In Abruzzo è Futuro in Libertà...

20 Ottobre 2010   13:17  

Sembra non esserci pace per il centrodestra abruzzese; quando non è la magistratura a rendere accidentato il percorso, sono gli stessi politici a complicare le cose e a complicarsi la vita. Idillio infranto tra i finiani della prima ora con a capo Alfredo Castiglione e il neonato partito di Futuro e Libertà dopo la nomina di Giampiero Catone giovedì scorso a coordinatore regionale. Una scelta che arrivata come un fulmine a ciel sereno, peraltro a mezzo stampa senza nessuna comunicazione interna al gruppo dei promotori abruzzesi, fa sgretolare il progetto futurista come un castello di sabbia.

Solo nella giornata di ieri però, dopo aver parzialmente metabolizzato l’accaduto e valutato il da farsi, i fedeli di Castiglione aprono le dighe e seppur in toni pacati fanno sentire il loro forte disappunto e la loro amarezza, facendo seguire alle dichiarazioni una valanga di dimissioni dai ruoli di coordinamento  o da semplici militanti nei circoli di Generazione Italia. Poche ore dopo l’investitura di Catone si dimette Angelo D’Ottavio, coordinatore  della provincia di Pescara. Lunedì sera lo segue Paolo De Marco coordinatore della provincia di Teramo.

Che in politica non si giochi pulito è un fatto assodato e che i giochi si fanno a Roma pure. E così vien da sé che nello scacchiere un parlamentare vale più di assessore regionale; che quest’ultimo sia anche vicepresidente della Regione Abruzzo poco importa.

Una beffa bella e buona per tutti coloro che hanno aderito al nuovo soggetto politico attraverso l’iscrizione ai circoli di Generazione Italia e che credevano di poter tornare a far politica dal basso, con il confronto che parte dalla base e non accettando passivamente gli ordini impartiti dall’alto.

E allora Roma può attendere anche quando, nel corso del Consiglio regionale di ieri, illustri parlamentari finiani e componenti del Governo tentano di raggiungere telefonicamente Castiglione che ‘elegantemente’ rifiuta le telefonate dicendo ad un suo collaboratore di essere troppo impegnato a governare l’Abruzzo.

D’Ottavio e De Marco nelle lettere di dimissioni sottolineano la grave mancanza di collegialità nella scelta, ma il primo è più polemico sulla figura di Catone, incompatibile con il territorio, “un parlamentare che non è stato eletto in Abruzzo,non vive in Abruzzo e non vive l'Abruzzo, con tutto il rispetto per l’onorevole Catone e la sua storia politica, mentre in altre regioni che non hanno un parlamentare la scelta è ricaduta su consiglieri regionali”.

D’Ottavio contesta al neoeletto coordinatore anche certe improvvide dichiarazioni già nei giorni precedenti la sua nomina, quando a testa bassa colpì il governatore Chiodi accusandolo di immobilismo della sua Giunta, di fatto contraddicendo quelle poco precedenti del Viceministro Urso, ora suo direttissimo referente, che lodava l’operato degli amministratori regionali abruzzesi. Altra domanda che si pone D’Ottavio, “I circoli di Generazione Italia spariranno solo in Abruzzo come ha già annunciato Catone o anche questa è un’anomalia tutta abruzzese?” Fino ad ora nessuna risposta, tanto meno dal coordinatore.

Per quanto lo riguarda Angelo D’Ottavio, assessore provinciale e sindaco di San Valentino, si dice sereno anche se deluso e intenzionato a fare bene il suo lavoro di amministratore, utilizzando questo momento di difficoltà per fare le dovute riflessioni.

Cosa accadrà in Provincia dove siede anche il nipote dell’onorevole? Il costituendo gruppo di FLI, di cui già circolavano diversi nomi si disgregherà?
“E’ ancora presto per dirlo, - spiega D’Ottavio -  certo è che la strada è quanto meno in salita.”

E' un momento stand by dunque per tutti gli ex aderenti a FLI anche in vista delle decisioni di Castiglione che domani scioglierà il nodo sull’abbandono definitivo del partito di Fini e un possibile rientro nel PDL. Chiodi dal canto suo, legato al suo vice da un rapporto di stima reciproca, ha fatto intendere di aver lasciato la porta aperta per un suo eventuale ritorno; non è dato sapere ad oggi cosa ne pensino gli altri esponenti del partito.

Claudia Ficcaglia


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