Il Piano di ricostruzione è perfettamente riuscito, ma il paese è morto…

11 Settembre 2013   09:28  

La cura è perfettamente riuscita, ma il paziente è morto. 

Adattando il noto adagio ad un altro contesto di vita, quello di un post-terremoto, si potrebbe così parafrasare: la ricostruzione è stata perfetta ed impeccabile, il Piano lungimirante appliccato senza sbavatura alcuna. Peccato che chi in questo borgo abitava ai tempi del terremoto è morto di vecchiaia o è emigrato.

Nell’intervista a Giandomenico Cifani del Cnr torniamo proprio sul dibattito che si è sviluppato all’Aquila intorno all’utilità o meno dei Piani di ricostruzione, senza la cui approvazione, lo ricordiamo, i cantieri non possono partire. 

Approvazione arrivata dopo quattro anni dal terremoto, come nel caso di Castel Del Monte, dove abbiamo realizzato l’intervista. Approvazione ancora attesa per altri borghi anche gravemente danneggiati, con un alto numero di sfollati e desertificati dal sisma. 

Due sono comunque le scuole di pensiero intorno ai Piani di ricostruzione. 

Per alcuni i Piani si stanno rivelando indispensabili strumenti urbanistici e strategici, capaci di andare oltre la mera ristrutturazione post-sismica, e di valorizzare gli spazi comuni e pubblici, dare una visione di insieme alla ricostruzione, individuare e quantificare economicamente le scelte non solo edilizie ed estetiche, ma anche socio-economiche.

Il Piano èinsomma lo strumento necesario a dare un futuro e una vocazione al paese da ricostruire. 

Del resto una ricostruzione complessa come quella aquilana non può essere fatta alla cieca, alla garibaldina, senza un preventivo lavoro di attenta pianificazione. E i tempi sono fatalmente quelli che sono. 

Grazie ad uno strumento come il Piano, si argomenta poi, un comune potrà ottenere molti più soldi di quelli che servirebbero per ristrutturare e ricostruire le case inagibili. 

Potrà realizzare progetti rimasti nel cassetto per tanti anni. Come ad esempio piazze e giardini pubblici, centri polivalenti e fognature nuove di zecca, impianti sportivi e centri visita, musei e locali commerciali, ambulatori laloratori artigianali e reti sentieristiche. 

Per altri invece i Piani di ricostruzione sono essenzialmente una micidiale furbata burocratica escogitata dal governo e dai Commissari per congelare in partenza la ricostruzione e poter dunque centellinare le poche risorse disponibili nel corso degli anni. 

Le cose che ci sono scritte nei Piani potevano essere stabilite comunque in pochi mesi e con gli strumenti ordinari delle amministrazioni locali, basandosi sui vincoli e studi già esistenti.

Senza dover perdere anni di tempo per aspettare le ordinanze che dicevano come fare i Piani, come affidarli, e poi le conferenze dei servizi e gli altri estenuanti passaggi burocratici per l' approvazione. 

Piani costati tutti insieme svariati milioni di euro, a beneficio di pletore di consulenti e delle università di mezza Italia. I progetti previsti dal Piano in aggiunta alla mera ricostruzione, si osserva infine, sono purtroppo destinati a rimanere nel libro dei sogni perché sarà già tanto che il Governo trasferirà i soldi per rifare le case ai terremotati. 

La posizione di Cifani è per così dire intermedia. 

Secondo lui i Piani servivano per quei paesi quasi completamente distrutti dal sisma, e da ripensare completamente anche nel tessuto urbanistico. 

Molto meno per paesi con danni meno estesi, dove si potevano avviare subito i cantieri e pianificare la ricostruzione con strumenti ordinari. Dando la priorità assoluta alla riparazione delle prime case inagili, riportando gli sfollati nel paese e risparmiando i soldi dell'assistenza e dell'emergenza. 

Cifani cita ad esempio Opi, bellissimo paese del Parco nazionale d'Abruzzo colpito dal terremoto del 1984. La ricostruzione fu conclusa in soli quattro anni, senza Piano, e nonostante ciò con risutati più che soddisfacenti. I danni inferti dal terremoto ad Opi sono paragonabili a quelli subiti da molti paesi del cratere sismico aquilano nel 2009.

Testo e intervista di Filippo Tronca

Montaggio di Marialaura Carducci

 


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Ing. Giandomenico Cifani
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