Il post-terremoto e il saccheggio del territorio

29 Settembre 2010   15:21  

Riceviamo, e pubblichiamo, dal dirgente regionale e aderente all'assemblea cittadina Antonio Perrotti.

''A un anno e mezzo dal sisma stanno venendo fuori tutti i problemi nella loro reale complessità.

Va innanzitutto evidenziata l'inadeguatezza delle soluzioni adottate nella fase di emergenza.

Già la Legge iniziale mentre ha delineato la lungimirante soluzione FINTECNA società finanziario-immobiliare per l'acquisizione-recupero di patrimonio immobiliare privato , non ha voluto riconoscere in analogia agli altri terremoti un rinvio di almeno 5 anni delle tasse e il rimborso al 100 % dei danni per qualsiasi tipologia di proprietà .

Le stesse soluzioni praticate nella fase di emergenza hanno imposto, per i piccoli comuni, nuovi villaggi MAP e, per L'Aquila, un Piano C.A.S.E. per 4.500 alloggi sottodimensionato, sperequante e costoso, (per solo il 30 % delle famiglie, circa 13.000 persone, con alloggi "E" a più lungo tempo di rientro.

Particolarmente devastante nel comune di L'Aquila è stata anche la scelta dell'amministrazione Comunale di consentire per 36 mesi, al momento interventi in precario, ovvero baracche dovunque e comunque, con la conseguenza, oggi evidente, di aver aperto una falla difficilmente riconducibile a norma e ordine urbanistico e di aver causato un conseguente degrado-consumo di territorio.

Siamo infatti ormai, nel comune di L'Aquila, tra C.A.S.E., MAP, MUSP, e baracche varie, a circa 300 ettari di insediamenti realizzati in contrasto con la pianificazione previdente e a danno del suolo agricolo.

Con la reiterazione a inizio anno 2010 del "commissariamento" a Chiodi-Cialente-Fontana, sono poi sopravvenute linee ed indirizzi "dilatori e fuorvianti", tesi ad imporre defatiganti, quando non inutili fasi di pianificazione, dal Piano Strategico a quello di Ricostruzione, fino alla soluzione obbligatoria dei comparti - aggregati con annesso Statuto-tipo.

A tale riguardo, infatti, è bene sottolineare che non è stata delineata nessuna copertura finanziaria per i Piani e che, a tutt'oggi, è rimasto inevaso il problema del superamento dei limiti di rimborso per la sola "prima casa del residente", che rende inutile ed impraticabile tutta la filosofia degli aggregati. Vogliamo qui ricordare che nei comparti del consiglio comunale di L'Aquila le case principali sono poche, mentre nel resto dei centri storici del cratere, ci troviamo di fronte ad un patrimonio edilizio esistente appartenente a emigrati,turisti di ritorno, o senza referenti per mancate divisioni e successioni.

A questo magma gestionale e programmatico, mentre nei piccoli centri alcuni sindaci provano a riproporre anacronistiche visioni impiantistiche-ricettive al servizio di un turismo anni sessanta e , di contro, la situazione langue e si affacciano i fantasmi dell'abbandono, nel comune di L'Aquila, oramai terra di conquista, si vanno aggiungendo nuove operazioni immobiliari per nuovi capannoni industriali per 16 ettari, nuove strutture ricettive universitarie a contrada Calore per 62 ettari, altre strutture direzionali a piazza D'Armi e, addirittura a Parco di Sole.

Con l'ultima ordinanza viene aggiunto un nuovo Commissario fiduciario del mondo immobiliare ecclesiastico Cicchetti già noto a questa città per gli sperperi che si sono verificati anni fa nella gestione della Perdonanza celestiniana, e soprattutto vengono delineate ulteriori espansioni di MAP e MAR per circa 20 ettari in zone irrigue o alluvionali.

Un vero e proprio "assalto alla diligenza" che avrà nella variante per le "zone bianche" un ulteriore colpo letale per la qualità dell'abitare e per la tutela del suolo. Infatti tutte queste zone destinate nel Piano regolatore vigente ad uso pubblico (verde, servizi e attrezzature), preordinate all'esproprio e a vincolo decaduto , devono essere rinormate.Possibilmente, dice partitocrazia, a residenziale con un indice che va da 0,20 a 0,40 mq/mq di superficie.

Alcuni autorevoli personaggi di Giunta e Consiglio si sono da tempo spesi per tale ipotesi e, ignorando le stesse esigenze, evidenziate dal terremoto, di aree libere preordinate ad un più aggiornato ed esteso Piano per l'Emergenza, vogliono riproporre tale sconsiderato atto con la conseguenza di contaminare almeno altri 1.120 ettari di aree libere interne all'abitato consolidato.

Anche in campo energetico nel cratere si vanno addensando campi eolici e almeno due/tre centrali "bio", senza che alcuno si preoccupi di verificarne praticabilità economica ,bacino di rifornimento per le biomasse e eventuali interrelazioni negative aggiuntive.

Non si può infine tacere sul Programma allestito per il nostro bacino idrografico dal sempre efficiente Commissario Goio che a fronte delle tante previsioni ed interventi autorizzati in zone alluvionali, ha pensato bene di proteggerli con un intervento compensativo (a totale carico della collettività, con due mega-casse di espansione artificiali da realizzare sul Raio in località Sassa e sull'Aterno nella zona alluvionale di Cansatessa. Si tratta di una superficie complessiva di 125 ha alla quale viene affidato il compito di laminare, ritardare e contenere eventuali piene al di sopra dei 300 mc/s.

Bisogna arrestare questo processo di proliferazione di inziative estemporanee portandole a Valutazione Ambientale Strategica e inibirne gli effetti aggiuntivi correlati che nel loro insieme possono produrre sulla piana agricola aquilana e più in generale sulle aree del cratere.

In tale ottica è ormai improrogabile che la Regione, superando l'illegittima fase di commissariamento, si riappropri dei compiti di coordinamento della ricostruzione e adotti un Progetto Speciale regionale per le aree del cratere che dia indicazioni produttive,direzionali e infrastrutturali e che delinei un vero e proprio Piano Pluriennale di Attuazione supportato economicamente e capace di dare certezze ai comuni e ai cittadini.

Va altresì superata l'attuale pletora di momenti di verifica (CINEAS; RELUISS; FINTECNA; Comuni; Genio Civile; Sovrintendenza) che ha portato a tempi lunghissimi di istruttoria, per istituire "uno Sportello Unico" che verifichi e valuti contestualmente e in 60/90 giorni tutte le istanze di ricostruzione.''

Antonio Perrotti

 


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