Il terremoto, il potere, l'informazione: intervista a Riccardo Iacona

21 Gennaio 2013   12:24  

Al nostro microfono per un'intervista telefonica il giornalista Riccardo Iacona, l'unico forse nel panorama televisivo nazionale che continua con la sua fortunata trasmissione Presa Diretta ad occuparsi del post-terremoto aquilano in prima serata, e con un adeguato livello di approfondimento e professionalità.

Riccardo Iacona: lei è venuto più volte a L'Aquila e nel cratere sismico, l'ultima volta, pochi mesi fa, che impressioni ha avuto, quali pensieri e riflessioni si è riportato a casa?''

''Siamo tornati perchè vogliamo mantenere le telecamere aperte a L’Aquila, soprattutto sulla ricostruzione del centro storico, è una partita che non vogliamo mollare. L'Aquila è un buco nero della storia d'Italia.

Dalle incredibili intercettazioni di Bertolaso si capisce che su L'Aquila si è fatto un gioco molto sporco, Berlusconi ci ha fatto la campagna elettorale, dicendo cose che non stavano nè in cielo nè in terra,  in un clima di totale irresponsabilità.

Saremo ancora a L’Aquila per seguire altre inchieste giudiziarie, se ci saranno rinvii a giudizio. I magistrati a L'Aquila stanno facendo un grande lavoro, pur nelle loro aulette bunker.''

''Dopo quanto detto dal ministro Fabrizio Barca nell'itervista da lei realizzata, in città si è sparsa la voce che la ricostruzione arriverà in primavera, con le rondini e i mandorli in fiore. Barca pero non ha detto alcune cose:a d esempio  che se si vuole intervenire nel cosiddetto asse centrale, almeno così garantiscono i professionisti da noi consultati, molti cantieri non apriranno prima della primavera del 2015 e i soldi stanziati nel 2013, ripartiti in tutti i comuni del cratere in realtà sono poca cosa. Non ha detto Barca che in coda ci sono migliaia di progetti in attesa di essere approvati, a cui se ne aggiungeranno altri, e che con il meccanismo di erogazione dei fondi detto a contributo diretto, a differenza di quello che accadrà in Emilia, per avere i soldi in mano ci potrà volere, senza le modifiche che sta tentando imporre il Comune dell'Aquila, anche un anno, e solo le grandissime aziende che hanno adeguate riserve economiche, potranno permettersi prendere appalti a L'Aquila, senza il rischio di fallimento, o essere costrette a bloccare i lavori in attesa che arrivino i soldi ad ogni stato di avanzamento lavori.''

'' Proprio per questo dico che l'informazione deve continuare ad occuparsi dell'Aquila. Queste domande comunque a Barca le potete fare,  avete davanti una persona che risponde, non avete davanti cialtroni che hanno venduto tappeti a L'Aquila sulla sofferenza della gente. Fatele queste domande e anche noi le faremo. Ripeto: L'Aquila è una grande metafora di un paese che non funziona. Uscire dal buco nero dell'Aquila significa ricostruire un paese intero.''

''Media e terremoto: a bucare il video, a fare notizia sono state prima le lacrime, il sangue e le macerie nella fase dell'emergenza,  poi il miracolo del progetto CASE, le inaugurazioni, poi le piccole storie edificanti, come il parroco che ritrova dopo un anno il gattino perso la notte del terremoto, poi gli scandali politici e giudiziari. Perché invece interessa oggettivamente di meno la ricostruzione di un grande centro storico, e di decine di paesi medioevali, cosa che rappresenta una sfida di dimensioni mondiali?

'' E infatti ci siamo solo noi della tv nazionale che ancora parliamo dell'Aquila in prima serata. Eppure la ricostruzione è una grande sfida, oltre che imprenditoriale, anche dal punto di vista tecnologico. E' il primo grande centro storico buttato giù dal terremoto, e rimetterlo in piedi significherebbe acquisire un know-how che poi si può rivendere nel modo intero.  La messa in sicurezza dei centri storici in Italia è il grande cantiere con cui puoi creare migliaia di posti di lavoro''

Altri territorio rischiano la sorte dell'Aquila, se non peggiore, a cominciare dalla Calabria...

‘’Non a caso siamo andati in Calabria subito dopo  il terremoto dell'Aquila, per dirlo subito,  per gridare: ''Mettete in sicurezza almeno gli edifici pubblici''. Ma non è stato fatto nulla. Non dimentichiamo che a L’Aquila se il terremoto fosse arrivato il giorno dopo, potevano morire migliaia di persone perché molti edifici pubblici sono crollati. La verità è che bisogna togliere i soldi dalle grandi opere inutili, e dare priorità alla messa in sicurezza.

Comincia ad emergere un'ipotesi, o meglio un sospetto, suffragato però da vari indizi: ovvero che la ricostruzione in questi quattro anni sia stata intenzionalmente frenata per mancanza di fondi, usando l'arma micidiale della burocrazia.

''Ma intanto i soldi ne hanno spesi tanti e subito per le new-town.  Si potevano spendere meno soldi  per sistemare le persone vicino le loro case sul modello di Onna. Certo la ricostruzione dell’Aquila è una grande sfida dal punto di vista procedurale, non è una cosa semplice. Però si è cominciato molto male, come hanno raccontato le nostre inchieste e come dimostrano le terribili intercettazione che leggiamo.’’

a cura di Filippo Tronca

 


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