“Noi
il terreno lo abbiamo venduto con tutti i rifiuti, il nuovo proprietario di
Ecoabruzzo in cambio del deposito si è impegnato a smaltire il pattume. Noi
siamo fuori”. Per voce del fratello
Sergio, Massimo e Roberto Bellia, titolari di Ecoambiente (società
incaricata di bonificare l’area della
discarica dall’immondizia), declinano ogni responsabilità per quanto accaduto all’alba
di domenica in via Tirino allo Scalo, e tracciano un quadro delle due società interessate allo
smaltimento dei rifiuti ovvero la Ecoabruzzo e la Ecoadriatica poi trasformata in Ecoambiente.
La Ecoabruzzo, proprietaria del terreno
in via Tirino, che fino allo scorso Natale era dei Bellia, oggi risulta ceduta a
Giuseppe D’Alessandro, imprenditore di Brecciarola e forse amico degli stessi
venditori; la Ecoadriatica (già diventata Ecoambiente), rimasta a Massimo e Roberto
Bellia, invece, avrebbe dovuto gestire il costoso servizio di smaltimento dei
rifiuti. Due mesi prima che il deposito
inattivo venisse sequestrato dalla Finanza per ordine del sostituto procuratore
Giuseppe Falasca, i Bellia cedono la proprietà a D’Alessandro. Nell’accordo
privato, siglato tra le parti, si stabilisce che al posto dei soldi i Bellia
ricevono l’impegno dal nuovo proprietario della Ecoabruzzo di smaltire i
rifiuti. Questo dimostrerebbe i come i Bellia siano di fatto fuori dalla
gestione del deposito. Non si pronuncia, né ipotizza Sergio Bellia su chi possa
essere il responsabile dell’incendio e dice soltanto: “Non lo so, l’incendio è
certamente doloso ma noi siamo fuori oramai”; e
minimizza sulle ripercussioni ecologiche del disastro affermando: "Beh,
certamente al momento dell’incendio qualcosa è successo ma poi è passato tutto.
E’ come quando in una cucina brucia qualcosa. In un primo momento c’è fuoco e
fumo ma poi passa tutto” e continua, “E’ tutto a posto. Sono andato all’Arta e
mi hanno detto che tutto è a posto anche l’acqua”.
Il deposito di via Tirino fu oggetto di un altro attentato avvenuto nel
giugno del 1999 e anche in quel caso si accertò la matrice dolosa dell' incendio, senza mai
scoprire, però, chi fosse stato il responsabile. Da quella inchiesta se ne aprì
una più grande e complessa chiamata "Ecoscalo" che portò alla luce un traffico
fittizio di rifiuti comprendente anche altre società di Marche e Campania,
un traffico di cui la società dei Bellia era il punto di confluenza. Fatture
false per operazioni inesistenti e molto altro, una vera organizzazione criminosa volta a recuperare
l’Iva ed evadere il fisco, il tutto mentre i tir carichi di rifiuti "apparentemente" destinati
ad arrivare nel deposito di via Tirino per essere smaltiti, venivano abbandonati in Campania, aggravando la drammatica situazione ecologica della regione.
Sul fronte delle indagini dell’incendio di domenica, gli inquirenti
parlano di una situazione molto complessa. Nel deposito, infatti, gli
inquirenti hanno trovato altri punti di origine delle fiamme oltre ai tre
focolai iniziali.
(IP)