Trasparenza, equità e discrezionalità politica: confronto acceso su fondi pubblici, criteri di distribuzione e clientelismo nell'aula consiliare abruzzese.
Il Consiglio regionale dell’Abruzzo è stato teatro di un dibattito infuocato sulla gestione dei fondi pubblici, culminato in un duro scambio tra esponenti di maggioranza e opposizione. Al centro della discussione, l'emendamento proposto per modificare la cosiddetta "legge mancia", accusata di alimentare pratiche clientelari e di mancare di trasparenza.
Le critiche dell'opposizione: "Evitare il ritorno al Medioevo"
Luciano D'Amico, portavoce dell’opposizione, ha denunciato con forza i rischi legati alla gestione discrezionale delle risorse regionali. Ha definito la legge attuale come una pratica arcaica, paragonandola a un sistema feudale in cui i beneficiari dei fondi sono scelti nominalmente, creando così legami di sudditanza politica.
D'Amico ha sottolineato l’importanza di criteri oggettivi e trasparenti per garantire che i fondi vengano distribuiti equamente, evitando favoritismi. "Non possiamo accettare che risorse pubbliche vengano destinate in modo arbitrario, spesso per finanziare spese marginali come una cena di rappresentanza, mentre mancano fondi per servizi essenziali come il trasporto scolastico o l'assistenza sanitaria," ha dichiarato, facendo riferimento a casi specifici come i contributi destinati al Lions Club di Sulmona.
Nel suo intervento, ha proposto di mantenere gli stessi fondi ma di aprire la partecipazione a tutti i comuni attraverso bandi pubblici, garantendo così pari opportunità. Ha inoltre citato casi di distribuzione squilibrata, come i numerosi contributi assegnati a specifici comuni, a scapito di altri totalmente esclusi.
La difesa di Marsilio: "No al moralismo ipocrita"
Il presidente della Regione, Marco Marsilio, ha risposto con fermezza alle accuse, difendendo la pratica di assegnazione diretta dei fondi come una modalità utilizzata in tutte le amministrazioni, a livello locale e nazionale. Ha respinto le critiche di clientelismo, definendo le accuse dell’opposizione come strumentali e ipocrite.
Marsilio ha spiegato che la manovra d’aula rappresenta solo lo 0,2% del bilancio regionale, mentre la stragrande maggioranza delle risorse è gestita dalla Giunta. "Ridurre tutto il lavoro del Consiglio a una serie di contributi simbolici significa semplificare e banalizzare il nostro ruolo legislativo," ha dichiarato.
Ha anche accusato l’opposizione di avere un atteggiamento contraddittorio: "Criticano la distribuzione diretta dei fondi e poi sostengono emendamenti analoghi per i propri territori o interessi, dimostrando di adottare un doppio standard." Ha citato il caso di un emendamento approvato dalla stessa opposizione per finanziare il Premio di Venanzio, come esempio di incoerenza.
Il nodo trasparenza e la minaccia della frammentazione
Marsilio ha riconosciuto che esiste un margine di miglioramento, soprattutto per evitare una frammentazione eccessiva dei finanziamenti, che spesso si traduce in contributi minimi e poco impattanti. Tuttavia, ha messo in dubbio la praticabilità di un sistema interamente basato su bandi e avvisi pubblici, evidenziando le difficoltà operative e i ritardi che deriverebbero dalla valutazione di migliaia di richieste.
"La discrezionalità politica è parte integrante della democrazia. I consiglieri si confrontano con i cittadini e rispondono del loro operato alle urne," ha affermato. Ha inoltre avvertito che polemiche come questa rischiano di paralizzare il funzionamento dell’aula, minando la credibilità delle istituzioni.
Il voto in aula: due fronti opposti
L’emendamento proposto da D’Amico, che puntava a introdurre criteri più oggettivi e trasparenti, ha ricevuto il sostegno unanime delle opposizioni, compatte nel denunciare le attuali modalità di distribuzione. Tuttavia, la maggioranza si è schierata contro, difendendo la necessità di mantenere una certa autonomia decisionale nell’assegnazione dei fondi. Il risultato è stata la bocciatura dell'emendamento, confermando la divisione netta tra i due schieramenti.
Conclusione: la necessità di un dialogo costruttivo
Lo scontro ha messo in luce due visioni opposte: da un lato, la richiesta di maggiore trasparenza e uniformità avanzata dall’opposizione; dall’altro, la difesa dell’autonomia legislativa e della praticità operativa portata avanti dalla maggioranza.
La votazione ha evidenziato un clima di forte contrapposizione, che rischia di ostacolare un dialogo costruttivo. Tuttavia, la questione dei criteri di distribuzione dei fondi rimane aperta e cruciale per la credibilità dell’intero Consiglio regionale.