Mai più buste di plastica inquineranno il Kenya. O almeno, questo è l’obiettivo del governo che, dopo altri due tentativi in dieci anni, stavolta è riuscito a far passare un bando totale sulla utile quanto inquinante busta di plastica.
Chiunque ne verrà trovato in possesso, la produrrà o importerà rischierà una multa salatissima, fino a 38mila dollari, o addirittura il carcere con pene fino a quattro anni.
E il divieto riguarderà anche i viaggiatori che arrivano nel Paese con le buste di plastica del duty-free, che dovranno essere lasciate all’aeroporto. Sono invece esentate le industrie che utilizzano polietilene per impacchettare i loro prodotti.
La misura, sottolinea la Bbc, ha incontrato la resistenza di produttori e importatori, preoccupati della perdita di 80mila posti di lavoro collegati a questa industria. Ma le loro proteste, portate anche in tribunale, non hanno sortito effetto: venerdì scorso l’Alta corte ha respinto una denuncia che chiedeva la revoca del divieto. Per i giudici, l’ambiente è più importante degli interessi commerciali. E per il ministro dell’Ambiente, Judi Wakhungu, molti altri posti di lavoro arriveranno dalla produzione di alternative ecologiche.
A preoccuparsi non sono solo i produttori: anche i piccoli commercianti sembra che finora non abbiano trovato un’opzione. E poco si è mosso negli ultimi sei mesi, concessi dalle autorità per adattarsi alla novità.
Secondo un’indagine dello Standard (https://www.standardmedia.co.
Il Kenya non è il primo Paese africano ad impegnarsi contro la plastica, misure analoghe sono già in vigore - o sono state solo annunciate - in altri stati del continente, come Sudafrica, Rwanda, Eritrea, Camerun, Guinea-Bissau, Mali, Tanzania, Uganda, Etiopia, Mauritania e Malawi.
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