Gizzi torna a parlare: "Non mi aspettavo la cacciata dal cda dell'Aquila"

"Dal calcio ho avuto solo guai. I Casalesi? Mai incontrati"

25 Agosto 2014   10:08  

E' uno dei principali indagati nell'ambito dell'inchiesta sulle presunte infiltrazioni camorristiche negli appalti della ricostruzione post-terremoto dell'Aquila, esplosa in tutto il suo fragore circa due mesi fa.

Ora, dalla sua casa di Pineto dove sta osservando l'obbligo di dimora, Elio Gizzi è tornato a parlare della vicenda ed anche della sua esperienza alla guida dell'Aquila Calcio in un'intervista rilasciata al quotididiano il Centro.

"Quando, a giugno 2013, ebbi una perquisizione, non immaginavo che un anno dopo ci sarebbe stato un atto così forte" - ha affermato l'imprenditore - "ed invece lo scorso 25 giugno mi hanno arrestato, facendomi crollare il mondo addosso. Non appena ho saputo il motivo per cui ero indagato, ho tentato di riprendere i cantieri dove stava Di Tella in via Australia e via Avezzano, e ci siamo riusciti solo dopo diverso tempo e ricorrendo a varie denunce".

Quanto al rapporto di lavoro con Di Tella, Gizzi ha voluto chiarire di essersi fidato poiché "benché fosse di fuori, era ben radicato nel tessuto imprenditoriale aquilano da circa 30 anni e non c'erano mai state chiacchiere su di lui. Pe me lavorare con il suo gruppo sembrava anzi una garanzia, ed in ogni lavoro privato gli imprenditori ricorrono ai subappaltatori per assumere altri operai. Con i miei dipendenti ho sempre avuto rapporti corretti, se non di amicizia, e mai avrei potuto immaginare di poter essere accusato di sfruttamento o estorsione nei loro confronti. Per chi, come me, ha fondato tutta la propria vita sull'onestà, fa male sentirsi sospettato di avere avuto collegamenti coi Casalesi. Ho dovuto trascorrere un mese di domiciliari: è stato terribile, devo ringraziare mia moglie ed i miei figli per essermi stati sempre accanto, anche perché hanno dovuto vivere anche loro quello che ho vissuto io".

Quanto al calcio, Gizzi ha assicurato che è un capitolo da considerarsi chiuso, ed ha colto l'occasione per lanciare alcune frecciate all'indirizzo del cda dell'Aquila Calcio: "Sono entrato in Lega come consigliere per meriti, e se L'Aquila gode di un'immagine positiva nel panorama calcistico italiano lo deve ai sette anni di mia gestione. Io, invece, dal calcio ho avuto solo guai: mi ha fatto molto male essere cacciato dal cda lo scorso 27 giugno, non me lo aspettavo. La vicenda nulla aveva a che vedere col calcio, ed i dirigenti, pur avendo preso tale decisione in buona fede, sono andati nel panico ed hanno agito in maniera affrettata. Del resto, bastava informarsi: io avevo solo la delega per la firma degli assegni, il legale rappresentante è il presidente".

"Mai ho voluto mettere nei guai il club, che considero una mia creatura" - ha aggiunto l'ex presidente rossoblù in conclusione - "ma col calcio ho chiuso. Ora è tempo di dedicarmi alla mia famiglia ed alla mia attività".


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