Il ripascimento inutile, la costa erosa e il silenzio del mare

22 Giugno 2010   13:42  

Lo avevano detto anche i balneatori ad aprile, che il ripascimento delle costiere sabbiose del teramano, costato milioni di euro non sarebbe servito a nulla.

E le mareggiate di ieri gli hanno dato purtroppo ragione. All'arenile di Martinsicuro le onde avide e impetuose hanno risucchiato in poche ore la sabbia da poco riposizionata. A Giulianova all'altezza degli stabilimenti Spinnaker Beach e Capo Horn sono spariti otto metri di spiaggia. Stessa drammatica situazione sul lungomare di Pineto, dove la mareggiata ha divorato due-tre metri di spiaggia nella zona di Villa Ardente, a Silvi, Alba Adriatica e Roseto.

Si sfoga Nicola Corradetti, balneatore di Silvi: "Avevano assicurato che con il ripascimento morbido in qualche modo avrebbe risolto il problema, anche se solo parzialmente. E invece hanno buttato in mare milioni e milioni di euro di noi contribuenti per avere poi questo risultato". Ovvero la sua spiaggia, appena ripasciuta, ridotta ad uno stretto fazzolettino e i suoi ombrelloni e lettini oramai in alto mare.

Ad essere erosa oltre alle spiagge teramane, a questo punto è anche la credibilità del programma "Ricama", che la Regione Abruzzo ha avviato già nel 1996 finanziato dall'Ue nell'ambito dei Progetti Life. Gli interventi sono stati predisposti da esperti ministeriali, benedetto da vari luminari universitari, e quelli più recenti sono costati ben 21 milioni di euro. Interventi richiesti a gran voce dagli stessi operatori economci della costa.

Senza mezzi termini , Francesco Stoppa, direttore del dipartimento delle Scienze della Terra dell'Università di Chieti, da anni va spiegando che il ripascimento è un palliativo di breve durata, che nulla può contro la potenza del mare.

E dunque occorre, non solo in Abruzzo ma in tutta Italia cambiare strategia, perché non è saggio spendere centinaia di milioni di euro per interventi che hanno durata effimera di una stagione turistica se va bene, e non sono giustificabili alla luce di un razionale calcolo dei costi-benefici.

Va infine ricordato sommessamente: l'erosione o l'accrescimento di una spiaggia dipendono essenzialmente da quattro fattori: apporto fluviale di sedimento, moto ondoso e correnti marine, tasso di subsidenza, variazioni del livello del mare.

Ebbene:  gli alvei dei fiumi sono stati negli ultimi decenni saccheggiati della loro sabbia e ghiaia utile all'edilizia. Altri sedimenti sono stati bloccati dalle dighe e ciò ha impedito il naturale ripascimento delle spiagge ed ha incrementato l'altrettanto naturale erosione costiera da parte del moto ondoso e delle correnti marine.

Inoltre le spiagge si abbassano, a causa del fenomeno fisico della subsidenza, a casua anche l'uomo che estrae le acque di falda sotterranea per scopi irrigui, industriali o metaniferi.

Nelle zone costiere tali abbassamenti si traducono nell'affondamento del litorale costiero e nell'ingressione del mare sulle terre emerse.

Il mare, infine a causa del progressivo scioglimento dei ghiacci dovuto dall'effetto serra, tende ad aumentare di livello ed a sommergere sempre più i territori costieri emersi.

ll 58% dell'intero litorale nazionale, poi è soggetto ad occupazione antropica intensiva; il litorale libero da insediamenti occupa solo il 29% della costa; il restante 13% è interessato da occupazione estensiva.

E' stato di recente stimato, in uno studio dell'Unesco, che tre quarti delle dune mediterranee sono state distrutte nell'ultimo secolo. Anche le dune, le meravigliose dune della costa abruzzese, che solo i più anziani ricordano. Importanti anche loro a mantenere l'equilibrio tra ripascimento ed erosione. Le dune sono scomparse da tempo per fare spazio ad alberghi, vile a schiera, residence e stabilimenti balneari, i cui titolari ora piangono sventura, perchè vedono sparire giorno dopo giorno le loro spiagge recintate, erose dal mare che in silenzio presenta il conto ad un miope sviluppo senza futuro.

FT


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