Nella puntata 93 DI MAGAZINE 99 la festa del Paparacchio, nata da un'idea dell'attore abruzzese Andrea Cosentino e di Mario Iacomini, organizzatore del Tagliacozzo film Festival. A seguire le celebrazioni a L'Aquila del patrono di San Massimo e della liberazione. Inoltre la campagna a favore della moderazione al volante dell'Automobil club dell'Aquila, attraverso una canzone del cantautore Stefano Ventruto.
FARE FESTA ALLA FESTA
di Filippo Tronca
Benvenuti alla festa del Paparacchio. Una tradizione che si rinnova per
la prima volta. Un antichissimo rituale che non è mai esistito, che
affonda le radici in una terra di tutti e di nessuno, in un'identità
che ha i confini cangianti come una nuvola nel cielo.
Una sagra postmodernna, è stata definita, un' occasione di riflessione
sulla fine delle culture tradizionali e sul rapporto tra memoria e
identità, uno scanzonato rito sacrificale che ha avuto come teatro del
debutto, un giardinetto in mezzo ai palazzi del quartiere Garbatella di
Roma.
Protagonisti dello strano evento tre artisti legati a vario titolo
all'Abruzzo: l'attore teatrale Andrea Cosentino originario di Chieti,
emigrato arte e bagagli a Roma parecchi lustri fa. Mario Iacomini di
Tagliacozzo, ovviocutore, come ama definirsi, autore del primo
manifesto della cucina liberata e fondatore del progetto tradizioni e
culture in movimento, ideatore del Tagliacozzo Film Festival. Ed anche
cuoco e ristoratore, ci si perdoni la definizione forse riduttiva.
Infine l'attore trapanese Gaspare Balsamo, che partendo dalla
tradizione dei pupi e del cunto siciliano, nel suo peregrinare nelle
culture altre è arrivato a scoprire e a teatralizzare, forse per la
prima volta, la pupa pirotecnica abruzzese, eletta a enigmatica
protagonista della prima festa del Paparacchio. L'evento, che sarà
replicato in varie piazze italiane, è poi organizzato tra gli altri
dall'associazione Produzione povera dell'aquilana Donatella Franciosi.
Una delle idee alla base della Festa del Paparacchio, ci sembra di aver
capito, è quella di rimettere in movimento la tradizione. E' un rito
falso, nomade e posticcio, ci spiegano infatti gli organizzatori.
Rispetto a modalità di conservazione che finiscono col folklorizzare e
museificare le tradizioni e le memorie, qui si intende invece prendere
atto di una rottura.
Perchè solo a partire da questa rottura, è possibile salvare la
diversità e il gusto dalla circolazione globale di prodotti a senso
unico. O come scrive Mario Iacomini, "occorre riacquistare il fiuto
animale, capace di riconoscere le tracce nell'erba più alta, muovendo
il gusto sulle orme delle nostre radici".
Il terreno di confronto di questa sfida è la festa, l'invito a stare
insieme, a tornare, da individui, una comunità. A pensarci bene è
questa l'essenza di tutte le tradizioni, posticce e autentiche che
siano.
SAN MASSIMO PATRONO E MARTIRE
Centinaia di fedeli hanno partecipato ieri nel capoluogo alla messa e
ala procesione in onore di San Massimo, patrono della città
dell’Aquila. Ad officiare il rito nella chiesa di Santa maria del
suffragio è stato l’arcivescovo Giuseppe Molinari, alla presenza del
nunzio apostolico della Santa Sede nel Paraguay, monsignor Orlando
Antonini e delle autorità civili. Una celebrazione raccolta ma vissuta
da tutti con intensità e partecipazione, perchè una festa patronale è
comunque un momento di identità collettiva.
Eroismo nella fede, coerenza ai valori in cui si crede: è anche questo
il messaggio che si può trarre dall'esperienza di vita di San Massimo.
Nato nel 228 dopo cristo ad Aveia, la vicina Fossa, da giovanissimo
aspirò al sacerdozio e professò pubblicamente la sua fede cristiana, in
un epoca in cui essa non era certo esteriorità e conformismo, bensì uno
scandalo e un atto di sovversione nei confronti dell'ordine costituito.
Massimo fu infatti imprigionato pochi anni dopo durante la persecuzione dell'imperatore Decio.
Lungamente sottoposto a terribili torture, Massimo non rinnegò mai la
sua fede in Gesù in per sottoporsi alla religione di stato che Decio
era determinato ad imporre con tutti i mezzi ai sudditi del suo vasto e
sempre più fragile impero. Il preside della città per dissuaderlo
arrivò anche a promettergli sua figlia Cesaria come sposa, ma
inutilmente. Così Massimo fu gettato da una rupe del monte Circolo,
anfiteatro di pietra che si affaccia sulla natia Fossa. (Filippo Tronca)
QUESTA VITA È MIA
L'Automobil club dell'Aquila a favore della vita, della sicurezza,
contro l'abuso di alcool prima di mettersi al volante e la stupida e
infantile tentazione di schiacciare l'acceleratore, mettendo
repentaglio la propria vita e quella degli altri. Un impegno che passa
anche attraverso una bella canzone come "Questa vita è mia" del
cantautore di origini pugliesi e aquilano d'adozione Stefano Ventruto,
scelta dall'Aci per una campagna di sensibilizzazione radiofonica,
rivolta in particolare ai giovani.
Qualche numero per rendersi conto: nel 2006, si legge le rapporto
Aci-Istat, in Italia si sono verificati 238.124 incidenti, che hanno
provocato la morte di 5.669 persone ed oltre 332mila feriti. In Abruzzo
i morti sono stati 165, i feriti 7.052. Il tasso di mortalità per numero
di incidenti si è verificato proprio in Provincia dell'Aquila, il 46%,
il doppio rispetto alla media italiana. Lo stato spende poi ogni anno a
causa degli incidenti, la stratosferica cifra 3,7 miliardi di euro.
Dal 2000 si è registrato un progressivo calo dei decessi negli
incidenti stradali di circa il 20%. Ma molto deve essere ancora fatto
fatto, ed anche l'iniziativa dell'Automobil club dell'Aquila è un
contributo utile a a realizzare l'obiettivo posto dalla comunità europea
di dimezzare entro il 2010 il numero di incidenti mortali. (Filippo Tronca)
L'AQUILA LIBERATA
La deposizione di una corona di alloro sotto la lapide di piazza Palazzo, in segno di riconoscenza nei confronti di chi sacrificò la vita per la libertà e la democrazia, i nove rintocchi delle campane della torre di palazzo Margherita, a ricordo dei martiri aquilani fucilati dai nazi-fascisti 23 settembre 1943. Cosi' come da tradizione ha avuto inizio la solenne commemorazione 13 giugno del 1944, data che segnò la liberazione della città dell'Aquila dall'occupazione dei nazifascisti.
A seguire nell'aula consiliare il professor Walter Cavalieri ha ripercorso gli eventi drammatici che segnarono la città durante l'occupazione e ha fatto rivivere l'eroismo e la generosità di tanti giovani che non rimasero indifferenti, e che furono determinanti per liberare la città e poi l'Italia, perchè furono molti gli aquilani che partirono in armi verso nord dopo essersi arruolati nel Corpo Italiano di Liberazione e nella Brigata Maiella.
Il momento più significativo della cerimonia è stata la consegna da parte del sindaco Massimo Cialente di un riconoscimento al partigiano Marcello Liberatore, già insignito della medaglia di bronzo al valor militare con decreto del Presidente della repubblica con la seguente motivazione: "giovane partigiano, già arrestato dalle SS e dalla Gestapo, all'atto dell'evasione da un carcere aquilano con eroico gesto prelevò un compagno condannato a morte e gravemente ferito riuscendo a trascinarlo faticosamente in salvo. Chiaro esempio di abnegazione e generoso spirito di solidarietà umana. Giugno 1944". (Filippo Tronca)