Il rapporto annuale dell'economia abruzzese della Banca d'Italia contiene un focus, ricco di numeri sui 49 comuni del cratere sismico. Eccoli.
Nei 49 comuni
del cratere (37 in provincia di L'Aquila, 7 in provincia di Pescara, 5 in provincia di Teramo) abitavano, prima del 6 Aprile, 133mila persone, un decimo della popolazione
regionale. 70.000 risiedevano nel Comune dell'Aquila, ai quali si
aggiungevano 12.000 studenti fuori sede e circa 5.000 immigrati.
A due mesi dal sisma sono 58.000 le persone prive di alloggio assistite dal sistema di protezione civile. Di queste il 44% sono state ospitate nelle tendopoli e il 56% negli alberghi prevalentemente sulla costa abruzzese. Rispetto al picco toccato nel primo mese (Aprile), il numero di persone assistite appare in progressiva riduzione.
Su 50.000 verifiche effettuate sugli edifici, circa il 50% di quelli residenziali sono risultati inagibili. Analoga percentuale per gli edifici pubblici. Su 1200 edifici di valore storico
culturale solo il 25% è stato risparmiato dal sisma. Risulta agibile
il 60% degli immobili destinati ad attività produttive.
In base al
censimento 2001 nei comuni colpiti dal sisma risultavano ubicati
45mila edifici residenziali e circa 76mila abitazioni, per oltre un terzo situate nel comune di L'Aquila.
Il 40% degli
edifici sono di antica costruzione, edificati prima del 1919. Il
valore complessivo del patrimonio abitativo residenziale è stato stimato in 6-7
miliardi di euro, circa l'11% di quello dell'intera regione.
In base all'ultimo censimento, nel 2001, nell'area erano erano presenti circa 10mila unità produttive dell'industria e dei servizi, per un totale di 42mila addetti, pari al 10% del totale regionale. Mentre dai dati forniti dal Cresa, aggiornati alla fine del 2008, nell'area del sisma avevano sede circa 12.500 unità produttive locali; le unità locali manifatturiere sono oltre 1400, inclusi gli artigiani; nei comuni del comprensorio aquilano sono localizzati circa 50 stabilimenti industriali con almeno 10 addetti.
Peculiarità
dell'economia dell'aquilano era il modesto sviluppo della piccola e
media impresa. Nell'ultimo decennio si è ridimensionato il polo
elettronico che da 5.000 addetti è sceso a 1.000 addetti, con esteso
ricorso ad ammortizzatori sociali. Il Polo farmaceutico è invece più
stabile con due aziende da 300 e 400 addetti.
l tasso di disoccupazione pre-sisma era del 6,7%,
leggermente superiore alla media regionale.
C'erano 78 sportelli bancari (sui 704 dell'Abruzzo), di cui 45 sul territorio comunale di L'Aquila. Alle sedi bancarie dell'area fanno capo l'8,4% dei finanziamenti bancari erogati dagli sportelli operanti nella regione e l'8,6% dei depositi. Sono 44 le filiali (dati ABI) che hanno subito danneggiamenti dal terremoto.
Nel decennio
1991-2001la crescita dell'occupazione nell'area del sisma appare modesta nel confronto con la dinamica regionale (0,4% contro il 7,2%). Il numero di addetti nell'industria in senso stretto ha registrato un calo marcato ( -10,2%, a fronte di un incremento del 4,9% in Abruzzo), riflettendo soprattutto l'arretramento registrato nel settore dell'elettronica, cui ha contribuito la crisi del polo produttivo aquilano.
L'occupazione nel terziario è cresciuta del 4,9%, quasi la metà dell'incremento registrato a livello regionale (l'8,9%).
Il sistema urbano aquilano rappresenta il polo principale nell'area del sisma, che si differenzia rispetto al resto della regione per una più elevata quota di occupati nei servizi pubblici e una minore e calante presenza di addetti nell'industria.
Nell'area del sisma operavano nel 2008 circa 3.200 unità produttive del commercio, di cui circa il 60% localizzate nelle aree maggiormente danneggiate. Sono oltre duemila le piccole e medie imprese del settore chiuse in seguito al sisma, di cui circa 800 operavano all'interno del centro storico dell'Aquila (Confesercenti). Gli esercizi del comparto alberghiero e della ristorazione sono circa 1000, per la metà concentrati nei comuni maggiormente danneggiati. L'attività del comparto turistico si è sostanzialmente arrestata dalla data del terremoto, il fermo si è esteso anche alle aree interne della regione non immediatamente colpite dal sisma.
Un quinto delle circa 1.800 imprese agricole localizzate nell'area del sisma opera all'interno dei comuni maggiormente colpiti.
Sono circa 500 le imprese artigiane del capoluogo aquilano che hanno forzatamente chiuso la loro attività a causa del sisma. Ulteriori 1.200 imprese danneggiate operavano nei rimanenti comuni dell'area.