Grandi Rischi, Renza Bucci: Gli esperti non andranno in galera, ma si sono messi nel nostro dolore?

26 Settembre 2012   13:08  

Quattro anni di reclusione con l'accusa di omicidio colposo, disastro colposo, e lesioni colpose, è la pena chiesta, per ciascuno dei sette imputati, dai Pm Fabio Picuti e Roberta D'Avolio al termine della lunghissima requisitoria durante il Processo alla Commissione Grandi Rischi.

In particolare i Pm hanno chiesto la condanna dei sette esperti della Commissione che si riunì a L'Aquila il 31 marzo 2009, per la morte di 29 persone: Silvana Alloggia, Giovanna Berardini, Anna Berardina Bonanni, Claudia Carosi, Elvezia Ciancarelli, Adalgisa Cicchetti, Davide Cinque, Matteo Cinque, Alessandra Cora, Antonella Cora, Claudio Fioravanti, Maria Pia Germinelli, Giuseppina Germinelli, Micaela Germinelli, Rosa Germinelli, Francesco Giugno, Luigi Giugno, Jussein Hamadi, Franca Ianni, Vezio Liberati, Patrizia Massimino, Domenico Parisse, Maria Paola Parisse, Ilaria Placentini, Ilaria Rambaldi, Annamaria Russo, Claudia Spaziani, Paola Tomei, Daniela Vicini e Fabrizia Vittorini.

Abbiamo incontrato uno dei parenti delle vittime, Renza Bucci che il 6 aprile 2009 ha perso la figlia Giovanna Berardini (31 anni), il genero Luigi Giugno (35), il nipotino Francesco che portava il nome del nonno e non aveva ancora due anni. E poi Giorgia, l'angelo che doveva nascere. Sono andati via per sempre, morti in via Fortebraccio.

Renza racconta le prime impressioni: "A me la sentenza non darà nulla, ma spero sia di monito per chi come la Commissione Grandi Rischi, deve comunicare con i cittadini."

Sentire il nome della figlia e dei suoi familiari tra i morti il cui decesso è collegabile alle scelte della Commissione Grandi rischi, per Renza è stata una pugnlata.

"Picuti nella requisitoria è stato eccezionale: ha parlato per 10 ore, ricollegando storie, ci ha messo molto cuore."

Renza con grande consapevolezza dice: "La richiesta dei Pm sarà certamente ridimensionata" e aggiunge "questi esperti sono spessi taciturni, preoccupati. Sono padri nonni, hanno provato a mettersi nel nostro dolore? Questo, a prescindere dalla sentenza visto che nessuno andrà in prigione, questo mi sembra una forma di scusa."

I sette alla sbarra sono Franco Bartoberi, presidente vicario della commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione civile, Enzo Boschi, all'epoca presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all'Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile.

Renza sottolinea quello che altri hanno sottolineato prima di lei, una città spesso distante: "Tanti con me sono attenti, però la maggior parte degli aquilani stanno pensando ad approffitare, forse i nostri morti danno fastidio. Questo è un processo epocale, come epocale è stata la nostra tragedia, anche se non hai avuto vittime, vuoi venire a renderti conto di cosa sta succedendo nella città?"

di Barbara Bologna

 


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