"Hysteria", storia semiseria del vibratore

La recensione del film

03 Marzo 2012   09:55  

Regia: Tanya Wexler


Cast:  Maggie Gyllenhaal, Hugh Dancy, Jonathan Pryce, Rupert Everett, Ashley Jensen


Genere: Commedia


Durata: 100 minuti


Voto: OOO

 

1880. Nella pudica Londra vittoriana, il brillante giovane dottore Mortimer Granville è in cerca di un nuovo lavoro, che trova presso il Dottor Dalrymple, specializzato nel trattamento dei casi di isteria. Dalrymple è convinto che la causa del malanno sia anche la repressione sessuale imperante in quell'epoca, e cura le "isteriche" con una terapia scandalosamente efficace: il "massaggio manuale". Il dottore, però, deve lottare contro la fiera disapprovazione della figlia Charlotte, sostenitrice dei diritti delle donne più deboli. Mortimer decide di affinare il metodo terapeutico: quando il suo lungimirante amico Edmund gli rivela il progetto del suo nuovo spolverino elettrico, gli viene in mente un'idea irresistibile.


La quarantunenne regista inglese Tanya Wexler torna dietro la macchina da presa dopo aver messo al mondo quattro figli e partorisce questo "Hysteria", godibilissima commedia deliziosamente british sulla storia della nascita del vibratore. Se il tema già di per sè scaturisce una qualche risatina (se non altro per l'imbarazzo) a rendere il tutto irresistibile ci pensano i serissimi dialoghi tra personaggi, che parlano con rigoroso linguaggio medico di un oggetto che all'epoca dei fatti era considerato il simbolo di una rivoluzione scientifica mentre oggi richiama alla mente i sexy-shop.


Quasi per niente fedele ai fatti (il dottor Joseph Mortimer aveva pensato al vibratore come strumento di cura per i muscoli indolenziti e non per l'uso che successivamente se ne ha fatto) "Hysteria" è una pellicola godibile e leggera, senza alcuna voglia di entrare a fondo nelle situazioni ma sfiorando appena le problematiche sociali dell'Inghilterra di fine '800 quel tanto che basta per far scompisciare gli astanti e nulla più.


Bella conferma di commedia inglese atipica solo perchè in costume ma che racchiude in sè tutti i canoni del genere già visti, giusto per fare un esempio, nell'irriverente comicità di "Bridget Jones". Il tabù del sesso nell'epoca vittoriana si sgretola davanti all'onda di una comicità impertinente che si infrange, sul più bello, sopra lo scoglio di un lieto fine a tutti i costi.


Fieramente frivolo. Non è mica sempre un difetto!


Francesco G. Balzano

 

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