Gli aquilani che dicono basta a Sant'Agnese, alle lingue zozze e alle lime sorde

Viva il parlar bene e mai alle spalle

04 Gennaio 2012   12:27  

Il 21 di gennaio si avvicina e come ogni anno a L'Aquila fervono i preparativi per Sant'Agnese, la festa delle lingue lunghe, una celebrazione molto locale della maldicenza, che però non senza contorsioni storico-epistemologiche, viene rivalutata come ''critica del potere'', il ''dire il male'', accostandola niente popò di meno che alla parresia aristotelica. 

Poco a che  vedere insomma con quel truce vizio, proprio dei servi, dei portaprosciutti al potente di turno, degli ipocriti inetti, dei vigliacchi, del parlare male e alle spalle,  dell'essere falsi e doppi con il prossimo, del non aver mai il coraggio delle proprie opinioni dicendo le cose in faccia, a testa alta e con orgoglio.

Queste le nobili e quasi rivoluzionarie origini della maldicenza aquilana secondo le linguacciute congreghe:

''Ci troviamo intorno al 1300 o giù di lì e pensate un po' quale era il passatempo preferito di alcuni borghesi di quel periodo? Ebbene, questi signori si riunivano vicino la Porta Rivera o più precisamente vicino il monumento della "Fontana delle 99 Cannelle", magari davanti a un buon bicchiere di vino per parlare del più e del meno, ma anche di politica, di donne e delle corna, di fatti e misfatti accaduti a conoscenti o a persone mai incontrate o mai esistite! Ebbene si, era il loro passatempo preferito, e non risparmiavano proprio nessuno, ma la cosa era poco gradita agli allora governanti, che stanchi di essere presi di mira e stufi delle lamentele che continuamente arrivavano dai signorotti, si videro costretti a prendere una drastica decisione. Ecco che arriva la sentenza: il gruppo di "amici" viene bandito dalla ridente cittadina, e per essere sicuri di non averne più a che fare, viene decisa la pena morte al loro eventuale rientro''

Una tradizione o sedicente tale che però non convince un numero crescente di aquilani, che ora su facebook, con il gruppo Sant'Agnese NO GRAZIE si stanno organizzando per dissentire con forza dalla prossima edizione

Questo l'appello-manifesto:

''Una alternativa semiseria per tutti quelli che hanno in odio il pettegolezzo e la maldicenza elevati a sistema di vita. Se non vi piace festeggiare sant'Agnese, se non vi sentite "Lima Sorda", "Mamma degli cazzi deji atri" o ridicolaggini di questo tipo potremmo organizzare una cena alternativa, in quella o in un altra data che definiremo insieme, per parlare esclusivamente dei fatti NOSTRI!''

Questi alcuni post che bene esprimono il punto di vista degli aquilani fans del parlar bene e davanti.

''Era l'inverno di tre anni fa. Lo sciame ci ricordava ancora le api, Giuliani era ancora solo un salumificio, avevamo una gran voglia di parlar bene di noi. Nacque questa grande esperienza. Doveva essere la fine della maldicenza. Lo sarà.''

''NO alla tristezza di questa usanza aquilana.. Baci!''

''La maldicenza sai, è come il vento. E non è un vanto. Non c'è niente da recuperare. Abolire! Sta arrivando la stagione del parlar bene e dell'incoraggiamento. Primo punto del programma: Punire severamente le espressioni esso quissu e quissu essu, con pene che prevedano perfino la visione obbligatoria di Porta a Porta. Lo so, Bruno Vespa è un concittadino, ma di lui, eccezionalmente, se ne voglia parlar male.''

''Negli ultimi anni è stato snaturato il senso popolarmente conviviale e picaresco (diciamo così) di una limitata festicciola tutta locale, delle cui origini c'è massima incertezza, ma sicuramente non blasonate! Una bella festa goliardica da consumarsi esclusivamente tra amici è diventata una passerella per tromboni e trombati, per (più o meno) potentati e loro servitori/adulatori...La S. Agnese andrebbe ricondotta a quello che è, una festa di una sola serata e niente più, con una bella cena e molta aquilana invettiva da consumarsi al momento.'

Quindi da me sicuramente un NO GRAZIE a questo farsesco tentativo di elevare di rango il pettegolezzo (xchè questo è la S. Agnese, altro che nobile maldicenza) che sicuramente fa ridere nelle sedi sue proprie (la bettola) e fa molto incaxxare quando la si cerca di istituzionalizzare per avere, come al solito, vuoti e infimi riconoscimenti''


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