I piccoli borghi perle di devastazione

L'altra realtà del Comune di Poggio Picenze (Aq)

20 Ottobre 2010   09:10  

I piccoli borghi della periferia aquilana sono come bambini indifesi lasciati alla mercé del tempo capriccioso.

Bambini e figli di nessuno, bambini di cui nessuno si occupa.

Dei piccoli borghi fa parte un paesino alle porte dell'Aquila, Poggio Picenze, quel paesino che negli ultimi 10 anni è sopravvissuto grazie agli immigrati, romeni, albanesi.

In quel paese per un lungo periodo non si udirono più le voci dei bambini, tutti emigrati nelle grandi città vicine, i figli di Poggio non restavano a Poggio.

Così lo spopolamento stava per cancellare il borgo, ma poi sono arrivati gli extra-comunitari, sono arrivati li perchè quei ruderi che altri chiamavano case erano a buon mercato, alcuni (quasi tutti a dire il vero) hanno anche "aggiustato" quel che potevano di quelle casucole, le rendevano più accoglienti per le loro famiglie che lì vivevano, assieme.

Gli anziani di Poggio, che dapprima vivevano questa "invasione" di stranieri come un grave problema, però, hanno reiniziato a udire il vociare dei bambini, i cortili ed i prati pieni dei figli della disperazione, dei figli della speranza.

Pian piano li hanno accettati, hanno capito che era un nuovo inizio, l'unico possibile per il loro paesello.

Poi è arrivato il terremoto ed ha spazzato via tutto.

Si è tornati nel silenzio e nella precarietà.

Da quel 6 aprile del 2009 son passati molti mesi, ma un viaggio a Poggio Picenze, il paese vero, quello degli antichi rioni, quello di Largo Pareti, per esempio, ci porta ad un tempo antico, quando il paese non c'era ancora.

Già perchè il paese sta per tornare alla terra da cui era sorto, sta per tornare alla natura da cui era stato strappato.

Un viaggio nel paese antico da il senso, non di ricostruzione, ma di precarietà, di rovina, di abbandono.

Abbandono delle istituzioni, abbandono delle persone impotenti, abbandono.

Tutti visitano i luoghi della distruzione aquilani, nessuno quelli di Poggio Picenze, di questo paese si esaltano le nuove e "provvisorie" costruzioni, le donazioni, ma il paese è un altro ed è un paese abbandonato.

Non so se è corretto dirlo, ma a Poggio Picenze hanno costruito una Chiesa "provvisoria" di fianco a quella storica, una chiesa brutta dicono in paese, quadrata e senza grazie. I paesani dicono che lo hanno fatto apposta, perchè non ci si abituassero ed ambissero sempre a riparare quella storica.

Poggio Picenze è un paese che vivrà di questa precarietà per molto tempo, la vivrà perchè nessuno ha il coraggio di dire che non si potrà ricostruire, non ci sono i soldi, non ci sono gli "stimoli" a farlo.

Poggio Picenze è un paese come tanti ed anche lui sta salutando molti dei suoi anziani abitanti, così, tornato d'improvviso alla sua prima costruzione, incompleto di tutto o quasi, precario com'era stato solo ai tempi della sua costituzione.

Maledetto il terremoto, maledetto lui, ma ancora più maledizioni a chi permette tutto questo.

Ciao Nonna "Ietta", tu come altri non vedrai più i tuoi vecchi luoghi dove ti innamorasti di quell'imponente Guardia Comunale, tu sei un'altra vittima non del terremoto, no, tu sei un'altra vittima dell'uomo.


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