Daniele De Martino, noto cantante neomelodico, perde il ricorso contro il divieto di esibirsi, imposto dalle questure di L'Aquila e Teramo.
Il Tribunale Amministrativo Regionale (Tar) ha respinto il ricorso di Daniele De Martino, nome d'arte di Agostino Galluzzo, noto esponente della scena neomelodica napoletana. L'artista si era opposto ai divieti imposti dalle questure de L'Aquila e Teramo, che gli avevano impedito di esibirsi durante le tappe del suo tour previste a Capistrello e Isola del Gran Sasso rispettivamente il 13 e il 23 giugno scorsi. La sentenza, emessa dopo l'esame del ricorso, obbliga ora De Martino a farsi carico delle spese legali.
Le autorità avevano deciso di vietare le esibizioni di De Martino a causa del contenuto considerato pericoloso di alcuni suoi testi. In diverse occasioni, infatti, il cantante aveva utilizzato espressioni che, secondo quanto riportato dal questore Enrico De Simone, avrebbero potuto configurare una istigazione alla violenza e una glorificazione di comportamenti legati alla criminalità organizzata. Questo tipo di messaggio, considerato altamente dannoso per la società civile, ha portato le forze dell'ordine a intervenire per evitare che la sua musica potesse avere un'influenza negativa sul pubblico, in particolare tra i giovani.
Il cantante aveva fatto ricorso contro questi provvedimenti, sostenendo che si trattasse di una limitazione ingiustificata della sua libertà artistica. Tuttavia, il Tar ha confermato la legittimità dei divieti imposti dalle questure, riconoscendo la fondatezza delle motivazioni presentate dalle autorità competenti. Di conseguenza, oltre a non potersi esibire nelle date contestate, De Martino è stato condannato a coprire le spese del procedimento giudiziario.
Non è la prima volta che un artista neomelodico si trova al centro di polemiche per i contenuti delle sue canzoni. Questo genere musicale, diffuso principalmente nel sud Italia, spesso viene associato, a torto o a ragione, a testi che parlano di temi controversi, come la malavita e la vita ai margini della legalità. Tuttavia, le autorità giudiziarie e le forze dell'ordine hanno da tempo intrapreso una politica di controllo più rigida per prevenire la diffusione di messaggi che potrebbero favorire atteggiamenti contrari alle leggi e ai valori di convivenza civile.
In particolare, le preoccupazioni riguardano l'influenza che certi testi possono avere su un pubblico giovane e facilmente suggestionabile. Nel caso specifico, il riferimento al 41 bis, il regime carcerario duro riservato ai mafiosi, è stato visto come una forma di esaltazione delle organizzazioni criminali, in aperto contrasto con le istituzioni dello Stato e con gli sforzi delle autorità per combattere la criminalità organizzata.
La sentenza del Tar rappresenta un segnale chiaro della determinazione delle istituzioni a contrastare ogni forma di apologia del crimine, anche quando questa si nasconde dietro espressioni artistiche. Allo stesso tempo, la decisione del tribunale alimenta il dibattito su quali siano i limiti della libertà di espressione, specialmente nel campo musicale, e su come bilanciare questa libertà con la tutela dell'ordine pubblico e dei valori sociali.
Per De Martino, il prossimo passo sarà decidere se accettare la sentenza o procedere con un ulteriore ricorso. Tuttavia, la strada sembra in salita per l'artista, che si trova ora a dover affrontare non solo il costo delle esibizioni saltate, ma anche le spese legali e la possibile compromissione della sua carriera nel breve termine.