Immigrazione, 108 misure cautelari in 23 province

14 Dicembre 2009   14:23  

Vasta operazione dei carabinieri del comando provinciale di Pescara contro l'immigrazione clandestina.

I militari dell'Arma stanno eseguendo 108 misure cautelari in 23 province del centro-nord Italia su disposizione del gip presso il Tribunale di Pescara, Guido Campli.

Dei 108 provvedimenti, 31 sono misure cautelari in carcere, 33 arresti domiciliari e 44 obbligHI di dimora. Ad occuparsi dell'attivita' investigativa, tra il 2006 e il 2009, sono stati i militari della compagnia di Penne, coordinati dal capitano Massimiliano Di Pietro, mentre a chiedere le misure cautelari sulla base delle risultanze investigative e' stato il pm Giampiero Di Florio.

Con questa operazione, chiamata "Lavoro pulito" i carabinieri ritengono di aver disarticolato una delle piu' efficienti ed articolate organizzazioni criminali che hanno alimentato il fenomeno della immigrazione clandestina (smuggling of migrants, cioe' contrabbando di migranti).

Questa organizzazione, riferiscono i carabinieri, ha alimentato continuamente flussi migratori, nella piu' totale illiceita', attraverso un eccezionale meccanismo truffaldino ed evidenti complicita' para istituzionali a Pescara e in diverse regioni italiane, con ramificazioni in numerosi stati stranieri. I dettagli saranno illustrati alle 12, in conferenza stampa, nella sede della Procura della Repubblica di Pescara.

Delle 108 misure emesse dal Tribunale di Pescara, di cui 25 riguardano italiani, i carabinieri ne hanno seguite 81. Le altre persone interessate ai provvedimenti sono per lo piu' tunisini (51) e marocchini (19) ma ci sono anche residenti in Bangladesh, Cina, Albania, Sri Lanka, Algeria e Francia. Gli abruzzesi sono 17, tra cui il dominus dell'intera organizzazione, Roberto Avigdor, di 60 anni, tributarista, nato a Napoli e domiciliato a Sant'Egidio alla Vibrata.

Era lui a gestire, per i carabinieri, una sorta di centrale dell'immigrazione clandestina che faceva arrivare in Italia gli stranieri con la promessa del lavoro e della regolarizzazione facendo pagare a ogni extracomunitario 5.000 euro. Gli extracomunitari arrivati illecitamente in Italia con questo sistema sono circa 1.500.

L'organizzazione si e' estesa dall'Abruzzo in altre regioni del centro-nord, tranne l'Umbria, e si e' ramificata anche a livello internazionale. Le accuse vanno dall'associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento e sfruttamento dell'immigrazione clandestina all'estersione al falso e alla sostituzione di persona.

Gli extracomunitari che arrivavano in Italia si trovavano a lavorare nei campi in condizioni disumane, e si chiedeva loro di raggiungere degli obiettivi difficilissimi (45-50 cassette di prodotto da raccogliere). In alcuni casi dovevano pagare anche per il trasporto e la sistemazione, nonostante il compenso percepito fosse di appena 2 o 3 euro al giorno. Sono stati proprio alcuni stranieri a rivolgersi ai carabinieri, e a far partire le indagini, lamentandosi dello sfruttamento a cui erano sottoposti.

Dei 5.000 euro che l'organizzazione chiedeva a ogni immigrato per farlo arrivare in Italia, mille venivano assicurati alle aziende agricole conniventi che garantivano lavoro a questi braccianti.

Questi mille euro di contributo alle aziende venivano, di fatto, utilizzati per pagare i lavoratori per cui e' come se gli stranieri si auto-pagassero. Queste aziende - ha fatto notare in conferenza stampa il procuratore della Repubblica di Pescara - venivano contattate tramite un'addetta della Coldiretti di Pescara, che metteva in evidenza la convenienza dell'affare.

La donna, arrestata oggi, e' Romina Candeloro, di 39 anni, che avrebbe preso delle provvigioni per svolgere l'incarico. Trifuoggi ha anche messo in evidenza che l'operazione, definita brillante e importante, non e' contro gli immigrati, che si sono ritrovati ad essere clandestini loro malgrado. E le misure cautelari, ha fatto notare, non riguardano i lavoratori sfruttati, ma solo l'organizzazione centrale e le sue diramazioni.

Il comandante provinciale dei carabinieri, Marcello Galanzi, ha sottolineato che in Tunisia era stato istituito un ufficio di collocamento che riceveva circa cento richieste al giorno da vari paesi e si stava gia' lavorando per far arrivare qui altri irregolari. I rapporti di lavoro erano apparentemente regolari, ha concluso il sostituto procuratore Giampiero Di Florio, ma la documentazione rilasciata per l'assunzione e la regolarizzazione era ingannevole.

Gli indagati sono 152, in totale, e tra i destinatari delle misure cautelari ci sono i 20 imprenditori conniventi.


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