Il dj pescarese Anconitano a processo per bancarotta e truffa

13 Marzo 2008   11:58  

Una sordida storia di truffa e bancarotta fraudolenta si celerebbe dietro anni di serate, musica e divertimento tra le pareti storiche del “Cutty Sark”, il disco pub di Pescara che ha visto il suo massimo fulgore negli anni 80, pur continuando a far vivere la notte anche alle generazioni successive. Tutto ruota intorno al fallimento, avvenuto nel 2003 per un passivo di circa 60mila euro, della società Sabinvest Srl, facente capo a Salvatore Borrelli e nella cui orbita ruotava anche il Cutty Sark, più volte passato di mano fino ad arrivare alla chiusura definitiva. Dietro le macerie di questo fallimento ci sono pesanti accuse rivolte a 14 personaggi che hanno avuto parte nella storia del club musicale, tra cui anche il noto animatore delle notti pescarese Alex Anconitano, ritenuto tra i principali imputati del reato di concorso in bancarotta fraudolenta, e il costruttore Biagio Liguori. Le altre accuse mosse contro gli imputati riguardano bancarotta per distrazione, favoreggiamento personale, violenza privata, minaccia e ricettazione, per le quali dovranno presentarsi in tribunale il prossimo 17 ottobre. Secondo l’accusa Anconitano, insieme a Salvatore Borrelli, Sergio Ciuffetelli, Cesare e Gaetano Mazza, Raffaele e Biagio Liguori, Antonino Rimi e Angela Cocca, avrebbe effettutato una serie di cessioni e locazioni fraudolente dell’azienda tra il 2001 e il 2002 a una serie di società diverse. L’ultima cessione, per 5mila euro, avviene in favore della Cn2000. Protagonista di ulteriori avvicendamenti è stata la società Cglm, di cui erano co-gestori Liguori e suo figlio Raffaele, ora rinviati a giudizio per truffa, violenza privata e minaccia. Borrelli, amministratore unico della Sabinvest, è invece accusato di aver sottratto i libri contabili della società per impedire la ricostruzione fedeli dei movimenti.

VT

AGGIORNAMENTO:

Pescara, Anconitano e altri dodici assolti per il crac della discoteca Cutty Sark

Si chiude il processo sulla bancarotta fraudolenta da 60 mila euro del locale di palazzo Quadrifoglio. Un solo condannato a 4 anni per la sottrazione dei documenti: si tratta dell’ex proprietario Borrelli

Assolto «perché il fatto non sussiste». Ieri pomeriggio, nell’aula 5 del tribunale, l’imprenditore della notte Alex Anconitano ha alzato le mani al cielo, un po’ come si fa nei locali della movida. Tredici assolti e un condannato per un capo di imputazione soltanto: è questa la decisione che ha sancito la fine del processo sul crac della discoteca Cutty Sark di palazzo Quadrifoglio. Un caso, quello del fallimento del locale con un passivo di 60 mila euro, rimasto aperto dal 2003 e che, passando attraverso le mani di tre pm – Aldo AcetoGiampiero Di Florio e Mirvana Di Serio – è arrivato all’epilogo a distanza di 10 anni, con la lettura della sentenza da parte della presidente del collegio giudicante Antonella Di Carlo. In tribunale ad ascoltare la sentenza anche Anconitano, oggi alla guida del Buddha Blanco e che la settimana prossima sarà tre giorni in tour a Minsk, in Bielorussia, con un party chiamato Made in Italy. «Sono stato assolto con la formula più piena», ha detto Anconitano, assistito dall’avvocato Piero Bisceglie, «si chiude una brutta storia che mi ha causato danni. A causa di questa indagine, rimasta scolpita sui siti Internet, alcuni imprenditori mi hanno voltato le spalle ma ora è arrivata l’assoluzione che mi restituisce tutta la dignità. Se fino a oggi sono rimasto sulla cresta dell’onda, è stato solo per la mia caparbietà».

L’unico condannato, a 4 anni, è Salvatore Borrelli detto Salvio, ex amministratore della società Sabinvest nella cui orbita gravitava il Cutty Sark, uno dei locali che hanno fatto la storia della movida di Pescara, soprattutto tra gli anni Ottanta e Novanta, e che oggi è sotto un’altra gestione. Nell’inchiesta sono finiti presunti fatti di bancarotta fraudolenta attraverso cessioni e locazioni dell’azienda avvenute a cavallo tra 2001 e 2002 a una serie di società diverse, truffe e minacce come quella di un imprenditore che, stando alla ricostruzione della finanza, avrebbe tentato di investire con la macchina uno dei compratori del Cutty Sark dicendogli «infame, ti ammazzo». Ma, alla prova del dibattimento, ha resistito soltanto un’accusa: Borrelli è stato assolto dal reato di bancarotta fraudolenta e condannato perché, in qualità di amministratore unico della società fallita, avrebbe sottratto i libri e le altre scritture contabili del Cutty Sark per impedire la ricostruzione del patrimonio e degli affari.

Tra assoluzioni «perché il fatto non sussiste» o «perché non costituisce reato» e prescrizioni, gli assolti sono i costruttori Biagio e Raffaele Liguori, l’imprenditore Francesco ViolaSergio Ciuffetelli difeso dall’avvocato Luca SarodiAntonio Del Vomano MuzioCesare e Gaetano Mazza, Antonino Rimi,Angela CoccaVito Saponaro e Napoleone VerdegiglioSergio D’Angelo, assistito dall’avvocatoCristiana Valentini, ha rinunciato alla prescrizione ed è stato assolto dal reato di violenza privata.

 

 


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