I Trabocchi fermano la piattaforma petrolifera, ora proseguire la lotta

17 Aprile 2014   13:47  

“I 40.000 cittadini che parteciparono alla grande manifestazione del 13 aprile 2013 hanno fatto la cosa giusta chiedendo di fermare la grande piattaforma e la nave-raffineria che la Medoilgas vuole realizzare di fronte alla Costa dei trabocchi in Abruzzo” è questo il primo commento delle associazioni e delle organizzazioni alla sentenza depositata ieri dal TAR del Lazio.
E' significativo che nel provvedimento il collegio evidenzi l'interesse naturalistico e storico-culturale dell'area, individuata come Parco nazionale della Costa teatina, e di uno dei simboli della costa adriatica, i Trabocchi, protetti da una legge regionale. Il logo della manifestazione del 13 aprile, un trabocco contrapposto alla piattaforma, si è materializzato direttamente nella sentenza, a rendere ancora più stridente il contrasto tra due idee di economia e gestione del territorio. Da un lato la deriva petrolifera con un Abruzzo nero petrolio, proposta per la Regione da una miope Confindustria regionale e dalle aziende che fanno profitto con gli idrocarburi ferendo la Terra. Dall'altro l'economia del turismo e della qualità ambientale e dei prodotti eno-gastronomici della nostra regione promossa dai cittadini, dalla chiesa, dalle associazioni delle categorie del commercio, dell'agricoltura e del turismo e da tantissimi enti locali.
Alla fine il TAR del Lazio ha dato ragione al Ministero dell'Ambiente e al Ministro Orlando che, nonostante le fortissime pressioni dei petrolieri ha giustamente bloccato l'iter che il suo predecessore Ministro Clini voleva a tutti i costi portare avanti, addirittura ignorando le regole poste a tutela dell'ambiente. Ricordiamo che la Commissione Valutazione di Impatto Ambientale aveva inopinatamente approvato Ombrina, senza la procedura di A.I.A., il 3 aprile 2013, quando gli abruzzesi avevano già indetto ed organizzato quella che si sarebbe rivelata da lì a pochi giorni la più grande manifestazione mai svolta nella regione.
La valutazione del Ministero dell'Ambiente sulla necessità di assoggettare da subito il progetto a procedura di A.I.A. si è rivelata fondata giuridicamente. Riteniamo che la manifestazione del 13 aprile 2013 sia stato un formidabile esempio di civiltà da parte dei cittadini abruzzesi, indispensabile per richiamare l'attenzione delle istituzioni al rispetto delle norme poste a tutela del territorio. Purtroppo nel nostro paese ciò che dovrebbe essere normale deve essere conquistato ogni giorno dai cittadini con manifestazioni, appelli, osservazioni.

Ora la lotta continua, non abbasseremo la guardia. Invitiamo Confindustria regionale a meditare sulla posizione che ha tenuto finora, visto che non è in sintonia con la stragrande maggioranza degli abruzzesi. Dovrebbe consigliare la Medoilgas ad abbandonare ogni velleità su questo progetto, evitando ricorsi al Consiglio di Stato. E' un intervento che deve essere ritirato. In caso contrario continueremo a difendere strenuamente il territorio abruzzese seguendo l'eventuale proseguio del'iter del progetto Ombrina, che, ricordiamo si fermerebbe sicuramente con una modifica da parte del Parlamento dell'Art.35 del Decreto Sviluppo e perimetrando finalmente il Parco della Costa teatina. Contrasteremo inoltre anche la Strategia Energetica Nazionale che vuole trasformare l'Abruzzo in distretto minerario.

 

 

I NUMERI DEL PROGETTO OMBRINA MARE PROPOSTA DALLA MEDOILGAS

A 6 km dalla Costa dei Trabocchi, individuata fin dal 2001 dal Parlamento Italiano come parco nazionale, dovrebbe sorgere la Piattaforma Ombrina delle seguenti dimensioni: 35 metri X 24 metri X 43,50 metri di altezza sul livello medio marino (come un palazzo di 10 piani). Essa sarà collegata ai 4-6 pozzi che dovrebbero essere perforati in un periodo di avvio del progetto della durata di 6-9 mesi. Solo in questa fase verrebbero prodotti 14.258,44 tonnellate di rifiuti, soprattutto fanghi di perforazione. La piattaforma sarà collegata ad una grande nave della classe Panamax riadattata per diventare una vera e propria raffineria galleggiante, definita Floating Production, Storage and Offloading (FPSO), posizionata con ancoraggi a 10 km di distanza dalla costa. La nave avrebbe le seguenti dimensioni: 320 metri di lunghezza per 33 di larghezza e 54 metri di altezza massima (le fiancate si alzeranno dal mare per 22 metri; per paragone, l'ingombro dello Stadio Adriatico da curva a curva è 220 metri, quindi 2/3 della lunghezza della nave, si veda la simulazione allegata). Essa è destinata alle operazioni di separazione dell'olio dal gas, dissalazione e al delicato processo di desolforazione del gas, tre fasi normalmente considerate negli schemi dei petrolieri proprie della raffinazione (che, poi, ne comprende anche altre). La FPSO potrà stoccare 50.000 tonnellate di olio oltre a 10.000-15.000 mc di acqua di formazione.Ogni mese per 25 anni, la FPSO verrà avvicinata da un'altra nave che caricherà l'olio per trasportarlo verso altre destinazioni. A collegare piattaforma, nave FPSO e Campo S. Stefano (dove viene diretto il gas addolcito), sarebbero realizzati da 36 a 42 km di condotte per olio, gas e acqua di produzione/strato, o posate o affossate in trincee scavate sul fondale. Per questa ragione, lungo 16-17 km di queste condotte sarà vietato l'ancoraggio a tutte le navi per una fascia larga 926 m; pertanto, considerando anche una zona di divieto di 500 metri dalla FPSO e dalla Piattaforma, tra 1531 a 1624 ettari di mare saranno interdetti all'ancoraggio. Tutte queste strutture rimarrebbero per almeno 26 anni, di cui 6-9 mesi destinati alla perforazione e 25 anni alla produzione, rilasciando nel mare una quantità di metalli pari a 29 tonnellate. La produzione giornaliera dovrebbe essere di 5-7.000 barili di olio e di 85.000 Smc di gas, pari, rispettivamente, allo 0,41-0,57% del consumo giornaliero di petrolio in Italia (se si considerasse tutta l'energia consumata il dato sarebbe sensibilmente più basso) allo 0,0001% del consumo di gas (entrambi, peraltro, in forte calo negli ultimi anni). Sulla FPSO le attività di separazione e desolforazione comporterebbero, soprattutto a causa dell'energia necessaria agli impianti e all'incenerimento dei gas di scarto, l'immissione in atmosfera di 2.413.000 tonnellate complessive nei 25 anni di attività. in caso di emergenza. è prevista l'emissione 50,740 tonnellate/ora di fumi di combustione di gas acido.


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