È ancora sotto choc l'Abruzzo. L'Abruzzo politico, certo, ma anche quello della società civile e quello produttivo, Confindustria ha inviato lettere alla presidente Emma Marcegaglia, a Enrico Paolini ed ai parlamentari abruzzesi, esprimendo la propria preoccupazione sul futuro della regione.
Ci si divide, nel frattempo, fra innocentisti e colpevolisti.
La tensione è palpabile nell'ambiente Pd, anche in quello aquilano. Il via vai dalla sede di via Paganica, ieri sera, non faceva certo percepire un clima di serenità. Ed in contemporanea, a Roma, nella Direzione nazionale, si tornava ad invocare la questione morale, come ogni qualvolta accadono simili vicende.
Una tesi è quella della completa estraneità del governatore, che, anzi, si sarebbe sempre opposto alle proposte che gli venivano dagli altri inquisiti, primi fra tutti Cesarone e Quarta, per favoreggiare l'imprenditore Angelini, il quale, proprio perchè vistosi rigettati i favoritismi nonostante avesse pagato i consiglieri e gli assessori finiti in carcere, si sarebbe “ribellato”, andando a finire direttamente dai magistrati, svelando tutto il meccanismo.
C'è poi la tesi dell'utilizzo delle tangenti contestate, che sarebbero servite per convincere, per così dire, otto senatori dello Sdi a passare, assieme a lui, nel nascente Partito Democratico; in questo si trascura un dettaglio, come hanno ricordato in molti, anche fra i quotidiani nazionali, lo Sdi, quindi Rosa nel pugno, nella legislatura 2006-2008 non aveva alcun senatore.
La cosa certa, è il pessimo livello raggiunto, in Abruzzo ma non solo, dalla politica e dall'imprenditoria, un intreccio di malaffare nel quale scompaiono colori ed appartenenze politiche. Destra e sinistra, sotto questo aspetto in piena continuità.
E l'accaduto ha di nuovo portato alla ribalta il rapporto giustizia-politica, evidentemente prioritario per qualcuno. Perchè il problema, sembrano davvero essere i giudici che si permettono di indagare sui politici.
Il premier ha subito colto l'occasione per tornare a tuonare contro la magistratura, ma non è stato il solo, piuttosto che ad ascoltare le ragioni del procuratore pescarese Trifuoggi ed a ipotizzare la loro veridicità, ad invocare subito una riforma della magistratura. Lo scudo della casta eretto a difesa del governatore abruzzese, è stato infatti bipartisan, centro destra e centro sinistra uniti nel difendere il collega delle istituzioni. Con la Forza Italia abruzzese che, nel frattempo, invocava a gran voce elezioni anticipate.
I giudici possono sbagliare, e se sarà questo il caso, dovranno chiedere scusa alla collettività, abruzzese ed italiana, anche se sarà troppo tardi.
Comunque procedano le indagini, e qualunque sia la decisione del Consiglio dei ministri, gli abruzzesi attendono quello che ritengono il gesto più naturale, le dimissioni volontarie di Ottaviano Del Turco.
Marco Signori