Il ''saggio'' Leon: l'economia dell'Aquila e il centro storico

Pensare la ricostruzione

29 Ottobre 2010   08:00  

Dopo il documento di lavoro sulla prima fase della ricostruzione del sociologo Aldo Bonomi, uno dei quattro alti consulenti del commissario per la ricostruzione pubblichiamo il documento a firma di Paolo Leon, economista e docente dell'univestità Roma tre. Gli altri 'saggi'' lo ricordiamo sono Vittorio Magnano Lampugnani, urbanista, Cesare Trevisani, vicepresidente per le Infrastrutture di Confindustria.


L’ECONOMIA DELLA RICOSTRUZIONE E IL CENTRO STORICO

1. Il centro storico (CS) di L’Aquila è un bene unico e, per i significati simbolici che porta con sé, è un quasi - soggetto giuridico. Si tratta di un bene che “appartiene” alla collettività, locale, nazionale e planetaria, al di là dell’interesse o dell’utilità dei singoli. Il danneggiamento del CS non è, perciò, soltanto riflesso nel valore assegnatogli dai proprietari danneggiati.

Nel linguaggio dell’Economia Pubblica il CS è un bene di merito: ciascun singolo individuo (proprietario, possessore, utilizzatore) lasciato al suo naturale “egoismo” (Adamo Smith) potrebbe alterare la parte di CS che utilizza o della quale è proprietario, per ricostruirla secondo la propria convenienza, e ciò perché non conosce tutti gli effetti diretti, indiretti e indotti delle proprie azioni – nello spazio e nel tempo. Del resto, ogni proprietario/utilizzatore è anche affidatario del bene per le future generazioni, la cui assenza deve essere tutelata.

2. L’economia di un bene di merito è ormai nota. Il bene di merito ha un valore in sé, e non semplicemente e soltanto un valore di scambio. Di qui la necessità di finanziare con il ricorso alla fiscalità generale la salvaguardia del bene e, a L’Aquila, la ricostruzione del CS.

Tuttavia, poiché i beni di merito sono numerosi (istruzione, salute, ricerca, difesa, sicurezza, giurisdizione, istituzioni rappresentative) e la finanza pubblica conosce ben noti limiti alla sua espansione, salvaguardia e ricostruzione debbono potersi finanziare anche attraverso attività di mercato. D’altra parte, il valore simbolico del CS non sta solo nella sua natura monumentale o storica, ma anche nella vita che vi si svolge e nelle attività che vi si praticano.

Qui interviene il contributo diretto degli abitanti che possono esprimere, allo stesso tempo, l’utilità individuale nella ricostruzione come proprietari e utilizzatori e l’utilità sociale come cittadini. L’ascolto dei cittadini e dei loro interessi non esclude interessi esterni (investitori, produttori, lavoratori) ma fornisce elementi indispensabili per regolarli.

3. La ricostruzione è di per sé stessa un’attività che genera impresa e occupazione, e perciò reddito. Nelle condizioni opportune, la ricostruzione può finanziare sé stessa. Lavoro e impresa o sono di origine locale o provengono dall’esterno, ed è evidente che pe massimizzare gli effetti economici della ricostruzione nel territorio aquilano, è necessario favorire imprese e lavoro locali: poiché tuttavia il mercato è libero, occorre accrescere la competitività dei fattori di produzione locale, rivelandone la specificità.

Una parte di questi fattori è stata colpita dal terremoto e il principio del libero mercato non può pesare contro gli interessi dei danneggiati, a favore della rendita di cui godono i fattori provenienti dall’esterno; ciò comporta aiuti, sostegni e sussidi alle imprese danneggiate con stabilimento permanente nel territorio.

E’ anche economicamente giustificato fornire aiuti, sostegni e sussidi a imprese locali non danneggiate, ma la cui capacità produttiva è inutilizzata, in tutto o in parte, a seguito del calo di domanda dovuto al terremoto. Infine, è opportuno accentuare le specificità locali, dando spazio ad una maggior attività nel territorio:

a) Adeguando la formazione professionale alla specificità dei mestieri e delle professioni legate alla ricostruzione;

b) Adeguando il know-how e le tecnologie delle imprese ai bisogni specifici della ricostruzione del CS;

c) Sostenendo le imprese nell’offrire il loro know-how specifico ad altre ricostruzioni locali, regionali, internazionali. Per ricondurre queste esigenze a politiche fattibili, e dimensionare quale spazio di “preferenza” locale è ragionevole attendersi, possono essere utili sia l’analisi degli effetti economici diretti, indiretti e indotti dalla ricostruzione, sia l’accertamento delle potenzialità locali di fronte alla nuova domanda di lavoro e d’impresa.

4. Poiché, in ogni caso, si verificherà un’immigrazione di imprese e lavoratori, occorrerà prevenire alcuni effetti negativi, quali:

a) Una tensione locale sui prezzi sia dei beni di produzione sia su quelli di consumo;

b) Una tensione locale sui fitti, sul prezzo dei suoli e dei fabbricati, sulla disponibilità di credito e breve e a lungo termine;

c) Una tensione concorrenziale sul mercato del lavoro, in relazione sia al ricorso a forza lavoro con contratti precari e a basso salario, sia alla possibile disoccupazione di ritorno, al succedersi delle fasi della ricostruzione. Ciascuna causa di tensione dovrà essere misurata allo scopo di affrontare i necessari  correttivi.

5. Il ruolo di una città capoluogo si sostanzia in attività direzionali e a scala territoriale medio - grande: un’analisi dei censimenti del passato può verificare la situazione preterremoto nel CS.

Mentre procede la ricostruzione fisica, deve poter procedere la ricostruzione economica: si tratta, in primo luogo di determinare un criterio di priorità nel processo stesso della ricostruzione. Sembra evidente, a questo proposito, che la priorità riguardi le funzioni direzionali pubbliche e private, centrate sugli assi tradizionali di tali attività. Per evitare, tuttavia, che il tempo necessario a tale ricostruzione, diluisca il ruolo di L’Aquila o che questo resti limitato alla presenza pubblica, è necessario ricostruire parallelamente agli immobili del CS anche le attività caratteristiche del capoluogo, avvicinando, nella misura del possibile, gli abitanti alle loro attività.

Il tempo protratto della ricostruzione può incidere negativamente sul ruolo del CS in diversi modi: ad esempio, molte attività professionali sono ubique e anche se in genere si agglomerano (avvocati e tribunali, medici e ospedali, commercialisti e avvocati, ecc.), la convenienza all’agglomerazione -nel nostro caso, nel CS - si riduce con il ricorso alle tecnologie informatiche e alla comunicazione a distanza. Nel pianificare la ricostruzione, può perciò essere utile fornire localizzazioni temporanee all’intorno del CS per le attività direzionali altrimenti a rischio di emigrazione.

6. Nella dinamica della ricostruzione, i valori economici mutano, anche rapidamente. Non appena una parte del CS sarà ricostruita e divenuta accessibile, si potrà manifestare una scarsità rispetto alla domanda, in precedenza repressa dalla distruzione, con un aumento della rendita, più tardi destinata a ridursi, quando la scarsità sarà contrastata dal progresso della ricostruzione.

Le aspettative, tuttavia, precedono gli eventi, e in molti casi di ricostruzione non regolata si sono manifestate tendenze all’aumento delle volumetrie rispetto ai piani, alterando la natura storica e culturale del CS. Per evitare forme speculative e opportunistiche, oltre ai controlli usuali, può essere necessario dare spazio all’aspettativa di rendita, offrendo volumi in aree diverse dal CS, per destinazioni d’uso non concorrenziali con quelle dello stesso CS.

7. Un parziale strumento di controllo e valutazione, da affiancare a quelli tradizionali nelle mani degli enti locali, potrebbe essere fornito da un’analisi costi-benefici sia per la collettività nazionale (il CS come bene di merito) sia per la società locale (la ricostruzione come valore
economico) sia per gli enti locali, la Regione, lo Stato. Tale analisi potrebbe accompagnare i singoli piani di ricostruzione.

8. Gli elementi descritti sopra per il CS di L’Aquila, possono essere riprodotti, a scala opportuna, anche per le frazioni e i Comuni del cratere.

 


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