Guardiagrele, ricorso al Tar contro la chiusura dell'ospedale

26 Agosto 2010   15:11  

I consiglieri comunali di Guardiagrele Gianna Di Crescenzo, Carla Altorio, Simone Dal Pozzo, Angelo Orlando e Gianluca Primavera, dopo aver presentato una diffida al Presidente della Regione Abruzzo e Commissario alla Sanità Gianni Chiodi, al Sub Commissario alla sanità Regione Abruzzo, all’Assessore regionale alla Sanità, al Sindaco del Comune di Guardiagrele e per conoscenza al Sig. Prefetto di Chieti, intendono promuovere un ricorso presso il Tribunale Amministrativo Regionale, "al fine - affermano - di assicurare il diritto alla salute costituzionalmente garantito e di conseguenza giungere alla sospensione del Piano Operativo redatto dalla Regione Abruzzo".
Il gruppo consiliare ha chiesto la convocazione di un Consiglio Comunale straordinario ed urgente al fine di sostenere unanimemente tale ricorso. "Il Sindaco Salvi ha rigettato la proposta ritenendo di dover procedere autonomamente in un tavolo di discussione (mai convocato) - continuano i consiglieri - con la Regione Abruzzo e senza alcuna proposta concreta. L’immobilismo che caratterizza il dott. Salvi, prima autorità sanitaria del Comune, e la sua Giunta, è da considerarsi pericoloso ed irresponsabile su un tema quale quello della tutela della salute.
Inoltre - aggiungono - risulta essere stato costituito un gruppo di lavoro presso la ASL di Chieti per la 'rimodulazione della rete ospedaliera in attuazione del Piano Operativo 2010', del quale il Sindaco è all’oscuro oppure non ha ritenuto di informarne la cittadinanza ed il Consiglio Comunale".
Il gruppo consiliare 'Guardiagrele il bene in comune', "dopo essersi visto rifiutare ogni forma di collaborazione da parte della maggioranza, è convinto di dover procedere, anche congiuntamente agli altri comuni che hanno intrapreso la loro battaglia a difesa dei piccoli ospedali e dei livelli essenziali di assistenza, con altre forme di protesta e di salvaguardia legale nelle sedi opportune. Si ritiene infatti che al momento ci siano le condizioni per agire su un fronte comune, indipendentemente dalle appartenenze politiche o di campanile".


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