"L'identità della persona che ha compiuto l'attacco al Reina è stata stabilita". Dopo giorni di caos, silenzi e false piste, le autorità turche tornano a parlare ufficialmente delle indagini sulla strage di Capodanno a Istanbul. "Gli sforzi per catturarlo proseguono", dice laconico il ministro degli Esteri, Mevlut Cavusoglu, ufficialmente per non compromettere le indagini.
Il killer è stato addestrato "in Medio Oriente", ha agito "in modo estremamente professionale" e con metodi che "aggirano tutte le moderne tecniche di intelligence", aggiunge il ministro per gli Affari Europei, Omer Celik, evocando affinità con gli attacchi di Parigi al Bataclan e contro Charlie Hebdo.
La caccia all'uomo prosegue facendo terra bruciata attorno all'attentatore. Di lui, dai media filo-governativi, trapela solo un presunto nome in codice: Abu Muslim Horasani. Con un blitz all'alba, l'antiterrorismo turca ha fermato altri 40 sospetti fiancheggiatori a Smirne, in maggioranza stranieri provenienti dall'Asia centrale, sequestrando attrezzature militari e documenti falsi.
Per la prima volta dall'attacco, ha parlato ai turchi anche il presidente Recep Tayyip Erdogan, ribadendo l'appello all'unità nazionale lanciato a caldo con un messaggio scritto.
"Lo scopo principale degli attacchi terroristici è quello di distruggere il nostro equilibrio, di metterci gli uni contro gli altri. Non cederemo a questo gioco", ha promesso il capo dello Stato, tornando anche a respingere le critiche sulle presunte ambiguità di Ankara nei rapporti con l'Isis: "Dire che la Turchia si è arresa al terrorismo significa stare dalla parte dei terroristi".
Nelle scorse ore, il fulcro delle indagini si è spostato a Smirne, sulla costa egea. È lì che la polizia ha trovato le 3 famiglie vicine di casa del killer a Konya, nell'Anatolia centrale, con tanto di figli al seguito. Sarebbero fuggite già nei giorni precedenti la strage.
Le persone fermate dopo l'attacco sono ormai più di 50.
A sinistra il selfie del presunto attentatore a destra l'uomo scambiato per lui