Il prof. Francavilla su riforma universitaria e fondazioni

Basta titi al piccione

14 Novembre 2008   12:25  

Pubblichiamo una lettera aperta inviataci dal professor Sandro Francavilla, direttore della scuola di specializzazione in Endocrinologia dell’Università dell’Aquila.

"Sino ad ora si è trattato di un tiro al piccione. Il piccione è il sistema universitario italiano ed i proiettili hanno squarciato la spessa ragnatela, o forse il sudario che avvolge da svariati secoli quello che secondo molti è un cadavere in avanzata putrefazione. Bene, visto che gli spari ci sono stati e probabilmente continueranno, perché non proviamo a guardare dentro la creatura e discutere su quello che vorremmo che fosse il sistema universitario?
Io sono un professore associato in Andrologia,  componente del comitato scientifico della fondazione dell’Università dell’Aquila e vorrei iniziare il confronto  partendo da questo strumento.

Le Fondazioni delle università italiane operative da anni nella maggior parte degli atenei, sono cosa diversa dalla proposta contenuta nella Legge Finanziaria (art.16 DL 112),  di trasformare in eventuali fondazioni di diritto privato le istituzioni universitarie pubbliche.

Si tratta di un istituto in cui soggetti privati quali aziende, istituti bancari ed  istituzioni pubbliche  mettono in campo risorse per realizzare progetti di ricerca proposti da docenti universitari o da uno o più componenti della fondazione.

La finalità è valorizzare le potenzialità applicative della ricerca accademica, creando una interazione dei ricercatori con potenziali utilizzatori della ricerca.

Esempio pratico: un ricercatore propone un progetto che può avere una potenziale ricaduta sull’economia del territorio. Se il progetto viene approvato dal comitato scientifico che raccoglie intorno ad un tavolo i rappresentanti dei vari soggetti che costituiscono la fondazione, e poi dal Senato Accademico dell’Università, la fondazione si mette all’opera e cerca insieme al docente i partners del progetto, pertanto le risorse economiche che serviranno per finanziare borse di studio o magari un dottorato, spese di laboratorio o tutto ciò che serve per raggiungere un obiettivo dichiarato. In alternativa, un’azienda può proporre un potenziale progetto di ricerca. In tal caso la fondazione cercherà il team di ricercatori in grado ed interessati  a  progettare e realizzare la ricerca.
Perché questa noiosa lezioncina?
Perché le fondazioni universitarie, operative da anni in quasi tutti gli atenei pubblici, costituiscono probabilmente l’embrione di un modello democratico e virtuoso di gestione della ricerca accademica.  
Democratico perché il progetto è supportato se si crea la sinergia tra ricercatore e committente. Virtuoso perché stimolando la finalizzazione della ricerca, anche quella di aree del sapere generalmente lontane da una potenziale e rapida applicabilità, questo modello invita il mondo accademico a confrontarsi concretamente con il mondo reale ed a misurarsi o autovalutarsi sulla base di risultati ottenuti o non ottenuti.
Quello descritto è un modello reale creato dal  moribondo sistema universitario. Chiunque può iniziare a riflettere  consultando i siti degli atenei italiani e poi le relative fondazioni. I progetti realizzati o in corso di realizzazione nel Paese sono innumerevoli ed incredibilmente interessanti oltre che socialmente rilevanti.   Possiamo immaginare che timide ma concrete e recenti innovazioni generate da un sistema universitario decrepito possano costituire i primi tasselli di un sistema universitario più vicino e funzionale alla società?"

Prof. Sandro Francavilla

 

 


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