Incendi boschivi nella regione Abruzzo Dal disastro ambientale dell’estate 2017 al silenzio del 2018

28 Giugno 2018   10:21  

La Regione Abruzzo secondo la legge regionale n. 3/2014 prevede che i soggetti pubblici (Comuni ed Amministrazioni separate degli Usi civici) debbano redigere il Piano di gestione silvo-pastorale. In sostanza un piano regolatore dei boschi, primo elemento di prevenzione degli incendi, che ne prevede l’utilizzo, la manutenzione e la sicurezza attraverso la realizzazione, ad esempio, di fasce tagliafuoco. Ora, sebbene finanziati, ormai a oltre quattro anni dalla promulgazione della legge sembrerebbe che un solo Comune abbia concluso l’iter e abbia il piano operativo. Questo è un fatto grave e la responsabilità va alle amministrazioni inadempienti, ma anche alla Regione che non le ha messe in mora nominando eventualmente un commissario. Va detto che anche la stessa Regione ha ritardi inspiegabili e ancora oggi non si è dotata del Piano regionale delle foreste. Non eravamo la Regione Verde d’Europa?

La mancata volontà della Regione di mettere in atto concrete politiche di prevenzione è anche dimostrato dal fatto che nel PSR ( Piano di Sviluppo Rurale) solo lo 0,7% dei fondi è destinato alla misura “8.3.1-Investimenti a  protezione delle superfici forestali” e il disinteresse verso questo importante settore è ulteriormente dimostrato dalla recente riorganizzazione degli uffici con lo smembramento delle attività di autorizzazione ai tagli boschivi trasferite sul territorio a chi fino ad ora si occupava di agricoltura e non ha competenze e preparazione in materia forestale. Anche la materia degli usi civici (tutti pascoli e foreste) è stata divisa dal settore forestale.

 

La Regione Abruzzo, a quasi un anno dagli incendi devastanti, è ancora inadempiente su questo fronte. Il Consiglio regionale, nei giorni scorsi, avrebbe dovuto discutere sulle disposizioni urgenti in materia di protezione civile per il sostegno finanziario delle attività antincendio, ma non è stato fatto, sarebbe stato comunque un intervento tardivo e poco efficace. Ormai è di dominio nazionale che il doppio incarico, presidente di Regione e Senatore, di Luciano D’Alfonso sta tenendo bloccata un’intera regione (per il dono dell’ubiquità pare si stia ancora attrezzando). Non sono state prese in considerazione nemmeno le denunce e le proposte emerse in due Convegni lo scorso anno, uno a Rieti e uno a Pescara, che hanno portato alla “Carta per la lotta agli incendi boschivi” sottoscritta da tutte le Associazioni ambientaliste abruzzesi e cinque organizzazioni scientifiche e sono state completamente ignorate dalla Regione.

Eppure l’estate del 2017 resterà alla storia per il caldo insolito e per tutte le conseguenze che ne derivano. Come di prassi, nonostante la storia si ripeta, l’uomo è sempre impreparato ad affrontare l’emergenza ma è sempre pronto a gridare: “A lupo, a lupo”. Tutto si spegne in autunno, come ogni anno, la stagione delle piogge torna provvidenziale e tutte le discussioni sulle soluzioni possono essere rinviate a data da destinarsi.  Partiamo dal 5 agosto con l’incendio a Campo Imperatore. Gli incendi hanno interessato oltre 3.500 ettari di superficie boscata e 2.500 di superficie non boscata, quasi 1/3 in aree protette, in zone di particolare pregio ambientale, un record negativo per la Regione dei Parchi.

 

La Magistratura ha accertato solo le responsabilità colpose di coloro che materialmente hanno provocato l’incendio di Campo Imperatore. Successivamente ci sono stati gli incendi, di natura dolosa, sul Morrone, nel Parco del Sirente-Velino e nella Marsica, solo per citare i principali, ma nessun responsabile ed eventuali mandanti individuati così come nessuno è colpevole per le inadempienze e inefficienze degli Enti preposti, prima fra tutte la Regione ma anche gli Enti Parco.

Palesi sono state infatti le inefficienze e le inadempienze, per non parlare della scellerata riforma Madia (D. Lgs. 19 agosto 2016, n. 177) che ha, di fatto, cancellato il Corpo Forestale dello Stato.

Intanto, apprendiamo con favore che il Ministro per l’Ambiente Costa sta promuovendo la video sorveglianza, compreso l’uso di droni, nelle aree protette a partire da quella del Vesuvio.

Di norma, in Protezione civile, una volta definito il rischio (in questo caso rischio incendi boschivi) per diminuirlo vanno individuate le azioni di prevenzione e previsione da mettere in atto e per il rischio residuo si procede alla sua pianificazione. Naturalmente previsione e prevenzione hanno respiro poliennale e per i boschi sono rappresentate dalla corretta conduzione e manutenzione.

 

In questo, di certo, non aiuta il pessimo Decreto CM sul Testo Unico Forestale firmato, in “zona Cesarini”, dal Presidente Mattarella, nonostante i numerosi appelli contrari da parte del mondo scientifico e accademico.

Auspichiamo che la prossima stagione estiva non ci faccia assistere a tragici avvenimenti come quelli dello scorso anno e che, davvero, questo sia l’inizio di una nuova era per una corretta gestione e salvaguardia dei boschi a livello nazionale, regionale e locale.

 



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