Grandi rischi, Cialente giustifica gli esperti ma si infila in un tunnel

08 Dicembre 2011   11:55  

È controcorrente la posizione del sindaco Massimo Cialente, ascoltato al processo a carico dei sette componenti della Commissione Grandi rischi, su quello che gli esperti comunicarono alla popolazione aquilana in apprensione dopo mesi di sciame sismico.

“Dopo avere parlato con gli esperti mi resi conto che in nessun caso essi avrebbero potuto fornire risposte precise alla domanda che i cittadini si ponevano su cosa sarebbe potuto succedere visto che i terremoti non sono prevedibili”. È uno dei passaggi della deposizione che ha lasciato tutti attoniti. Ha sorpreso gli avvocati della difesa, ma soprattutto ha spiazzato quelli di parte civile.

Emblematico del disorientamento prodotto, le numerose domande del giudice Marco Billi, e l'assenza di quesiti da parte dei legali degli imputati.

Cialente – chiamato a testimoniare dalla pubblica accusa – racconta di essere uscito da quella famigerata riunione del 31 marzo 2009 “con gli stessi problemi di prima e forse con qualche preoccupazione in più”.

Lui, insomma, non fu rassicurato. Come invece hanno sostenuto e sostengono di essere stati tutti i parenti delle vittime fin qui ascoltati.

Dichiarazioni spiazzanti per i legali dei sette imputati, provocatorie per quelli che difendono i sopravvissuti al sisma e per gli stessi familiari delle vittime.

Cialente, di fatto, tende una mano a coloro che – non esitando a rilasciare dichiarazioni alla stampa a pochi giorni dal catastrofico evento – fornirono, questo dice l'accusa, elementi rassicuranti che tendevano ad escludere l'ipotesi di una forte scossa di terremoto.

(MS)


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