La ricostruzione dell'Aquila, la città del 99 e delle magiche simmetrie matematiche iscritte nelle antichissime trame urbane, passa anche per un costante aggiornamento dei numeri che restituiscono la fotografia esatta della situazione post-sismica nella città capoluogo e nei 48 comuni del cratere, la cui ricostruzione sia ben chiaro a scanso di equivoci mediatici, deve ancora cominciare e avrà un costo complessivo di 30 miliardi di euro e una tempistica stimata ottimisticamente in dieci anni.
I dati aggiornati al 31 dicembre 2009 sulla situazione abitativa dei post-terremotati del capoluogo li ha forniti il Comune dell'Aquila. Eccoli in sintesi:
36.363 aquilani sfollati sono in autonoma sistemazione, hanno cioè fatto richiesta di un assegno mensile, che va dai 300 euro per single ai seicento euro per famiglie da 4 persone.
2.241 cittadini hanno optato per l' affitto concordato che va dai 400 agli 800 euro mensili, pagati dal Comune, a L'aquila o in altre città abruzzesi, in particolare Giulianova e Montesilvano
9.406 cittadini sfollati sono ospiti in albergo, due terzi di loro fuori provincia e sulla costa adriatica. A 58 euro al giorno a persona, per un esborso quotidiano complessivo di 500mila euro.
11.347 sono poi gli sfollati entrati in un appartamento del progetto C.A.S.E, sui circa 17mila previsti. Priorità è stata data alle famiglie con 3 o più componenti, solo 19 assegnazioni riguardano single, in particolare donne incinte e parenti stetti delle vittime del terremoto.
Ad oggi i sono destinati a restare senza una immediata risposta abitativa nelle case provvisorie ben 1.672 nuclei familiari di senzatetto, composti da una e due persone. Senza risposte poi il fabbisogno abitativo per tanti studenti fuori sede, che prima del terremoto erano 10mila e rappresentavano, è bene ricordarlo la principale risorsa economica e culturale della città. E poi ci sarebbero 4.500 cittadini non residenti, che pure erano in molti casi aquilani a tutti gli effetti.
C'è poi il rebus delle case B e C, ovvero non gravemente danneggiate, ma che possono necessitare di lunghi e complessi lavori di ristrutturazione. Ne sono state censite 14mila. I cittadini che le abitavano sono stati esclusi dal progetto Case e dal progetto Map e sono coloro che stanno vivendo i maggiori disagi. Lancia l'allarme a tal proposito l'ordine degli ingegneri: mancano all'appello migliaia di domande di contributi per la riparazione, e sono ancora pochissimi i cantieri aperti. E' importante capirne il motivo.
Sul fronte della vera ricostruzione i numeri che destano più preoccupazione, sono due. Il primo relativo alle macerie: sono 4,5 milioni di tonnellate quelle ancora da rimuovere ed a oggi è operativo soltanto un sito di stoccaggio e trattamento dei sette individuati, che riesce a smaltire solo 500 tonnellate al giorno. Il secondo numero è quello relativo alla drammatica emergenza lavoro: sono 16mila i lavoratori nell'area colpita dal sisma messi in cassa integrazione, molte aziende non hanno ripreso l’attività, altre rischiano di chiudere terminato il sostegno al reddito dei loro dipendenti.