Incendio alla discarica: i Bellia declinano ogni responsabilità

30 Luglio 2008   10:49  

“Noi il terreno lo abbiamo venduto con tutti i rifiuti, il nuovo proprietario di Ecoabruzzo in cambio del deposito si è impegnato a smaltire il pattume. Noi siamo fuori”.  Per voce del fratello Sergio, Massimo e Roberto Bellia, titolari di Ecoambiente (società incaricata  di bonificare l’area della discarica dall’immondizia), declinano ogni responsabilità per quanto accaduto all’alba di domenica in via Tirino allo Scalo, e tracciano un quadro  delle due società interessate allo smaltimento dei rifiuti ovvero la Ecoabruzzo e la Ecoadriatica poi trasformata in Ecoambiente. La  Ecoabruzzo, proprietaria del terreno in via Tirino, che fino allo scorso Natale era dei Bellia, oggi risulta ceduta a Giuseppe D’Alessandro, imprenditore di Brecciarola e forse amico degli stessi venditori; la Ecoadriatica (già diventata Ecoambiente), rimasta a Massimo e Roberto Bellia, invece, avrebbe dovuto gestire il costoso servizio di smaltimento dei rifiuti. Due  mesi prima che il deposito inattivo venisse sequestrato dalla Finanza per ordine del sostituto procuratore Giuseppe Falasca, i Bellia cedono la proprietà a D’Alessandro. Nell’accordo privato, siglato tra le parti, si stabilisce che al posto dei soldi i Bellia ricevono l’impegno dal nuovo proprietario della Ecoabruzzo di smaltire i rifiuti. Questo dimostrerebbe i come i Bellia siano di fatto fuori dalla gestione del deposito. Non si pronuncia, né ipotizza Sergio Bellia su chi possa essere il responsabile dell’incendio e dice soltanto: “Non lo so, l’incendio è certamente doloso ma noi siamo fuori oramai”; e  minimizza sulle ripercussioni ecologiche del disastro affermando: "Beh, certamente al momento dell’incendio qualcosa è successo ma poi è passato tutto. E’ come quando in una cucina brucia qualcosa. In un primo momento c’è fuoco e fumo ma poi passa tutto” e continua, “E’ tutto a posto. Sono andato all’Arta e mi hanno detto che tutto è a posto anche l’acqua”.
Il deposito di via Tirino fu oggetto di un altro attentato avvenuto nel giugno del 1999 e anche in quel caso si accertò la matrice dolosa dell' incendio, senza mai scoprire, però, chi fosse stato il responsabile. Da quella inchiesta se ne aprì una più grande e complessa chiamata "Ecoscalo" che portò alla luce un traffico fittizio di rifiuti comprendente anche altre società di Marche e Campania, un traffico di cui la società dei Bellia era il punto di confluenza. Fatture false per operazioni inesistenti e molto altro, una vera organizzazione criminosa volta a recuperare l’Iva ed evadere il fisco, il tutto mentre i tir carichi di rifiuti "apparentemente" destinati ad arrivare nel deposito di via Tirino per essere smaltiti, venivano abbandonati in Campania, aggravando la drammatica situazione ecologica della regione.
Sul fronte delle indagini dell’incendio di domenica, gli inquirenti parlano di una situazione molto complessa. Nel deposito, infatti, gli inquirenti hanno trovato altri punti di origine delle fiamme oltre ai tre focolai iniziali.

(IP) 


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