“Ho paura a scendere, è il mio primo giorno di sedia a rotelle”

07 Ottobre 2013   07:44  

Questa è la storia di tre persone che si sono incontrate per sbaglio la mattina del 3 ottobre 2013.
Era una comunissima pausa-caffè per due stagisti del Comune di Pescara quando dieci minuti dopo spingevano una carrozzina con forza tra una buca e l’altra di un marciapiede un po’ troppo lasciato a se stesso. I marciapiedi sono i luoghi che ospitano numerosi elementi utili alla vivibilità urbana, come semafori, cartelli, pali per l’illuminazione, fermate dei mezzi pubblici, cestini, alberi. Quella mattina il marciapiede non solo ospitava tutte queste cose, era anche utilizzato da molte persone e addirittura contemporaneamente. Tra queste noi. Trovare un punto di accesso a delle strisce che permettessero l’attraversamento, quasi impossibile. Attraversare la strada, praticamente un miraggio. Macchine a cui non importa nulla di quanta fatica ci metti per fare sei metri, per loro sei sempre troppo lento. L’insistenza nel farle fermare o nel farle rallentare e poi i clacson che impazienti ti lasciano passare ma con un limite di tempo.
Ora vi starete chiedendo se sono sulla sedia a rotelle mentre vi scrivo e descrivo tutto questo.
Non è così ma questo non mi ha reso più abile.
Io sono quella ragazza di 27 anni che spingeva quella donna sulla sedia a rotelle, che ha guardato con occhi diversi una strada che non era più familiare, a cui veniva raccontata la storia di una donna colpita da una malattia e obbligata a fare i conti non solo con la sua invalidità ma con l’invalidità di una città che non è pronta.
Sono quella ragazza che si è sentita impotente pur non essendo su una sedia a rotelle.
È questo ciò che succede in Italia? È davvero il paese che ti rende disabile anche quando non lo sei?!
Scrivo con la speranza che un giorno, chiunque debba percorrere quei 400 metri nn ci impieghi un'ora.
Guardare oltre il proprio naso... il vero handicap ce l' abbiamo noi.

Michela Santoro


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