, l’estetica della guerra, la mistica della morte, la poesia del combattimento"

Forse, verrebbe da aggiungere, di intellettuali di tal fatta, gratta gratta, è rimasto solo Battista, che preferisce spendere le sue autorevoli parole non contro i carnefici, ma contro la "ripetitiva monotonia" di chi chiede il cessate il fuoco, i tavoli della pace, le conferenze internazionali per il dialogo, i corridoi umanitari. Tutto inutile, rivela Battista, con Hamas non si ragiona, non vuole la tregua. E allora la guerra santa di Israele è giustificata.  Obama, Sarkozy, e qualche altro miliardo di persone sparse per il mondo possono mettersi il cuore in pace.

Evidentemente l'odore della polvere da sparo a Battista fa l'effetto del viagra. E a leggerle con attenzione, le sue parole fanno il paio con quelle, sconcertanti, dell'ambasciatore di Israele il quale è arrivato ad affermare che l'esercito del suo Paese non ha colpa della carneficina causata dal bombardamento dell'edificio dell'Onu nel quale avevano trovato rifugio cittadini indifesi che non sapevano dove altro scappare, essendo Gaza una grande prigione. "Dentro si erano rifugiati dei terroristi" ha spiegato algido l'ambasciatore, e dunque vien da sè, la scuola è diventato un obiettivo militare da radere al suolo con gli effetti collaterali in esso contenuti.
Portando all'estremo questa logica, in Italia la camorra potrebbe essere annientata radendo al suolo con "bombardamenti legalitari" interi quartieri di Napoli, o località ad alta densità criminale come Casal di Principe. Si potrebbe poi  far saltare in aria con il tritolo una moschea, nel caso in essa stia pregando anche un pericoloso terrorista islamico. Che è poi la logica portata avanti per anni dal peggior presidente degli Stati Uniti di tutti i tempi, con la sua folle guerra in Iraq e Afghanistan.

Nell'inferno di Gaza sono stati assassinati finora 702 palestinesi, di cui 220 bambini, i feriti sono 3.100, molti hanno subito mutilazioni. Tanti bambini sono impazziti per la paura. Ci chiediamo se Battista ritiene questa mera affermazione fattuale assimilabile alla melensa e improduttiva "retorica della tregua". Erano costoro tutti "scudi umani dietro cui mimetizzare bunker e depositi di armi"? E  se pure fosse? Con quali contorsioni argomentative Battista, che ha pure una certa età, può seriamente affermare che uccidere 200 bambini è una legittima difesa da parte di Israele?

Comunque sia, da orgogliose anime belle, pubblichiamo un articolo di Dacia Maraini, scrittrice e abruzzese di adozione, tratto da www.ilmattino.it

(FT)

IL DOLORE MUTO 

di Dacia Maraini


Tre, cinque giovani uomini camminano portando in braccio dei bambini avvolti in lenzuoli bianchi. Li tengono riparati come per difenderli dal freddo e dal vento, camminando in mezzo ai detriti. Ma da come cadono all’indietro le piccole teste sulle braccia dei giovani padri si capisce che quei bambini sono morti.

Due, tre donne se ne stanno sedute in quella che si indovina essere un’aula scolastica, con le pareti tappezzate di disegni infantili dai colori squillanti. Le donne stringono al petto dei fagotti avvolti in coperte colorate. Lì per lì potrebbero essere prese per delle madri che tengono in braccio i figli addormentati. Ma dal colore livido delle facce si capisce che sono bambini senza vita.

I giovani uomini camminano verso qualcosa che potrebbe essere una tomba, seguiti da altri uomini. Non gridano, non danno segno di dolore. Le donne nell’aula scolastica anche loro se ne stanno composte, sedute immobili con la testa china, i volti seri coperti da fazzoletti a fiori bianchi e neri.

Sono due fotografie che prendono a pugni lo stomaco, uscite sui giornali più popolari. Cosa ci dicono queste fotografie? Che il mondo sta uccidendo i suoi piccoli. Un segno che, quando appare nell’universo animale, è sintomo di una volontà di suicidio della specie. Uccidere bambini vuol dire sopprimere il futuro. E sopprimere il futuro vuol dire togliere di mezzo la speranza e la gioia di vivere.

Sappiamo quanto sia complicata e difficile questa guerra. Sappiamo che Israele è un Paese minacciato, non tanto dai palestinesi quanto da gran parte dei Paesi islamici, soprattutto dall’Iran che ha dichiarato più volte di volerla distruggere. Certamente questo crea un irrigidimento della difesa ad oltranza. Ma sinceramente non crediamo che i bombardamenti ciechi che uccidono tanti civili, colpevoli solo di abitare in quella piccola striscia, sia un buon sistema per risolvere la questione.

Una prova di forza, lo capiamo. Ma quanto la forza militare riesce a risolvere le cose? Sono riuscite le bombe a pacificare un Paese come l’Iraq? Sono riuscite le bombe a liberare l’Afghanistan dai tirannici Talebani? La risposta abbastanza evidente è no. Possibile che queste esperienze recentissime non abbiano insegnato niente a un Paese civile come Israele?

Per fortuna molti israeliani in questi giorni stanno protestando contro questi bombardamenti. E non sono solo intellettuali, ma gente comune, di tutte le classi e tutte le età. I bombardamenti oltre che micidiali sono inutili. Più che inutili, decisamente dannosi per il futuro del Paese. Ognuno di questi bambini è un motivo di risentimento in più, un motivo di rabbia e uno sprone all’odio. Come non capire questo semplice meccanismo di causa ed effetto?

Qualcuno ha parlato di ingenuità. Sono ingenui i pacifisti, si dice. Il mondo procede solo per rapporti di forza. Quindi è inutile fare i buonisti quando tutto è rapina, dominio, vendetta, voglia di distruzione. Si salva solo chi si mostra più forte.

Ammettiamo che sia così. Che il mondo sia regolato solo dai rapporti di forza. E allora io dico che Israele sottovaluta pericolosamente la forza di quei piccoli corpi morti che colpiscono l’immaginazione di chi guarda. L’immaginazione ha una forza che non possiede nessuna bomba, nessun fucile, nessun razzo al mondo. L’immaginazione partorisce dolore. Il dolore partorisce giudizio. Il giudizio partorisce indignazione. La grande madre immaginazione, anche quando se ne sta nascosta e silenziosa, alla lunga non può che vincere sulla palese brutale forza degli esplosivi.

 


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