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Molti, troppi neo-assunti del concorsone, provenienti da tutta Italia, e assegnati alle pratiche della ricostruzione dei 50 e rotti comuni del cratere sismico, non vogliono restare a lavorare negli uffici periferici e a vivere nei piccoli paesi.
Fanno dunque domanda di trasferimento nel capoluogo L'Aquila. In questo modo gli organici degli uffici periferici restano sguarniti, in attesa di trovare i sostituti scorrendo le graduatorie.
E ciò determina un ritardo ulteriore all'iter burocratico della ricostruzione.
Accade anche questo nel post-terremoto aquilano, e lo conferma amareggiato al nostro microfono Emilio Nusca, coordinatore dei sindaci del cratere sismico.
Chissà, forse i precari aquilani che a seguito del concorsone si sono ritrovati disoccupati oltre che terremotati, e ora in alcuni casi sono emigrati, avrebbero avuto, oltre alle competenze acquisite sul campo, un maggiore amore ed empatia, nei confronti della loro terra da ricostruire.
Filippo Tronca